La scuola aspetta ancora l'arrivo del «NUOVO MAESTRO»
Data: Martedì, 15 aprile 2008 ore 15:08:40 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Il Corriere di Catania del maggio 1952 riporta un singolare articolo dal titolo: "Il nuovo maestro" con cui l’editorialista, che si firma Calcante, a sua volta fa riferimento all’intervento tenuto da Giorgio Gabrielli (tra gli esperti per la riforma della scuola elementare) nel 1911 (a 40 anni quindi di distanza) al 1° Congresso contro l’analfabetismo e la delinquenza svoltosi in Sicilia. Il relatore, riferisce Calcante, annunciava che per fare buoni cittadini, istruiti e perbene, occorreva creare una nuova scuola (non più in mano alla Chiesa che aveva fallito la sua missione educativa visti i risultati) bella, accogliente e confortevole ma soprattutto aperta a ricevere il popolo in ogni momento della giornata, che diventasse una sorta di "casa del popolo" dove il maestro avesse la funzione di sicura guida spirituale, del consigliere puntuale, dell’amico a cui si apre il cuore e tramite il quale si raggiungono i sentieri della sapienza e del vivere civile. Una scuola, diremmo oggi, a tempo pieno così come la propose l’ex ministro Berlinguer.

Tuttavia nel 1911, continua Calcante, gli analfabeti raggiungevano il 90% circa della popolazione siciliana e da allora di poco la percentuale si è abbassata, anzi, considerando i tempi, il 1952, questa è più pericolosa di quella di prima.

Come mai? Perché la Regione siciliana, aggiunge l’editorialista, farebbe poco per reclutare nuovi maestri nonostante il preoccupante tasso di disoccupazione intellettuale che è il più pesante d’Italia? E poi aggiunge che nell’ultimo dibattito all’Ars si sono dette solo parole da parte dei politici anche in funzione della necessità di una nuova edilizia scolastica mentre risorse finanziarie effettive per costruirne di nuove e per nuove opportunità culturali, come le mancanti biblioteche, non se ne sono trovate, né si intravede la possibilità di trovarne.

Quale soluzione allora? Calcante a questo punto dice la sua: non bastano solo le nuove scuole, ciò che è fondamentale è una nuova figura di maestro: "un maestro culturalmente, moralmente e socialmente pronto al disimpegno della grande, delicata, umana, e cristiana funzione educativa e culturale".

Ebbene, basandoci su quell’intervento, possiamo dire che, a quasi 100 anni da quel Congresso e a 60 dall’articolo, nulla è cambiato se si fa eccezione dei termini che oggi si chiamano bullismo e ignoranza. Non è cambiata neanche l’emergenza della disoccupazione intellettuale, né il problema dell’edilizia scolastica né quello della preparazione dei docenti.

Ma c’è di più. Sempre sul Corriere di Catania di quell’anno troviamo tra le lettere al direttore, a firma di Arturo Mannino, questo titolo: "Il pericolo più grave è che i giovani contagino agli adulti la loro vuotagine". Motivo dello scritto? Arturo Mannino, che sarebbe presto divenuto preside, lamentava il fatto che i giovani del tempo fossero proprio analfabeti e propensi alla delinquenza tanto che alla lettura del giornale o dei Promessi sposi preferissero solo le notizie sportive o le partite di calcio al termine delle quali li ha visti uscire dagli stadi "malridotti dai pugni e dai calci dei tifosi della squadra rivale". E fa pure altre considerazioni sulla loro volgarità, invadenza e maleducazione che i genitori però non tentano di frenare e da qui il possibile contagio.

Ma fra le altre tantissime abbiamo trovato, sempre sul Corriere di Catania del 13 aprile, un’altra chicca emblematica. Ecco l’attualissimo titolo in prima pagina, a firma di Lincoln Chiavicchioli: "La rinascita del Mezzogiorno è condizione per lo sviluppo del Nord. De Gasperi all’inaugurazione della Fiera di Milano. Non c’è distinzione fra Nord e Sud. La Patria ha bisogno di unità e soprattutto della solidarietà economica". A distanza di mezzo secolo, la questione è ancora sul tappeto.

PASQUALE ALMIRANTE (da www.lasicilia.it)







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