BOLOGNA. In due contro una compagna di
classe per l’offesa più tremenda che possa
subire una donna, e violando un luogo
familiare e apparentemente sicuro
come è la scuola per chi la frequenta
tutti i giorni. L’inchiesta aperta dalla procura
di Bologna dovrà fare luce su un
presunto stupro subito nei mesi scorsi da
una studentessa maggiorenne di un istituto
superiore durante l’orario di scuola.
Una storia tragica che ha coinvolto
questa volta una ragazza che soffre di
problemi psichici, e che poi avrebbe tentato
il suicidio. È stato proprio allora che,
nelle sale del pronto soccorso cittadino,
si è saputo della violenza, compiuta da
almeno due studenti, anche loro maggiorenni,
che condividono gli stessi banchi,
su cui indaga la polizia in un riserbo
più che comprensibile.
A questo punto a interrogarsi per primo
è il mondo della scuola, a cominciare
dai professori, osservatori privilegiati
dell’universo giovanile. Uno di questi è
Otello Ciavatti, di ruolo dal 1971 e da
dieci anni prof di italiano e storia alle Sirani,
storico istituto professionale di Bologna
(ma non coinvolto nella vicenda).
Convinto che la scuola non sia più percepita
dai ragazzi come un luogo che bandisce
l’affettività («Oggi non ci si nasconde
più nei bagni per baciarsi o abbracciarsi»), Ciavatti non avverte nemmeno
segnali di violenza e tensioni di natura
sessuale fra corridoi e aule. «Ai miei studenti
a volte, dopo fatti di cronaca particolarmente
cruenti, ho chiesto di scrivere
delle lettere immaginando di rivolgersi
agli aggressori - racconta - e ogni volta,
specie di fronte a casi di stupro, da
parte dei ragazzi c’è stata una condanna
nettissima».
Eppure, secondo il docente, sarebbe
un errore negare la realtà, e cioè che «la
scuola è una società complessa dove c’è
di tutto, compresa la droga o le tensioni
di chi vive in periferia». A maggior ragione
se teatro dello stupro è la scuola stessa,
e i suoi protagonisti dentro la classe.
In quel caso non ha nessuna responsabilità
l’insegnante che non si accorge dell’assenza
dall’aula di più studenti contemporaneamente?
«In realtà i motivi
per assentarsi sono tanti e a volte è possibile
eludere la sorveglianza - ammette
- Tuttavia credo che tocchi al professore
valutare che comportamento tenere in
base alla classe che ha di fronte. E se
non ha compreso eventuali tensioni interne,
vuol dire che è stato superficiale e
un po’ la responsabilità è anche sua».
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(da www.lasicilia.it)