Se da un lato vengono confermati, a partire dal primo
gennaio 2008, gli ulteriori aumenti di 160 euro
lordi l’anno ai docenti, dall’altro un manipolo di
presidi protestano contro le linee guida per la gestione
dei Pon 2008. La percentuale a loro spettante
infatti pare sia diminuita: «Il compenso é del 3%
per l’attività di direzione e coordinamento senza
possibilità di accedere ad altre voci del piano finanziario;
neppure per la partecipazione obbligatoria
al Gruppo Operativo di Piano a cui il dirigente é tenuto
a partecipare ma a titolo personale e gratuito».
Ancora una volta dunque sono i progetti Pon o
Por o di altra natura a scatenare polemiche nella
scuola e ora, ai risentimenti dei professori, si sono
aggiunti pure quelli dei presidi che lamentano
scarse congruità. Tuttavia è opinione diffusa che da
quando sono entrati a scuola i nuovi strumenti finanziari
europei e no, col fine del supporto alla didattica
o contro dispersione o abbandoni, la pesca
più intensa è fatta su tali mari, mentre molti dirigenti
curerebbero più le reti a strascico che il singolo
amo dell’ordinaria amministrazione. In più,
come molti esperti sostengono, ancora non c’è stato
un monitoraggio scientifico sulla effettiva validità
di questi progetti in merito soprattutto alla dispersione
che veleggia al 25% circa mentre le attese
erano, per il 2010, intorno al 10% così come stabilito
dal trattato di Lisbona e al cui fine l’Ue sta
stanziando fondi.
Se a questi risultati si aggiunge lo scarsa preparazione
dei nostri alunni il cerchio si chiude e bisognerebbe
ripartire daccapo, con umiltà ma con
decisione, smettendola con le variabili politiche e
di partito. Quasi tutte le associazioni dei docenti infatti
approfittando delle elezioni chiedono impegni
precisi agli schieramenti per fare ripartire l’istruzione
e per togliere il clima di incertezza e di inutilità
burocratica e formale che spesso viene registrata.
A parte la proposta di Rutelli di dilazionare le vacanze
nel corso dell’anno e accorciare quelle estive,
salta agli occhi la nebulosità di proposte di chi
si sta candidando alla guida del Paese. Valentina
Aprea, vice ministro di Moratti e inventore del famoso
punteggio di montagna (poi sconfessato in
tutte le sedi giuridiche), dice: se vinciamo, il confronto
parlamentare sarà sulla riforma Moratti,
congelata dal centrosinistra, altrimenti faremo da
soli.
Ancora sibili di colpi di maggioranza dunque, ma
se pure dovesse essere così molte sono le domande
che da vari ambiti provengono, prima fra tutte
quella dei precari: sarà mantenuto il piano di assunzione
triennale attuato dal governo Prodi? Le
assunzioni dei neolaureati, dopo il biennio universitario
di specializzazione, avverrà attraverso albi
regionali da dove le scuole potranno attingere liberamente
senza passare da graduatorie di merito?
Intende il Pdl diminuire il numero di ore di lezione
per diminuire il numero di insegnanti complessivo
in conformità alla legge di riforma di Moratti? Il
famoso voucher sarà dato solo a chi iscrive i propri
figli nelle scuole private, anche se il reddito è cospicuo,
escludendo coloro che si affidano alla scuola
pubblica?
Sarebbe giusto che si facesse chiarezza compresa
l’idea di valutare sia il lavoro dei docenti sia quello
di ogni scuola. Fra l’altro nella quarta mission del
programma del Pdl relativo alla scuola non si parla
di autonomia, molto marcata invece nel Pd, ma
del rilancio delle famose 3 I (inglese, impresa,
informatica), di difesa della lingua e della cultura
italiana, di aiuto negli studi per i più meritevoli, aumenti
salariali agli insegnanti più capaci secondo
parametri meritocratici. Nelle linee generali in vero
c’è assai poco, si attendono i dettagli che sono
poi quelli con cui si fanno i conti ogni giorno.
PASQUALE ALMIRANTE (da www.lasicilia.it)