GLI ALUNNI PIU' BRAVI? QUELLI DEI CORSI DI RECUPERO
Data: Giovedì, 10 aprile 2008 ore 16:51:44 CEST
Argomento: Opinioni


Gli alunni migliori? Quelli dei corsi di recupero

Se “Il sonno della ragione genera mostri” (F. Goya) evidentemente, quando sono state concepite le norme dei corsi di recupero, il legislatore sprofondava nel sonno e non sentiva le grida provenienti dal corpo insegnante che, come al solito, si è trovato a subire scelte di didattica prodotte da pedagopolitici che non sono mai stati dietro una cattedra di fronte ad una classe costituita da giovani personalità in formazione, quindi, in mutazione continua.

I corsi IDEI (Interventi Didattici Educativi Integrativi), approvati durante le feste di Natale con D.L. del 23/12/’94 con O.M. del 03/01/’95 e con C.M. del 30/01/’95, rappresentano un capitolo della legislazione scolastica mediante i quali si è voluto premiare i somari (forse per il buonismo dal periodo) e dissuadere dallo studio serio e responsabile i ragazzi migliori, motivati, interessati e disponibili al duro lavoro mentale che richiede lo studio. Moltissimi insegnanti si resero conto subito, fin dall’inizio, che questi corsi erano assolutamente inutili per il singolo e dannosi per la collettività perché creavano false ed illusorie aspettative mediante pedagogismi che enfatizzando ipocriti percorsi educativi avevano come unico scopo quello del parcheggio dei giovani e delle loro menti regalando, a conclusione dell’anno scolastico, la promozione a tutti variandone anche l’espressione con l’adozione della locuzione successo scolastico mutuato, non a caso, dal campo dello spettacolo. Durante questi anni si è innescato ed ha preso forza un movimento di disaffezione verso la scuola che ha portato ad un generale processo di disalfabetizzazione con il quale regalare, con il sostegno dei corsi di recupero, al termine dell’anno scolastico promozioni immeritate, senza sforzo e senza impegno ingenerando valutazioni, considerazioni e comportamenti di assoluto disprezzo (leggi bullismo, vandalismo, saccheggi e violenze varie) da parte delle famiglie e dei giovani sia verso l’istituzione sia verso i suoi operatori e in modo particolare per quelli che credono all’importanza dell’insegnamento ed al ruolo fondamentale della scuola.

Quante volte ho assistito in TV, a seminari, incontri e convegni dove tutti parlavano e discutevano, in modo superbo, forbito e raffinato, di scuola ma senza la presenza di insegnanti.
Quante volte, ho sentito affermare, con amarezza e grande sofferenza, da alunni bravi: “Ma chi me lo ha fatto fare a studiare”, facendo germogliare il seme del disagio che ha portato ad emarginazioni e, in qualche caso, ad atti estremi.

La demagogia dei pedagopolitici, il populismo educativo, le promozioni facili ed ad ogni costo sorrette da errati pedagogismi, la necessità di mantenere alte le percentuali di diplomati prediligendo la quantità alla qualità hanno messo in moto un meccanismo d’appiattimento generale e di compressione delle intelligenze che hanno fatto scivolare la scuola italiana nelle posizioni di fondo di ogni graduatoria internazionale. Per agevolare questo stato di cose il legislatore ha inventato il “debito formativo” da saldare con il “vuoto” dei corsi di recupero che tutti sappiamo essere una finzione, un’ipocrisia, un modo per premiare somari e mantenere alte le percentuali dei promossi prendendo in giro, così, gli studenti, le famiglie e noi stessi, ma non chi può permettersi percorsi di qualità alternativi.
Tutti noi sappiamo che gli IDEI sono solo una manciata di ore assolutamente insufficienti, quindi inutili, a colmare qualsiasi lacuna grave o molto grave ma un enorme spreco di pubblico denaro per promuovere, con la coscienza a posto e le percentuali in crescita, alunni assolutamente impreparati.

Con il ministro Fioroni si comincia a percepire l’assoluta necessità di cambiare rotta restituendo dignità alla scuola ed ai suoi operatori perché l’istituzione ha “diplomato 9 milioni di impreparati”.
Ma per tornare indietro è necessario ammettere errori e ciò è molto faticoso (specialmente dal punto di vista della politica) tanto che manca, in qualsiasi programma elettorale, un percorso chiaro, preciso, puntuale, fattibile, scandito, relativo alla scuola, ma esistono solo considerazioni molto superficiali e generiche, comunque importanti perché ammettono arroganze errori e miopie.
E’ importante, infatti, che il potere politico asserendo di “voler restituire” ammetta, implicitamente, di “aver spogliato” d’importanza l’istituzione e di aver “sottratto di dignità” professionale gli insegnanti scavalcandoli continuamente e completamente nelle scelte, così come nella definizione dei corsi IDEI.
Da allora accade che gli studenti, fin dal primo anno scelgono le 2-3 materie da “non studiare” sapendo che saranno comunque ammessi all’anno successivo, anche se con il “debito formativo”, da saldare ma con la consapevolezza che non possono essere “retrocessi” all’anno precedente. Da qui la conferma dalle varie indagini internazionali che la letteratura, la matematica e le scienze, essendo le materie più ostiche, non vengono studiate facendo collocare gli studenti italiani nelle posizioni di fondo delle classifiche.

I corsi IDEI idonei, forse, a far recuperare lievi lacune, insicurezze ed incertezze agli studenti con valutazioni insufficienti sono stati adottati, invece, per risolvere impreparazioni, inabilità ed incompetenze gravi e gravissime ad allievi con lacune estese e profonde colmabili solo con interventi lunghi, complessi, laboriosi, impegnativi e profondi.
Allora mi viene da pensare che il legislatore durante il sonno della ragione abbia sognato che questi studenti:
∑ Sono in grado di recuperare, con solo 15 ore (pari a 3-4 pomeriggi), conoscenze competenze e capacità che gli altri hanno assimilato con fatica ed impegno costante mese dopo mese.
∑ Sono in grado di seguire mattina e pomeriggio senza stancarsi e senza creare confusione né nei contenuti né nei concetti.
∑ Sono abili a tenere separati su due piani distinti i due momenti didattici e formativi.
∑ Sono capaci e in grado di fare collegamenti, richiami e attualizzazioni a cose conosciute ed a cose ignorate (perché da recuperare).
Il sogno è stato così realistico da confondersi con la vera realtà come conferma la percentuale del 70,3% di alunni, con una o più insufficienze, emersa alla conclusione del primo quadrimestre, mentre solo il restante 29,7% non ha debiti.

Io avrei preferito essere docente di una scuola con queste percentuali invertite.

Stando così le cose mi viene da pensare, se non ci fossero i riscontri oggettivi, che gli alunni sottoposti ai corsi di recupero siano i più bravi della scuola.

A questo punto penso sia il caso di svegliare la ragione e restituire, importanza all’istituzione creatrice di ricchezza di pensiero che si trasforma in ricchezza economica, e dignità ai suoi operatori attraverso il merito e il riconoscimento professionale.

Ma la ricchezza di pensiero interessa poco alla politica così come il merito fa paura alla partitica.

 Elio Fragassi









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