PERCHE' MORO DOVEVA MORIRE
Data: Mercoledì, 19 marzo 2008 ore 10:52:40 CET
Argomento: Rassegna stampa


DOVEVA MORIRE
 
 
Doveva morire. Ma per volontà di chi? E perché? E’da trent’anni, da quel tragico 9 maggio 1978 che vide la sua uccisione, che questo interrogativo aleggia sull’Italia. Il caso Moro non è chiuso. Anzi. E’ vivo più che mai in questo libro del giudice dell’inchiesta Ferdinando Imposimato e del giornalista Sandro Provvisionato (Doveva morire. Chi ha ucciso Aldo Moro, il giudice dell’inchiesta racconta, Chiare lettere, pp.416, €15,60) : perché sembra che oggi in Italia non si possa parlare di Moro se non per dire che non c’è niente da dire.
Invece i due autori hanno provato a mettere insieme tutto quello che sapevano e soprattutto quello che ancora non abbiamo avuto modo di conoscere. Fatti, documenti, testimonianze sono lì, davanti a noi.
Ne risulta un quadro sconcertante di finti fraintendimenti, omissioni, dimenticanze e subdole trame che conducono a una sola lancinante verità: Moro doveva morire. Lo Stato voleva la morte di Aldo Moro. Perché, sono parole di Eleonora Moro, “quando una persona non la si può né corrompere, né spaventare, l’unica possibilità è quella di eliminarla perché troppo pericolosa.” Troppe cose sapeva lo statista democristiano per vivere ancora. E non è vero che non si poteva fare niente. Adesso lo sappiamo: sono state ignorate segnalazioni e bloccati ordini di perquisizione che sarebbero stati decisivi; i covi di via Gradoli e via Montalcini sono stati volutamente ignorati.
E le Br? Principali responsabili, ma responsabili che, inconsapevolmente, fecero il gico di qualcun altro. Per non parlare delle implicazioni internazionali di questa storia: Kgb, Raf, Stasi e Cia hanno avuto un ruolo non certo secondario in questo pasticciaccio brutto.
In un’Italia senza memoria e senza verità, come soleva affermare Sciascia, libri così servono a non dimenticare. Adesso sappiamo con chiarezza che Aldo Moro doveva morire. E alla fine, stremato, recitò anche il suo canto del cigno, tentando di lasciare campo libero ai suoi compagni di partito: “ Caro Zaccagnini, sono qui per comunicarti la decisione di lasciare la Democrazia cristiana…Non ho mai pensato alla presidenza della Repubblica.”
Il vero e proprio canto del cigno di una vittima che andava consapevolmente verso un’ingiusta e assurda morte.

Silvana La Porta






Questo Articolo proviene da AetnaNet
http://www.aetnanet.org

L'URL per questa storia è:
http://www.aetnanet.org/scuola-news-10312.html