INFORMATICA: ARRIVANO HACKER «BUONI» CONTRO I CATTIVI
Data: Lunedì, 28 aprile 2008 ore 11:54:49 CEST
Argomento: Rassegna stampa


ROMA. Più di un milione di cattivi si scagliano verso l’obiettivo, ma sono respinti da un manipolo di 7 mila "cavalieri bianchi" che li annullano. Nel frattemo gli "infiltrati" entrano in azione e oltre a spiare i nemici li inquinano rendendoli inoffensivi. Non è l’ultimo videogioco inventato ma lo scenario di una possibile strategia contro i botnet, le reti di computer "cattivi" che spargono virus e spam, emerso dall’ultima edizione dello Usenix, il principale simposio sulle reti informatiche che si è tenuto pochi giorni fa a San Francisco, come è stato presentato da due diversi gruppi di ricerca.

I botnet sono creati da produttori di virus, che infettano un gran numero di computer con dei "trojan", cioè dei virus informatici che permettono di controllare le macchine dall’ esterno. Quando si è raggiunto un numero sufficiente di pc infettati, questi eserciti possono essere lanciati contro i server, cioè i "nodi" attraverso cui passa tutto il traffico della rete, per bloccarli o per diffondere spam e altri virus. Secondo le ultime statistiche, gli undici principali botnet in funzione controllano insieme più di un milione di computer, e sono in grado di diffondere 100 miliardi di messaggi spam al giorno.

Nonostante i componenti dei botnet siano tanti e resi "agguerriti" da software sempre più sofisticati, basta un manipolo di "cavalieri bianchi" ben addestrati per fermarli. Lo hanno dimostrato i ricercatori della Washington University, che hanno ideato un programma in gradi di connettere tra loro i computer in modo da farli piazzare "a difesa" dei server intercettando gli attacchi prima che raggiungano i punti nevralgici. I primi test dell’algoritmo hanno mostrato che bastano 7200 computer messi "a difesa" per respingere un assalto di un milione di cattivi.

A far parte di Phalanx, questo il nome del programma, potrebbero essere proprio i pc più colpiti dallo spam: «Per cominciare potrebbero essere arruolate le reti di computer aziendali, che potrebbero proteggere il loro server - ha spiegato al settimanale New Scientist Colin Dixon, uno dei partecipanti al progetto - ma anche gli utilizzatori dei programmi per il file sharing. In futuro comunque qualsiasi pc domestico potrebbe far parte di Phalanx».

(da www.lasicilia.it)







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