MILANO. Le insegnanti del Sud hanno «prolungato le ferie»
e le scuole, soprattutto elementari e medie, del Nord sono
rimaste a corto di personale. Al rientro dalla vacanze
pasquali a lanciare il grido di dolore sono i capi d’istituto
delle scuole milanesi che denunciano assenze fino al
25% del corpo insegnanti che, notoriamente, sono reclutati
principalmente nel Meridione.
Tutta colpa del calendario, dicono in coro. A Milano con
il rientro a scuola fissato ieri, con un giorno di ritardo rispetto
alla maggior parte del Paese, bastava aggiungere
due giorni per allungare le vacanze fino al prossimo lunedì.
E se le insegnanti (oltre il 90% dei docenti precari e
pendolari sono donne) più coscienziose hanno chiesto
due giorni di ferie mettendo al riparo i capi d’istituto da
problemi di sorta, la maggior parte delle supplenti hanno
fatto ricorso ai certificati medici o a giustificazioni di
carattere vario: motivi di salute, problemi di famiglia
questioni urgentissime, le giustificazioni più utilizzate dagli
«assenteisti». Le visite fiscali sono già partite. Ma i presidi
le ritengono più che altro un atto
dovuto. «I medici da Roma in giù –
confessava il capo dell’istituto Cadorna
– mi hanno fatto sapere di essere
sotto organico e che non possono perdere
tempo con le visite ai docenti».
E’ il gatto che si morde la coda, visto
che l’assenteismo dilagante nella
scuola è un mal comune. Così qualcuno
è corso preventivamente ai ripari.
Alcune scuole hanno rimandato l’apertura
a lunedì. Nelle altre si è cercato
di mettere una pezza. Nella media Buzzati, ieri, le insegnanti correvano
da una classe all’altra mettendo a disposizione le ore libere
per coprire i buchi lasciati dai «malati dell’ultima ora».
Che, per la cronaca, annoveravano anche tanti assistenti
scolastici e qualche insegnante locale. «E’ un malcostume
da sconfiggere – ammette Donata Andreotti, capo d’istituto
della Buzzati – ma le armi a nostra disposizione sono
poche». Soprattutto in una città come Milano che è
considerata un ripiego sicuro per quelle insegnanti precarie
o in attesa di una cattedra vicino casa e che con una
supplenza annuale fanno lievitare il loro punteggio.
Tra le voci contro ci sono anche quelle un po’ più moderate.
C’è chi fa osservare che comunque tra affitto e
viaggi da un capo all’altro d’Italia a queste insegnanti resta
solo il punteggio e poco altro e chi, come il dirigente
del Csa milanese, che bonariamente dà la colpa delle tante
improvvise malattie al cattivo tempo che ha imperversato
in quel Sud che, comunque vada, resta un serbatoio
privilegiato cui attingere.
MARIELLA CARUSO (da www.lasicilia.it)