RECUPERO DEBITI: STRETTA LA STRADA E PER DI PIÙ IN SALITA
Data: Martedì, 25 marzo 2008 ore 00:00:00 CET
Argomento: Comunicati


Un’indagine di questi giorni curata dal Ministero della Pubblica Istruzione ha evidenziato che il 70,3% dei ragazzi che frequentano le scuole superiori hanno riportato una o più insufficienze al termine del I quadrimestre 2008.

Questo esercito di insufficienti, costituito per la maggior parte da alunni degli istituti professionali che frequentano le prime classi (8 su 10 con almeno una insufficienza, mentre nei licei sono circa 6 su 10), non vede assottigliarsi di molto i propri ranghi con il trascorrere degli anni.

Su 10 ragazzi dei professionali che si stanno preparando all’esame di maturità 5 hanno l’insufficienza in Italiano e 6 in Matematica e quasi 7 nella Lingue.

D’altra parte i licei scientifici non sono messi meglio: oltre 3 “maturandi” su 10 sono carenti in Italiano, quasi 7 in Matematica (un dato davvero stupefacente) e quasi 5 nelle Lingue.

La Matematica è lo spauracchio degli studenti un po’ ovunque (oltre 6 alunni su 10 risultano insufficienti considerando l’insieme di tutte le scuole superior i).

Dunque, da qui all’inizio del nuovo anno scolastico, ad essere coerenti con la normativa sul recupero dei debiti scolastici, vi sono circa 8 milioni di insufficienze da recuperare: facendo la media, è come se ogni studente dovesse saldare quattro debiti.

Commenta il Ministro Fioroni: “Un problema serio…La scuola entro giugno dovrà mettere in atto un lavoro straor dinario... Ne supporteremo le azioni”.

E qui ci permettiamo di fare quattro conti che dimostrano come l’impresa sia ardua.

Ammettendo che si debbano realizzare da qui a settembre 500.000 corsi di recupero da 15 ore (circa 1 corso per ogni 4 studenti che devono recuperare) le risorse disponibili dovrebbero essere pari a circa 375 milioni di euro, ossia molto di più dei circa 240 mil ioni messi a disposizione, tra decreti e legge finanziaria, per il sostegno dell’obbligo di istruzione e in pratica già utilizzati.

Le scuole sono in subbuglio, le famiglie in agitazione, gli studenti anche.

A questo punto, la strada è a senso unico: la scelta del metodo dei recuperi implica che i fondi aggiuntivi vengano trovati, pena il fallimento dell’intera manovra.

Esiste tuttavia una questione di carattere più generale che dovrà essere affrontata dal nuovo governo che su questo punto (il recupero delle carenze disciplinari) dovrà dimostrare di essere capace non solo di gestire l’esistente (è infatti difficile se non proibitivo tornare alla normativa precedente) ma anche di saper disegnare prospettive di ampio respiro.

I debiti p regressi, lo abbiamo sempre detto, devono essere colmati entro tempi ragionevoli.

Eppure le procedure di tipo amministrativo come quella sul recupero dei debiti, intervenendo a valle del problema e non a monte, hanno lo stesso effetto della famosa stalla che si chiude quando i buoi sono già scappati.

Inutile, in altri termini, ostinarsi a recuperare una caterva di debiti, quando i medesimi sono continuamente prodotti da una didattica rigida, pensata per riversare conoscenze da un contenitore pieno (il docente) ad un contenitore vuoto (lo stud ente), nonché da un assetto ordinamentale altrettanto poco flessibile.

Le carenze di apprendimento (dunque anche i debiti scolastici) devono essere ripensate in un quadro di rapporti educativi in cui si certificano non solo le mancanze degli alunni, ma anche, e soprattutto, le loro attitudini e le prove di eccellenza.

Si riaffaccia prepotentemente, a questo proposito, il tema di una scuola im perniata sulla personalizzazione dei percorsi formativi, capace di corrispondere alla professionalità dei docenti e a tutta l’ampiezza del desiderio di conoscere dei giovani.

Una scuola più adattabile alle esigenze di chi la fa, meno impacciata dalla burocrazia.

Di questa scuola siamo in debito ai giovani.

Tocca agli adulti recuperare.

da Diesse







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