BIDELLI: FANNO POCO, MA COSTANO MOLTO ALLO STATO
Data: Marted́, 29 aprile 2008 ore 15:39:27 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Bidelli quanto ci costate: non servono più a mensa, ma hanno diritto al pasto
di Alessandro Giuliani
La denuncia arriva con il nuovo libro di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella (“La deriva”): al loro posto gli istituti si devono affidare alle cooperative, che hanno introdotto il profilo delle “scodellatrici”, per le quali i Comuni spendono ogni anno 300.000 euro. Quasi quanto ogni scuola spende per tutti i collaboratori scolastici.

La riduzione dei compiti dei collaboratori scolastici, rispetto a quelli affidati ai bidelli di una volta, comporta per lo Stato spese altissime considerate dei veri sprechi. Il caso è stato sollevato in questi giorni da Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, già autori del fortunatissimo "La Casta", con la presentazione del loro nuovo libro "La deriva".
Nel presentare il secondo testo-denuncia, i due giornalisti si sono voluti soffermare sugli effetti della Legge del 3 maggio 1999, n. 124: la norma, contenuta nel comma 4 dell’art. 8, ha esentato i bidelli da diverse funzioni; come preparare i tavoli, distribuire i pasti, lavare e riordinare le stoviglie e rimettere a posto i refettori. Tutte funzioni affidate ormai da qualche anno a lavoratori esterni: il problema è che il servizio di allestimento refettorio e distribuzione pasti rischia di costare una cifra vicina a quella che spende ogni istituto per far svolgere tutte le altre funzioni (dalla sorveglianza alla pulizia) ai bidelli dell’istituto.
Se in ogni istituto, dove in media operano 15,6 collaboratori scolastici (uno ogni 2,2 classi), si spendono meno di 25.000 euro ciascuno e 367 mila euro complessivi, la spesa per affidare alle cooperative la gestione dei pasti non è da meno: il servizio costerebbe, hanno fatto rilevare Rizzo e Stella, quasi un euro e mezzo a piatto. Una cifra apparentemente minima, ma che moltiplicata per mille bambini delle materne (un Comune di media grandezza) fa lievitare la spesa a 3.000 euro al giorno. Per un costo complessivo annuo di almeno 300.000 euro.
“Una botta micidiale – commentano i gli autori dell’articolo - ai bilanci, per i Municipi: ci compreresti, per fare un esempio, 300 computer. Sulla Riviera del Brenta, tra Padova e Venezia, hanno provato a offrire dei soldi alle bidelle perché si facessero loro carico della cosa. Ottocento euro in più l’anno? "Ah, no, no me toca... ". Mille? "Ah, no, no me toca... ". Millecinque? "Ah, no, no me toca... ". Ma ve lo immaginate qualcosa di simile in America, in Francia, in Gran Bretagna o in Germania? ".
Per Rizzo e Stella certi sprechi andrebbero inevitabilmente eliminati attraverso nuove leggi: "Chi, se non il Parlamento – si chiedono -, può cambiare le regole che per un verso ingessano l’economia sul fronte delle scodellatrici e per un altro permettono invece agli avventurieri del capitalismo di rapina di muoversi impunemente con la libertà ribalda dei corsari?".
A far lievitare ulteriormente la spesa per questa nuova suddivisione dei compiti, da cui i due giornalisti fanno derivare la nascita delle “scodellatrici”, sarebbe poi la richiesta dei sindacati di addebitare ai Comuni anche il pasto dei bidelli in servizio. Che così in pochi anni non solo si ritrovano esentati dal servizio-mensa, ma anche fruitori dello stesso.
La questione non è da poco: verrà sicuramente inserita nell’agenda delle priorità da far affrontare al nuovo Ministro della pubblica istruzione. E se, come sembra, il dicastero è destinato ad essere affidato ad un manager che vuole assolutamente tagliare gli sprechi della pubblica amministrazione introducendo logiche più aziendali, c’è da scommetterci che i colpi di scena non mancheranno.
28/04/2008






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