LA CRETINATA DEI GIORNALISTI: GLI INSEGNANTI LAVORANO POCO
Data: Mercoledì, 07 maggio 2008 ore 14:15:51 CEST
Argomento: Comunicati


LA CRETINATA DEI GIORNALISTI: GLI INSEGNANTI LAVORANO POCO




Ebbene sì. Quando la protagonista è la scuola, succede che nessuno capisce più nulla. Anzi sono certa che è assolutamente impossibile, per chi non lo fa, capire il ruolo dell’insegnante. Che, chissà perché, è sempre legato a uno stereotipo: quello dell’impiegato statale che lavora diciotto ore a settimana e ha tre mesi all’anno di vacanza. Macchè, cari miei, macchè. Basta osservarci in questi giorni di maggio per sapere la verità: siamo stanchi, stanchissimi, anzi sfiniti. E come si fa ad essere sfiniti se non si lavora?
Torniamo al punto di partenza: quando si parla di scuola…è meglio che ne parli chi la conosce bene. Dall’interno. Dalla vita vissuta. Benissimo ha fatto dunque la Gilda, per bocca del suo coordinatore nazionale, Rino Di Meglio, a bacchettare il celeberrimo Gian Antonio Stella, giornalista autore di famose inchieste, ultima quella sulla casta dei politici, che, nella sua ultima fatica “La deriva”, chissà perché vede protagonisti della deriva della scuola…anche i docenti. A suo dire lavorano poco, pochissimo, perché tra loro e lo stato c’è stato un patto diabolico: io ti pago poco, tu lavori poco.
Ma vediamo quali obiezioni Di Meglio fa a Stella: “Tra lo Stato e i docenti sarebbe stato contratto un patto scellerato per cui il primo pagherebbe poco, in cambio di poco lavoro dei docenti.
Lavorano poco, i docenti italiani? Segnaliamo al giornalista e a tutti quelli che ancora sostengono questa grande imprecisione l’ inchiesta- molto seria, a cura di un Istituto di Ricerca assai noto, da cui risulta che i docenti italiani lavorano molto più di ciò che si pensa.
Se il giornalista fosse andato (sbagliamo, o le inchieste prevedono ricognizione sul campo dell’ indagine?) in una qualunque scuola italiana, avrebbe verificato di persona le montagne di lavoro burocratico che farebbero tremare le vene ai polsi ai giornalisti. Scarso stipendio sì, ma molto lavoro.
Dispiace infine che un attento e anticonformista osservatore della realtà come Gian Antonio Stella faccia proprio, in alcuni casi, il comportamento di chi osserva la Scuola con una trascuratezza che nasconde- ahinoi- una visione pregiudiziale della Scuola e degli insegnanti.”
E bravo Gian Antonio Stella. Che superficialità! La lasci perdere la scuola, torni a parlare, come ha fatto benissimo in un altro suo famoso libro, Lo spreco, magari delle incompiute di Giarre. Ma della scuola no. Se no lo mandiamo a guadagnare mille euro al mese per arrivare così sfinito, come ahimè noi, nel maggio odoroso…

Silvana La Porta
 
ECCOVI LA LETTERA PER INTERO
 

A proposito di "casta":
 lettera del coordinatore nazionale
 della Gilda degli Insegnanti
 a Gian Antonio Stella.

dal Coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti,
 Rino Di Meglio, 7.5.2008

 
Al Corriere della Sera
Con preghiera di inoltro al dott. Gian Antonio Stella
 
Non abbiamo dubbi sul lavoro di inchiesta civile e giornalistica di Gian Antonio Stella, animato - com’ egli afferma - dall’amore per l’Italia. La casta  ha rappresentato un esempio di inchiesta civile e accurata, precisa e informata e siamo certi che anche La deriva ricalcherà il successo di pubblico del primo.
Per questo, ci stupisce che, allorquando si passi a parlare di Scuola, anche la serietà giornalistica di Stella si adegui ad uno stile di scarsità di precisione, di valutazioni all’ ingrosso, di negligenza informativa. In recenti interviste, il giornalista ha sostenuto, tra diverse osservazioni indubitabili (per esempio, lo scarso rendimento degli studenti italiani) anche due fatti  assai poco veritieri.
Il primo  è che  l’unico che ci ha provato (ad introdurre la meritocrazia, ndr) è stato Luigi Berlinguer, che alla fine è stato scaricato persino dal proprio partito. Ricordo una manifestazione del sindacato Gilda contro il suo tentativo di introdurre criteri di valutazione meritocratica degli insegnanti. In una sola giornata alla Gilda arrivò la solidarietà di tutti i partiti, da AN fino a Rifondazione. Perché l’unica preoccupazione era e rimane quella di tutelare gli insegnanti come portatori di voti.
Dove le uniche cose vere sono la grande manifestazione che la Gilda degli Insegnanti organizzò nel febbraio del 2000 , alla quale migliaia di docenti parteciparono e la solidarietà di tutti i partiti. Tutti contro la meritocrazia? Il fatto è che Stella dimentica di precisare che la  salvifica meritocrazia che Berlinguer voleva introdurre si basava su di un grottesco quizzone, a risposta multipla, contenente le domande più bizzarre e del tutto estranee alla professionalità disciplinare dei docenti.
Se il giornalista si fosse rivolto a noi (sbagliamo, o le inchieste prevedono la ricerca di informazioni presso tutte - ma proprio tutte - le fonti?) , gli avremmo ricordato tutto ciò e anche che alcuni sindacati avevano già preparato le dispense ( a pagamento) con le risposte già pronte.
Il secondo è che tra lo Stato e i docenti sarebbe stato contratto un patto scellerato per cui il primo pagherebbe poco, in cambio di poco lavoro dei docenti.
Lavorano poco, i docenti italiani? Segnaliamo al giornalista e a tutti quelli che ancora sostengono questa grande imprecisione l’ inchiesta- molto seria, a cura di un Istituto di Ricerca assai noto, che si trova  qui, da cui risulta che i docenti italiani lavorano molto più di ciò che si pensa.
Se il giornalista fosse andato (sbagliamo, o le inchieste prevedono ricognizione sul campo dell’ indagine?) in una qualunque scuola italiana, avrebbe verificato di persona le montagne di lavoro burocratico che farebbero tremare le vene ai polsi ai giornalisti. Scarso stipendio sì, ma molto lavoro.
Dispiace infine che un attento e anticonformista osservatore della realtà come Gian Antonio Stella faccia proprio, in alcuni casi, il comportamento di chi osserva la Scuola con una trascuratezza che nasconde- ahinoi- una visione pregiudiziale della Scuola e degli insegnanti.
 

 Roma, 7 maggio 2008
Ufficio stampa
 della Gilda degli Insegnanti
 
 






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