Maria Pia Garavaglia, del Pd, è dunque l’ombra del ministro dell’Istruzione
Gelmini, mentre Valentina Aprea, che senz’ombra di
dubbio ne capisce, è presidente della commissione Cultura della Camera.
Le pedine sono tutte al loro posto per cui fra poco inizierà la
nuova partita con il futuro della prossima generazione di alunni,
compresi gli oltre 47mila dispersi ogni anno (20,8%), un milione di
promossi con debito, migliaia di ripetenti.
In questo quadro s’accende
altresì la discussione attorno a due questioni principali: la richiesta
di moratoria del recupero dei debiti e il burnout che sta flagellando
gli insegnanti dentro cui però sta calando l’ombra della promozione
del merito da attribuire ai professori, di cui Gelmini, prima
di essere ministro, si era occupata con un suo disegno di legge
del febbraio scorso.
Sul fronte del debiti scolastici non c’è da stare tranquilli, anche
perché l’ordinanza n° 92 è perentoria e le scuole devono provvedere
alle ripetizioni; se poi i soldi mancano e le scuole si ingolfano,
è argomento che ogni collegio di professori dovrà da solo sbrigarsi,
considerato pure che a fine agosto tutte le operazioni devono essere
concluse.
Da qui alcune proposte sindacali e no di trasportare
esami e lezioni ai primi di settembre, non solo per consentire una
gestione più oculata dei fondi ma anche per dare respiro ai docenti,
molti dei quali sono impegnati con gli esami di stato fino a luglio
inoltrato. Una proposta saggia che spetterà al nuovo ministro di valutare
se vuole veramente schivare ulteriori malanni ai professori
in evidente crisi di nervi e di stabilità psichica che è stata ulteriormente
confermata di questi giorni dopo gli annunci, documentati,
degli ultimi anni del millennio scorso.
Bullismo, esasperante burocrazia,
famiglie permalose-perniciose, competizione, progetti
utili solo a creare diffidenza e malumore per qualche euro in più,
strisciante ignoranza-tracotanza di diritti e doveri e cosi via. In questo
ribollente calderone le minacce di dare più soldi, non più a pioggia,
ma solo a merito: chi lo stabilirà? E come? In un ambiente nel
quale per quasi un secolo si è sempre cercato il quieto vivere e che
è stato una sorta di limbo di parità remunerativa e professionale,
oggi si aggiunge anche questo ulteriore motivo di ansia.
L’unico
obiettivo certo resta per ora solo quello di continuare la lunga e pericolosa
marcia per ritardare l’inevitabile accerchiamento, nella speranza
che qualcuno libererà i professori: ma chi?
PASQUALE ALMIRANTE (da www.lasicilia.it)