Addio, vecchio comizio
Data: Mercoledì, 21 maggio 2008 ore 10:00:00 CEST
Argomento: Istituzioni Scolastiche


Il comizio, termine che si rifà ai Comitia dei Romani, è il campo in cui si incontrano il popolo che deve concedere e il parlamentare che deve ricevere. Il comizio elettorale di questi ultimi tempi, a voler bene considerare, non è più quello di una volta: indubbiamente il popolo ha, ormai, un orientamento (e questo è un bene) e poi radio e televisione  aveva, nei comizi, la folla. Nella nostra Acireale Piazza Duomo era, ed è, scenario incomparabile delle gare elettorali. Il Teatro Bellini, un piccolo gioiello che il fuoco, purtroppo, non ha risparmiato e che gli uomini non hanno più rimesso in sesto, arrendendosi alle misteriose fiamme di una tragica notte di carnevale, accoglieva i comizi di gala. Per i discorsi di cartello si lasciava qualsiasi impegno. Scelba, Finocchiaro-Aprile, Aldisio, Bianca Bianchi, Saragat, Albanese, Lombardi, Condorelli, Anfuso, Gina Mare, Vigo (De Gasperi, To¬gliatti, Nenni a Catania, in Piazza Teatro Massimo o in Piazza Università) erano gli uomini politici che richiamavano più folla. I comizi di Finocchiaro Aprile, capo del separatismo siciliano, erano i più accesi per le passioni unitarie ed antiunitarie di quei drammatici momenti; quelli di Bianca Bianchi, saragattiana, erano contraddistinti dal fascino della grazia femminile e dalla  garbata signorilità, con cui la gentile ed elegante esponente socialista presentava le idee del Sole Nascente; Saragat, presidente della Costituente, attirava con la sua spiccata vivace personalità di leader; Filippo Anfuso richiamava per l'elegante e concettoso eloquio e per la sua garbata polemica; Albanese per  l'irruenza della parola di partigiano della pace e di strenuo difensore dei diritti del popolo; Scelba per gli attacchi al comunismo, al quale lanciava la famosa  sfida « Se fossi comunista, farei oggi stesso la rivoluzione... Gina Mare, comunista, membro del Parlamento Siciliano, e Luigi Di Mauro, comunista anche lui, per la popolare scalmanatezza dei gesti; Enrico Medi, per la serrata logica del ragionamento; Vigo, acese, per il periodare demostenico e ciceroniano nel quale non mancavano i più bei fiori stilistici, di cui difettavano, invece, i discorsi degli oratori « venuti dalla gavetta ", apprezzati, lo stesso, per il contenuto e per il  calore che c'era dentro. Oggi diciamo addio al vecchio comizio. Siamo ormai smaliziati. Non attendiamo più con impazienza il discorso della mezzanotte dell'ultimo giorno di contesa elettorale, quando a Gaetano Vigo « toccava di spegnere le luci, come al vecchio nonnino ... ", e Mario Martinez, « l'Avvocato del popolo", veniva portato in trionfo dai compagni lavoratori fino alla sua abitazione di Via Alessi, novello De Felice, dopo il comizio di chiusura in cui aveva entusiasmato parlando di « alternativa socialista" e delle « campane della pace fatte con il bronzo fuso dei cannoni di guerra". l'oratoria di Martinez, il  parlamentare con le ghette, era apprezzata anche dagli avversari, che vedevano (e vedono) in lui il vero buon  socialista (ricordo, in proposito, il sapido ritratto di Gaetano la Terza nei suoi I Vice Vicerè). Gli agoni di piazza, in fondo, hanno lasciato in noi, non più giovani, un velato senso di malinconia.

Da "Un viaggio nella nostalgia"

di Antonio Pagano - 1971

da AKIS







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