''LA MASCHERATA SOLITA DI D'ANNUNZIO''
Data: Sabato, 29 marzo 2008 ore 20:02:12 CET
Argomento: Rassegna stampa



Il Centro ha pubblicato un corposo Speciale di 12 pagine mentre è ancora on line in Internet un altrettanto nutrito Speciale sul sito del giornale www.ilcentro.it, con testi, foto, video e altri contenuti.
Nell’anniversario della scomparsa dello scrittore pescarese, il Centro nazionale di studi dannunziani di Pescara  ha avviatol le celebrazioni con la presentazione del libro di Giordano Bruno Guerri «D’Annunzio. L’amante guerriero» (Mondadori) .
La presentazione del libro di Giordano Bruno Guerri è solo il primo di una lunga serie di appuntamenti che proseguiranno per tutto l’anno.
Amante guerriero nella seduzione come in letteratura e in politica, D’Annunzio fu un uomo che seppe imporre i propri sogni agli altri uomini. Rivoluzionò la figura dell’intellettuale facendo della sua vita un’opera d’arte, ricca di chiaroscuri mai scontati e influenzò più generazioni nel gusto e nella visione del mondo. L’Italia del secondo dopoguerra ha cercato in tutti i modi di sbarazzarsi di lui, alternando l’indifferenza alla condanna, totale e preventiva. Una storiografia semplificata ha visto e vede in D’Annunzio l’inventore di riti e parole d’ordine sui quali si sarebbe fondato il regime fascista. Ma, in realtà a Fiume D’Annunzio fu ben di più: l’inventore di una modernità che andava oltre la destra e la sinistra, anticipando le costituzioni più avanzate dei nostri giorni. E nel suo libro, Guerri racconta un personaggio restituito al suo pensiero e alla sua arte oltre che al suo tempo. Racconta nel dettaglio anche l’amante instancabile di tantissime donne. A settant’anni dalla morte del poeta, Guerri trova la cifra per un racconto spassionato ma appassionante, spregiudicato ma colmo di sensibilità storica, letteraria e umana sulla vita e le opere dell’Imaginifico. E come disse Alberto Arbasino «D’Annunzio è il cadavere fra i più ingombranti di tutte le letterature» e ancora Mario Sansone, «D’Annunzio, oggi così apparentemente assente, sta ancora dentro la crisi italiana; o, se si vuole, la contemporanea crisi italiana è ancora troppo ricca di umori sofferti da D’Annunzio per poter smaltire D’Annunzio”.(A cura di M. Allo)
"La mascherata solita di D'Annunzio" questa la definizione di Gianni Oliva su "L'amante guerriero"  di Verri ..........

L’amante guerriero. Ho detto una 'nuova' biografia solo perché questa si aggiunge in ordi­ne di tempo alle tante che si sono succedute negli ultimi anni, senza risalire ad autori di epoche passate. Per quel­la di Guerri avrei dunque dovuto scrivere un’ennesima più che una 'nuova' biografia, a meno che essa non con­tenga davvero sorprendenti novità. Vista l’abbondanza dei materiali, una ragione vera da parte dell’editore ci sarà pure stata (a parte quella commerciale per la ricor­renza dei 70 anni dalla morte) per aver messo in circolazione un’altra bio­grafia di D’Annunzio do­po aver pubblicato nel 2000 quella abbondantis­sima dal titolo Il vivere i­nimitabile
scritta dall’An­dreoli. L’intento di Guerri però- lo dice egli stesso nelle pagine introduttive­è quello di riscoprire D’Annunzio.
A leggere invece attenta­mente e fino in fondo la ricostruzione biografica proposta, ci si chiede do­ve sia davvero la novità.
L’immagine di D’Annun­zio che ne viene fuori è quella solita, stereotipata e, mi si perdoni l’espres­sione, un po’ ammuffita, dell’uomo pieno di ener­gie, combattente, un po’ cialtrone, spregiudicato con il prossimo, arrivista, cocainomane, assetato di sesso fino alla follia, su­peruomo di provincia, padre egoista. E di tutto questo, ammesso che sia vero, non si dà alcuna spiegazione: gli eventi so­no passati in rassegna con incalzante ritmo nar­rativo senza minimamen­te riflettere sul loro signi­ficato. Siamo insomma nel pieno dell’esaltazione, ancora una volta, della gestualità dannunziana, senza tener con­to che ormai da molti anni la critica ha messo da parte questi aspetti eccentrici per concentrarsi sempre più sul­la testualità di D’Annunzio, sul suo essere scrittore. Dal libro di Guerri ci si accorge raramente che D’Annunzio è anche uno scrittore e quando si accenna a questo aspet­to si addita la sua scrittura come una summa di calchi e di risonanze altrui. Tutti gli studi degli ultimi cin­quant’anni sembrano evaporati nel nulla. Guerri, se si e­scludono alcune opportune precisazioni sui rapporti di non sudditanza tra il Comandante e il fascismo, accumu­la una serie di luoghi comuni dando l’impressione di li­mitarsi a consultare alcune biografie precedenti dalle quali sintetizza come può senza arrivare alla consultazio­ne diretta degli archivi e dei documenti. In questo modo rimangono sulle sue pagine alcuni inspiegabili lapsus come quello di dare nuova identità a personaggi come Angelo Conti, scambiato per un pittore (p.56), o nuovo luogo d’origine al sardo Angelo Sommaruga, scambiato per 'milanese', o di insistere più volte su Guido Baggiani anziché Boggiani, artista ed esploratore «di terre e di raz­ze lontane», com’ebbe a definirlo lo Scarfoglio. E non si tratta solo di semplici sviste, almeno per quanto riguarda Conti, autore del «trattato dell’oblìo» (1900), di recente riedito da Gibellini, indi­spensabile per compren­dere anche il personag­gio di Daniele Glauro nel
Fuoco. Queste ed altre notazioni diffuse senza controllo sono poca cosa rispetto all’immagine d’insieme che di D’An­nunzio emerge dal libro, in cui si rincorre l’aman­te focoso e l’uomo vitale senza domandarsi il per­ché di tale atteggiamen­to, senza motivare l’eros dannunziano e il vitali­smo come desiderio di appagamento della tota­lità destinata all’angoscia e al fallimento. Sarebbe bastato dare un’occhiata ai numerosi carteggi ve­nuti alla luce di recente, ma purtroppo si sa che D’Annunzio è un conti­nente tanto vasto da non facilitare incursioni prov­visorie e dilettantesche.
Tutto D’Annunzio è mos­so dal contrasto tra l’a­spirazione all’eterno e la consapevolezza della fi­nitezza dell’uomo. La vi­ta del poeta, come quella dell’amante e del guer­riero, è animata dalla co­scienza afflitta per la di­sarmonia universale, per lo squilibrio tra spirito e materia, tra trascendenza e im­manenza. L’eros in particolare scatena in lui il disordine interiore ed è motivato dall’insoddisfazione di raggiun­gere l’irraggiungibile e dal proposito di possedere ciò che è inafferrabile. Dietro queste manifestazioni, prima di Nietzsche, c’è Schopenhauer. Guerri, purtroppo, tra al­lettanti ammiccamenti, non va oltre la maschera.
Gianni Oliva







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