IL SUD DI SINISGALLI TRA SCIENZA E LETTERATURA
Data: Giovedì, 06 marzo 2008 ore 19:11:43 CET
Argomento: Rassegna stampa


Il Sud di Sinisgalli tra scienza e letteratura"Al pellegrino che s’affaccia ai suoi valichi,
a chi scende per la stretta degli Alburni
o fa il cammino delle pecore lungo le coste della Serra,
al nibbio che rompe il filo dell’orizzonte
con un rettile negli artigli, all’emigrante, al soldato,
a chi torna dai santuari o dall’esilio, a chi dorme
negli ovili, al pastore, al mezzadro, al mercante
la Lucania apre le sue lande..."  ( Da Lucania di   L.Sinisgalli)

La certezza che sotto ogni pietra della Lucania si nasconda «l'ombelico dell'inferno», per Sinisgalli diventa anche il pozzo da cui attingere il mistero della vita stessa; meraviglia e scoperta sono nascosti nel silenzio sterminato, padrone e «spirito» poetico della terra dell'Agri e del Basento.

"Io tornerò vivo sotto le tue piogge rosse."

Pier Vincenzo Mengaldo ha esattamente connotato la «poetica dell'astrazione» di Sinisgalli (una poetica «anti-naturalistica e anti-discorsiva, affiatata alle singolari e spesso anticipatrici predilezioni matematiche e tecnologiche dell'autore»), aggiungendo però: «È vero che negli anni della guerra e del dopoguerra Sinisgalli ha conosciuto, come tanti altri ermetici, un'evoluzione in senso discorsivo, sicché nei Nuovi Campi Elisi le brevi illuminazioni coesistono con narrazioni autobiografiche di ampio respiro e d'impasti più prosastici».

  Ma  chi è Leonardo Sinisgalli  ?

- Montemurro (PZ) 1908 - Roma 1981; poeta e critico d'arte

Il padre emigra in America poco dopo la sua nascita. Giovane brillante e versato negli studi scientifici, Leonardo Sinisgalli nel 1925 si trasferisce a Roma dove studia ingegneria e matematica, e matura intanto la sua vocazione alla poesia. Il suo primo volume di versi, Cuore, compare nel 1927, e dal 1932 inizia a collaborare alla "Fiera Letteraria" di G.B. Angioletti, mentre si occupa di architettura e critica d'arte. Con Falqui, de Libero e Ungaretti è molto vicino alla "Scuola di via Cavour". Frequenta, con de Libero e Luigi Diemoz, la "terza saletta" del Caffè Aragno e scrive presentazioni di artisti che espongono alla Galleria della Cometa. Su "Belvedere" del 1942 (diretto da Falqui e de Libero) pubblica saggi su Scipione e Donghi (è sua anche la prima monografia su Donghi edita da Scheiwiller). Gli anni Quaranta sono di intensa attività letteraria (Horror vacui , Furor mathematicus), ma forse il momento in cui la complessa cultura sinisgalliana raggiunge i suoi migliori risultati è l’inizio del decennio successivo, con la fondazione della rivista Civiltà delle macchine (1953-1959), un tentativo di far convivere cultura umanistica e scientifica, in un momento di ricostruzione industriale.
Come poeta, Sinisgalli muove da suggestioni ungarettiane rivolgendosi alla ricerca di una secca essenzialità della parola, è poeta tra i più rappresentativi della stagione ermetica.
La sua produzione poetica degli anni Trenta è compendiata nel volume Vidi le muse (1943). Tra le sue prose è da ricordare Un disegno di Scipione e altri racconti (1975). (a cura di M.Allo)


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 Vi proponiamo il saggio di Maurizio Cucchi  Il Sud di Sinisgalli tra scienza e letteratura




G li anniversari ser­vono quanto me­no a farci tornare sull’opera di poeti e scrittori: nel 2008, per e­sempio, compirebbero cent’anni due autori di­versi e diversamente ri­cordati. Il primo è Cesa­re Pavese, la cui memo­ria, nel corso di questi decenni seguiti alla sua morte tragica, ha subito oscillazioni varie, che però non ne hanno fatto sfiorire l’evidenza, l’ori­ginalità, e per certi a­spetti il mito. La sua o­pera, soprattutto per gio­vani e giovanissimi, è in­fatti verosimilmente de­stinata a non conoscere oblìo. Almeno finché qualcuno continuerà a leggere, e a pensare al­l’esistenza come a un’av­ventura splendida ma a volte drammatica. Sorte postuma diversa quella di Leonardo Sinisgalli, che nasceva in provincia di Potenza, a Monte­murro, il 9 marzo del 1908 (ed è scomparso nel 1981). I suoi cento anni, dunque, si compiono giusto domenica. Non credo di sbagliarmi, però, se dico che più pas­sa il tempo e meno, in­giustamente, ci ricordia­mo di lui. Eppure, per al­cuni aspetti tutt’altro che marginali, Sinisgalli me­rita ampiamente di esse­re riletto e riascoltato.
La sua prima fortuna let­teraria è legata all’avan­guardia degli anni Tren­ta e Quaranta, e cioè l’a­vanguardia ermetica, che aveva imposto - in modo particolarmente evidente nel poeta luca­no - due modalità essen­ziali di scrittura: l’asso­luta economia e asciut­tezza della parola e del linguaggio e quella «es­senzialità analogica» (Mengaldo) che già si e­ra manifestata soprat­tutto in Ungaretti e Qua­simodo. Su questa sorta di doppia essenzialità, entro un’idea molto no­vecentesca di poesia, Si­nisgalli inseriva realtà ambientali della sua ter­ra, colori del suo meri­dione (in fondo come gli stessi Quasimodo e Gat­to), realizzando una sor­ta di post-simbolismo e di parziale surrealismo di identità e coloritura mediterranea. Era il tem­po di libri come Vidi le muse e I nuovi campi e­lisi,
usciti nel ’43 e nel ’47, era il tempo di quel­la notissima (almeno un tempo) poesia, che dice: «I fanciulli battono le monete rosse / contro il muro. Cadono distanti / per terra con dolce ru­more.) Gridano /[…] /La sera / incendia le fronti, infuria i capelli. / Sulle selci calda è come san­gue. / Il piazzale torna calmo. / Una moneta battuta si posa / vicino all’altra alla misura di un palmo. / Il fanciullo pre­me sulla terra / la sua mano vittoriosa».
La forte tendenza antire­torica e antieloquente della poesia di Sinisgalli - che già costituivano un carattere forte e un pre­gio esemplare - lo porte­ranno in età più matura alla scelta dell’epigram­ma, a una poesia decisa­mente spogliata, ormai, di quelle suggestioni e di quegli aromi che aveva­no segnato la stagione ermetica. Un esito, in­somma, molto coeren­te, eppure come ulte­riormente depurato, sciolto da ogni alonatu­ra poeticistica, vissuto in chiave di pieno control­lo razionale. Era il tem­po di libri come Il passe­ro e il lebbroso, Mosche in bottiglia e Dimentica­toio,
usciti tra il ’70 e il ’78.
Ma tra gli aspetti più vi­vi e decisivi dell’espe­rienza intellettuale di Si­nisgalli troviamo sicura­mente la sua capacità di far coesistere poesia e scienza, letteratura e matematica. Del resto e­ra laureato in Ingegneria elettronica e industriale, aveva lavorato nel cam­po della pubblicità, era stato dirigente di Olivet­ti, Pirelli e Eni, nonché fondatore di una rivista intitolata 'Civiltà delle macchine'. Autore di li­bri in prosa come Furor Mathematicus, Sinisgal­li ci insegna a rimeditare su un rapporto troppo spesso assente: quello tra scienza e letteratura, tra arte e matematica.






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