"GENTILE PROFESSORESSA,HA SPIEGATO AI SUOI ALUNNI CHE IL LATINO NON SERVE A NIENTE?" ovvero Della presunta inutilità dello studio della lingua latina-
Data: Martedì, 11 febbraio 2003 ore 11:55:11 CET
Argomento: Rassegna stampa


“GENTILE PROFESSORESSA,HA SPIEGATO AI SUOI ALUNNI CHE IL LATINO NON SERVE A NIENTE?” Ovvero della presunta inutilità dello studio della lingua latina.

 

 

Rosa,rosae,rosae…le rose che non colsi…dedicato ai giovani che amerebbero conoscere il mondo classico…perché il latino non sarà mai in contrapposizione al sapere scientifico e tecnologico…

 

 

 

 

Rosa,rosae,rosae…uffah!non voglio imparare questa noiosa declinazione a memoria!

Ma a che serve il latino,prof???

Nel mondo delle famose tre I (!) quale funzione può avere lo studio di una lingua morta e sepolta?Possiamo ancora costringere i ragazzi a dedicarsi a una forma di cultura disinteressata e sostanzialmente inutile?

Questo l’interrogativo.Mi sovviene che i più grandi filologi classici sono stati tedeschi e che l’Italia non ha mai dedicato al mondo antico quell’attenzione che avrebbe meritato, l’Italia,la nazione che più di ogni altra da quel mondo discende.

Siamo veramente  facili alle disattenzioni:e il posto assegnato alla storia dell’arte e alla musica nella scuola italiana ce lo conferma!

Se concordo col fatto che oggi,in una società radicalmente mutata,non possiamo continuare a fare del latino e della cultura classica l’unico asse portante della formazione dei giovani,come accadeva cent’anni fa nelle scuole gesuitiche e in quelle religiose e laiche che ad esse si ispiravano,io credo, però, che dobbiamo aggrapparci saldamente a quel complesso di valori di cui il mondo classico è espressione e che non potranno mai essere sostituiti,perché manifestazione dell’uomo nella sua più alta integrità.

Certo,se studio del latino  deve significare un insegnamento che sia cristallizzazione dello spirito e conoscenza erudita,creazione di una frattura tra la scuola e la vita,consiglio di gettarlo a mare e di non parlarne più.

Ma ,se ancora crediamo,come certa vecchia discutibile sinistra,che il latino è simbolo di una cultura conservatrice,guardiamoci attorno e osserviamo i frutti della sua sostituzione con discipline alternative che hanno contribuito scarsamente alla formazione dei giovani.

Eliminiamo,dunque,uno studio puramente formale della lingua latina che si risolve,in fondo, in una vana e noiosa esercitazione grammaticale,e rendiamolo proiezione in una civiltà,quella romana,contraddittoria certo,ricca di luci e ombre,ma sicuramente madre della nostra.Oggi possediamo degli strumenti nuovi,potenti e formidabili:testi  multimediali che in un attimo possono far viaggiare i giovani nella Roma antica con accattivanti ricostruzioni animate!

Facciamo del latino la via più agevole all’acquisizione delle abilità linguistico comunicative,confrontiamolo con l’italiano,ricostruiamo lo sviluppo delle lingue neolatine da quell’unico ceppo così fecondo e generoso:i nostri alunni parleranno meglio e comprenderanno meglio,se conosceranno la loro  madrelingua!

Dedichiamo al latino(mi si perdoni l’eresia!)più ore settimanali perché questa bella e rigorosa lingua si impara poco e male grazie anche al cospicuo tempo a disposizione per il suo studio!

E poi,una volta acquisita una solida conoscenza, guidiamo i ragazzi alla lettura dei testi ,una lettura che sia diretta,immediata,volta a penetrare il mondo dell’artista,al di là di quelle noiose e schematiche analisi del testo(che peraltro non amo nemmeno nella lettura dei nostri scrittori);rendiamo vivi la passione di Catullo,la bonarietà di Orazio,la riflessione filosofica di Seneca e Cicerone,la storia epica di Livio,la dolente elegia di Virgilio.

Così quella che rischia di apparire come la più inattuale delle materie,se la si valuta col metro dell’utile e dell’immediato,in quanto non è più da un pezzo lingua del sapere internazionale,è stata estromessa dalla liturgia della Chiesa e di essa rimangono solo espressioni nella lingua italiana,può,a mio parere,tornare a rivivere,se ad essa viene restituita credibilità,uno statuto disciplinare valido e una didattica coerente con tale statuto.

Mi sembra assurdo,alla luce di ciò,il fatto che nei licei scientifici sia stato ridotto o addirittura annullato l’insegnamento linguistico del latino,in particolare al triennio.Il latino non sarà mai in contrapposizione al sapere scientifico e tecnologico,anzi potrà costituire un prezioso supporto a tali studi,perché insegna a dominare i linguaggi e di conseguenza il pensiero.

Ecco perché un intellettuale grandioso come Antonio Gramsci,fautore e sostenitore delle masse,poteva affermare che lo studio delle lingue classiche è importante per “far contrarre certe abitudini di diligenza,di esattezza,di compostezza anche fisica,di concentrazione psichica su determinati soggetti.” e che “non si imparano il latino e il greco per parlarli,per fare i camerieri,gli interpreti,i corrispondenti commerciali:si impara per conoscere direttamente la civiltà di due popoli,presupposto necessario della società moderna,cioè per essere sé stessi consapevolmente.”

Ed ecco perché Concetto Marchesi,illustre latinista,affermava,dopo aver perso la sua battaglia a favore dello studio del latino nella scuola media unica, che “la cultura umanistica giova a tutti;il giorno in cui decadesse sarebbe notte nel mondo”.

E allora dedico il mio ultimo pensiero a quei giovani che amano studiare e che amerebbero conoscere il latino.Non impediamoglielo,non lasciamo che il latino diventi per loro le rose non colte,un’occasione sfiorata e perduta.

 

                                                          Silvana La Porta







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