LA SOCIETA' DELL'ETERNO PRESENTE
Com’è una società digitale? Quali rivoluzionarie caratteristiche la contraddistinguono, separandola nettamente dalle società tradizionali di qualche anno fa? A queste domande risponde un interessante saggio (Società digitali. Mutamento culturale e nuovi media, Liguori, pp. 240, € 15,50) di Carlo Bordoni, docente di Sociologia dei nuovi media all’Università di Firenze, che si propone di affrontare, sotto il profilo sociologico, l'evoluzione in atto in seguito alla de-massificazione, caratterizzata dall'emergere di "moltitudini" globalizzate, da un sapere sempre meno alfabetizzato e dal prevalere della parola come spettacolo nelle nuove "società digitali".
Le quali, per un buon umanista come si rivela l’autore, sono caratterizzate da una deleteria tendenza: quella a vivere un eterno presente. Ce lo insegna, d’altronde, l’acuto Platone: ogni memoria estroflessa, cioè esterna all’uomo, ha grandi limiti. E cos’è il computer se non un duplicato della mente umana, incapace però di replicare i suoi processi logici, intuitivi ed emozionali?
Eppure questo utilissimo amico ha determinato, non c’è dubbio, una svalutazione crescente della memoria collettiva e individuale, e dunque la perdita del senso della storia e del passato, con annessa crisi del logocentrismo che tanta parte degli studiosi si rifiuta di accettare o finge di non vedere.
Bombardamento di informazioni, frammentazione del sapere, spettacolarizzazione della cultura e conseguente solitudine dell’essere umano in una società senza valori. Dove stiamo andando? Per dirla con le parole di una famosa canzone, lo scopriremo solo vivendo.
Silvana La Porta