Acireale - Conferenza su Michele Federico Sciacca alla Zelantea
Data: Giovedì, 20 marzo 2008 ore 22:29:43 CET
Argomento: Istituzioni Scolastiche


L’anno accademico 2008 dell'Acacdemia è stato aperto nel segno di uno dei più importanti filosofi

 

del Novecento: Michele Federico Sciacca, particolarmente caro all’Accademia per essere stato

 

suo socio d’onore. Sciacca è nato a Giarre il 12 luglio 1908, vale a dire un secolo fa, ed è morto il

 

24 febbraio 1975. Il suo pensiero non è stato travolto dalla storia, anzi è stato viepiù valorizzato, fino a conferirgli valore profetico, a riprova che una dottrina non è vera perché attuale, ma è attuale perché è vera e suscettibile di ulteriori soluzioni più comprensive. L’Italia e l’Europa conoscono momenti di irrequietezza – ha letto il presidente del sodalizio, dott. Giuseppe Contarino nell'introdurre i due

 

relatori -. La libertà dell’uomo è malata e, talvolta, sconfina nell’arbitrio. In questa temperie, i libri di Sciacca rappresentano certamente motivo di chiarificazione e risposta esauriente all’arroganza del positivismo e del materialismo.

 

Ogni suo volume si apre con una caravella dalle vele crociate protese all’avventura del mare aperto, opera del pittore fiorentino Primo Conti. L’illustrazione non vuole esprimere l’empito audace e, tanto meno, la boria di chi ha ormai la verità in pugno, ma, al contrario l’umile e paziente fatica del remigare, in un contesto estremamente ampio e non privo di rischi, quale è quello della filosofia contemporanea. Con la sua ultima enciclica - “Spe Salvi”- Benedetto XVI ha riacceso il dibattito su alcuni interrogativi inquietanti per l’uomo, da tanti già dati per risolti negativamente e con sufficienza accantonati:1) Qual è il rapporto tra Fede e Ragione? Possono esistere una fede senza un fondamento razionale; e una Ragione che può fare a meno della fede per spiegare i misteri dell’uomo e del creato? 2) Ammettere l’esistenza di Dio, di una verità e di un sapere che oltrepassano la ragione, vuol dire negare l’autonomia e la possibilità di quest’ultima e la stessa libertà della volontà? 3) E, infine, l’ultima: Nel terzo millennio, in cui Veronesi parla dell’uomo – non importa se ancora in grembo – come di una serie di combinazioni chimiche e la scienza si è spinta la dove non era francamente immaginabile,

 

si può fare a meno di Dio; si può vivere come se fosse morto, secondo la cruda affermazione di Nietzsche? A leggere Michele Federico Sciacca si trovano risposte concrete e convincenti a questi e a tanti altri interrogativi perché lui per primo li pose alla base della sua conversione. Ma si trovano anche osservazioni illuminate e illuminanti su tantissime altre questioni, tra le quali appunto la “Stupidità dell’Occidente”, l’inconsistenza logico-filosofica del marxismo, del riduzionismo scientista ecc. ( del positivismo, del materialismo). Sciacca è un filosofo cattolico, coerente, di grande spessore, che non

 

ha paura di andare controcorrente, di professare apertamente la propria fede –“ O Cristo – egli scrive, a esempio - vive in noi, sempre, o è morto venti secoli fa. In quest’ultimo caso, siamo morti a lui, a noi stessi e agli altri” – di difendere il primato della Metafisica sulla gnoseologia, ossia il primato di un

 

sapere sovrarazionale. È un filosofo non catalogabile, malgrado le sue debolezze per Agostino, Tommaso e Rosmini; è voce, mai eco, che, per essere pienamente compresa, esige di essere ascoltata e indagata a fondo. “Vi sono autori – egli scrive - che vivono di rendita o si ripetono e autori che crescono su se stessi. Per comprendere questi ultimi, è necessario conoscerli in tutto il loro itinerario di approfondimento. Probabilmente, io appartengo a questi ultimi”. Pier Paolo Tonello è tra i pochi che può vantarsi di conoscere fino in fondo il pensiero scacchiano. Egli si è laureato con Michele Federico Sciacca e, a 25 anni, è stato invitato a diventare suo assistente e poi aiuto.Oggi il prof.  Ottonello è titolare della cattedra di Storia della Filosofia all’Università di Genova, Presidente della Fondazione Michele Federico Sciacca e Direttore di “Studi Sciacchiani”. Ottonello ha parlato della “stupidità dell’Occidente”, intesa non nel senso di mancanza di intelligenza o di incapacità di

 

ragionamento, ma di una “intelligenza oscurata”, tracotante al punto di ritenersi onnipotente. Sciacca ha attraversato con straordinaria attenzione critica e costruttiva la storia dell’Occidente dalle sue origini greche ad oggi in un’ ampia porzione della sessantina delle sue opere, buona parte delle quali tradotte nelle principali lingue - ha detto tra l’altro il relatore – La causa profonda consiste nel perdere di vista le dimensioni costitutive della persona nella sua interezza: l’intelligenza dei principi primi, perenni e universali, e dunque l’essenzialità e imprescindibilità della metafisica. Conseguenza necessaria di tale perdita è il moltiplicarsi degli smarrimenti riguardo a tutti i problemi fondamentali della persona e della società, fino alla negazione e all’indifferenza normalizza tedi tutti i valori,  dall’oggettività della conoscenza alla dignità della persona, che si può riconoscere pienamente come tale soltanto se si fonda metafisicamente e se si integra cristianamente. Il cardine del rimedio alla corruzione dell’Occidente decaduto in “occidentalismo”, consiste nell’orientarsi all’interezza della persona, restituendole l’interiorità e la consapevolezza di essere dono di Dio, anteponendola a ogni forma di tecnocrazia e consentendole di crescere in creatività, libertà e carità. Dopo l'illustre cattedratico ha preso la parola il sen. prof. Francesco Pistoia, anche lui esperto di M.F. Sciacca che

 

ha compiutamente illustrato l'ultimo libro apparso in Argentina sul filoso giarrese, ripercorrendone le parti salienti, dalle quali emergono in tutta nitidezza la figura e l'opera di Sciacca.

 

 

Nuccia Leotta A.C.  da AKIS

 







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