''GOMORRA ''CONQUISTA LA CROISETTE
Data: Mercoledì, 21 maggio 2008 ore 16:12:18 CEST
Argomento: Comunicati


"Gomorra" conquista la Croisette Chi temeva che il ciclone Indiana Jones potesse far passare inosservato Gomorra di Matteo Garrone può tirare un sospiro di sollievo. La platea e la critica di Cannes hanno dispensato applausi e apprezzamenti sia per il quarto capitolo delle avventure del popolare archeologo che per il discusso film italiano che racconta in modo crudo il potere della camorra. Ma c'è anche spazio per Serbis, il film del filippino Brillante Mendoza, ambientato in un cinema porno di provincia.
Garrone: "La camorra forse è lusingata dal mio film" - Il film che Matteo Garrone si è presentato in Francia col carico di glamour mediatico che il best-seller internazionale di Roberto Saviano. Quello che colpisce di Gomorra è l'equilibrio che riesce a tenere: tra le storie e i personaggi, tra lo scenario reale e quello che si reinventa nello sguardo, tra la verità degli attori e quella dei personaggi, tra la realtà della camorra e l'immagine che essa ha imposto all'immaginario
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Gomorra di Matteo Garrone mostra le pedine malate di un'Italia che fa paura, che spesso appare surreale. Quasi inutile dire che il regista si sia ispirato al caso letterario di Roberto Saviano, invece per dovere di cronaca, è giusto dire che il produttore Domenico Procacci ha acquistato i diritti del testo prima che diventasse best seller. Garrone non segue filologicamente il libro, riporta cinque episodi emblematici di quest'Italia incancrenita il cui epicentro è la provincia di Napoli e Caserta. Questo però non deve essere l'alibi dietro cui nascondersi.(Da Tiscali ) M.Allo
Alle prese con il potere, sangue e soldi, l'immondizia e alta moda - Tutto il Paese si deve interrogare sugli affari di Camorra i cui tentacoli non sono radicati solamente in Campania. Cinque storie dove potere, sangue e soldi la fanno da padrone. Don Ciro è il cosiddetto porta-soldi: paga le famiglie dei detenuti affiliati al suo clan; Totò, tredicenne, non vede l'ora di lavorare per le gang di Scampia, e come tutti i "picciotti" del quartiere per dimostrare il suo coraggio deve superare la prova dello sparo contro il giubbotto antiproiettile. Si chiama scuola di vita, da queste parti. Marco e Ciro sono due giovani che si sentono su un set cinematografico: interpretano Scarface o Nikita, soltanto che qui le armi sono vere. Roberto è assistente di Franco, un manager che si occupa clandestinamente di smaltimento rifiuti tossici, mentre Pasquale è un sarto che lavora in nero dietro gli appalti di alta moda. Tutti personaggi inseriti in un marchingenio a orologeria, sono i tasselli che permettono al meccanismo di scandire i minuti
Tra spensieratezza e crudeltà - Garrone si limita a osservarli, come suggerisce: "La materia era così potente visivamente che mi sono limitato a riprendere con estrema semplicità, come se fossi uno spettatore capitato lì per caso". E in effetti per la maggior parte del film la sensazione è proprio questa, l'occhio meccanico dell'obiettivo raccoglie ciò che vede. Anche se in certi casi la presenza del mezzo cinematografico si sente, soprattutto del linguaggio filmico. Il contrasto tra la spensieratezza di una giornata qualsiasi (accentuata dalla musica pop) e la crudeltà della morte per mano di un tuo simile stravolge lo sguardo neorealista. Ma anche questo fa parte del cinema.
Una società più severa - I veri protagonisti sono i ragazzi, le leve del futuro, come si dice in Gomorra: "Bisogna puntare sui giovani". E se i giovani o i bambini prima si limitavano "a guardare", qui sono parte attiva della malattia, non rappresentano lo sguardo innocente e della speranza, piuttosto il presagio di un futuro cupo. L'avere tutto e subito è la parola d'ordine che li tiene lontani dalla società civile, i valori vengono sotterrati dalla guerra tra clan perché ciò che incontrano fuori casa sono solo spaccio e sangue. È dunque la società che dovrebbe vigilare.
Il regista comunque non prende posizioni nette, lascia ampio respiro ai suoi personaggi, la speranza risiede proprio nel libero arbitrio di ognuno. E se Don Ciro si sente impossibilitato a fuggire da un destino segnato, non è così per Pasquale e Roberto che seguono il richiamo della propria moralità.

"Gomorra è un film piuttosto angosciante, ma non perché ti mette di fronte alla realtà dei numeri e alle dinamiche dei fatti quotidiani, bensi' perché lo fa con la perversione del realismo che attraversa per forza la finzione. Garrone durante le presentazione fa delle precisazioni: "Saviano non è stato minacciato di morte per il libro, ma per aver accusato, con nome e cognome, capi della camorra durante la sua presentazione a Casaldiprincipe - ha detto il regista -. I camorristi sono stati forse lusingati che si girasse un film su di loro e nella loro zona. Non ci hanno disturbato".
Harrison Ford a caccia dal Teschio di Cristallo - A quasi vent'anni di distanza dalla sua ultima avventura, Indiana Jones riemerge dalle ceneri del tempo e di Hollywood e travolge la Croisette. Applausi, fischi e grida di gioia accolgono i titoli di testa di Indiana Jones e il Regno del Teschio di Cristallo. Questa volta siamo in piena Guerra Fredda e il nemico parla russo e non tedesco. Il luogo d'inizio è il famoso hangar dell'esercito in cui avevamo lasciato sigillata in una cassa tra tante altre l'Arca perduta. Il tesoro questa volta è un antichissimo Teschio di Cristallo. "Abbiamo creato Indiana Jones ma appartiene al mondo intero e ora ne siamo solo i custodi: il nostro compito era di dare seguito a ciò che il personaggio significa per tutti coloro che sono cresciuti con lui, ma anche di presentarlo a chi non aveva avuto modo di conoscerlo", ha detto Spielberg. Contrariamente ai timori, Harrison Ford funziona di nuovo a perfezione sotto il cappello di Indy e con la sua frusta in mano.
Serbis, la vita in un cinema porno - Il regista filippino Brillante Mendoza mette in scena una sorta di melodramma familiare interamente ambientato in un cinema porno di provincia, sguazzando con genio visivo tutto moderno in un realismo reinventato in formule da soap opera terzomondista. "Nel cinema non si può essere oggettivi, non si possono lasciare fuori dalla porta le proprie convinzioni, anche se è importante salvaguardare la distanza tra chi filma e chi vive la vita - ha dichiarato il regista -. Queste stesse idee porto in un film-metafora come Serbis, nella convinzione che questa storia riesca a mostrare due volti collegati delle Filippine di oggi: quello per cui ogni senso etico può essere calpestato in nome della sopravvivenza e quello per cui il potere della famiglia finisce spesso per giustificare autentici delitti morali dell'uomo sull'uomo".
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