AD ACIREALE PICTURA LOCUTA EST
Data: Giovedì, 10 aprile 2008 ore 16:25:23 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Si può raccontare con parole una storia di immagini? Ovvero può l’impalpabile parola tessere le trame fitte e sottili di una vicenda di appassionata fede? Non a caso l’ultima solerte e generosa fatica del preside Alfonso Sciacca (Il racconto dell’arte. Le chiese nel territorio delle Aci, Bohémien, Acireale, 2008, pp. 286, € 32) inizia con una citazione oraziana: ut pictura poesis. Perché la produzione di arte sacra nelle chiese di Acireale, dall’autore minuziosamente scandagliata in un lavoro febbrile durato circa un decennio, con i suoi precisi connotati di continuità tematica e iconografica, aveva bisogno di uno studioso che interrogasse le immagini e le facesse parlare. E parlare di tutta una comunità, quella acese, nei secoli attraverso l’unico elemento di vera coesione: la fede religiosa. E, come emerge ad ogni passo dalle pagine del volume, l’arte sacra ha una pregnanza fondamentalmente antropologica: i manufatti narrano silenziosamente della società che li ha prodotti, configurandosi imperiosamente come memoria culturale di tutto un popolo. A passeggio per le chiese di Acireale e del territorio delle Aci, dunque, ci conduce con mano leggera e benevola lo scrittore; ma il viaggio acquista subito una valenza più profonda, immergendoci nel vivo tessuto umano delle società passate, che esprimevano con vivide immagini la loro visione etica e politica.
Basti pensare alla pittura prodotta dalla famosa bottega dei Platania, un’arte austera e solenne, che esprime il bisogno di vedere ratificato, attraverso il consenso e la protezione religiosa, il progetto politico dei maggiorenti della città: il che significa che l’arte, al di là del suo valore propriamente estetico, ha sempre fini altri, che esprimono il complesso mondo umano. E il Settecento artistico acese fiorisce splendidamente con i migliori artisti del tempo, intento a celebrare glorie e fasti di una cittadina in sviluppo; e viene tradotto in un magnifico e sobrio racconto dal suo acuto indagatore. Tutto ciò con un linguaggio semplice, senza abusare della terminologia scientifica, con la sola, semplice voglia di illuminare, senza artificiosamente impressionare, il lettore.
E ancora Orazio, con la sua preziosa Ars poetica, ci viene in aiuto: se “poema pictura loquens, pictura poema silens", grazie ad Alfonso Sciacca,  finalmente, nella bella Acireale pictura locuta est.


SILVANA LA PORTA






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