ROMA. Il furto di 13 milioni di euro
sul conto del Ministero della Pubblica
istruzione ripropone il tema
della sicurezza on line. Per fortuna
sono stati rintracciati dagli investigatori
della polizia postale in una banca
del Cairo, la National Bank of
Egypt. Il denaro, stanziato per i «bonus
alle famiglie», era stato depositato
su un conto corrente on line delle
Poste Italiane. Dietro il furto ci sarebbe
la mano di un gruppo criminale
che avrebbe anche legami con la
’ndrangheta.
Due indagini: della magistratura e
della Corte dei Conti. La procura di
Reggio Calabria ha aperto un’inchiesta
per riciclaggio di denaro per conto
delle cosche su alcune persone
sospettate di aver partecipato al furto.
Gli inquirenti sospettano poi che
anche altre somme, di importi inferiori,
siano state occultate con lo
stesso meccanismo. Intanto cerca di
scoprire chi sia stata la talpa, il colletto
bianco, che ha girato alla banda indicazioni
per accedere al conto.
Parallelamente all’indagine penale,
la Corte dei Conti sta conducendo
accertamenti per verificare l’entità
del danno subito dall’Istruzione e
stabilire gli eventuali addebiti a carico
delle Poste Italiane. In attesa di recuperare
il denaro dalla banca egiziana,
il ministro Fioroni vuole rivalersi
dell’ammanco sulle Poste alle
quali ha chiesto di mettere a disposizione
i 13 milioni di euro contestando
le procedure di sicurezza del suo
conto ondine. Per il momento le poste
hanno dato risposta positiva.
Per ora dalla banca egiziana il governo
italiano ha ottenuto il congelamento
del conto dal quale, nel frattempo,
erano stati prelevati 50mila
euro. Ma le procedure per far rientrare
il denaro in Italia sono lunghe.
Per ottenere la restituzione è necessaria
una rogatoria internazionale:
l’Italia deve dimostrare che quei soldi
sono stati rubati.
Tutto è partito all’inizio del 2008
quando, nel corso di un controllo periodico,
i funzionari si sono accorti
del “buco” di 13 milioni e 100 mila
euro stanziati dal ministero dell’Economia
ad accantonati su un conto
Banco Posta Impresa. Così, il 16 gennaio,
è scattata la denuncia del ministro
Giuseppe Fioroni. Il percorso seguito
dal denaro, come hanno potuto
scoprire gli agenti della polizia
postale, è molto tortuoso: documenti
falsi e indirizzo di un bar del centro
della città. Ma lascia una traccia che
consente di arrivare ad un’altra
azienda, la Egyptians for Investment
and Tourism del Cairo e quindi al
conto aperto presso la National Bank.
A questo punto molti correntisti
non si sentono più sicuri. «Il furto
subito al ministero dell’Istruzione -
dice Paolo Landi presidente dell’Adiconsum
- deve indurre le banche a
rendere più sicuri i conti correnti
ondine. La login e la password da
sole non bastano: i consumatori, il
cui conto ondine è a rischio, pretendano
l’adeguamento della propria
banca a sistemi più sicuri o cambino
banca».
Per il ministro Fioroni però c’è un
altro problema sul tappeto. Assodato
che gli studenti italiani dopo il
primo quadrimestre zoppicano in
parecchie materie con due milioni di
studenti che hanno riportato 8 milioni
di insufficienze, il ministero della
Pubblica Istruzione ha già avviato
una indagine per verificare se la «cura
» individuata, e cioè i corsi di recupero,
sono stati approntati, e come,
dalle scuole.
GIANCARLO COLOGGI (da www.lasicilia.it)