SANREMO: L'ITALIA CANORA E IL PERCHE' DI UN FESTIVAL
Data: Luned́, 25 febbraio 2008 ore 21:07:57 CET
Argomento: Rassegna stampa




 L'ITALIA CANORA - MUSICA LEGGERA

IL FESTIVAL DI SANREMO

Il perchè di un Festival di San Remo dentro una Storia.

    La musica leggera é un bene di consumo popolare che come pochi altri riflette l'immagine che una società vuol dare di sè. I suoi divi, i suoi personaggi sono veri e propri prototipi del gusto medio della gente che lavora, produce e sostiene il sistema sociale. I beniamini della canzone condizionano atteggiamenti, modi di vestire e di pettinarsi; riproducono, con la moda che lanciano, tante immagini imitative di se stessi. Il cantante diventa così un simbolo di un momento oggettivo della storia del costume della nazione.

    Questo processo inizia in questi primi anni cinquanta, e si ingigantisce enormemente con la diffusione prima della radio, poi della televisione. Due strumenti unificanti come pochi altri, con il potere di far fare la stessa cosa del proprio beniamino, di vestirsi e pettinarsi allo stesso modo, di far acquistare a milioni di persone un particolare oggetto che lui usa.
    La canzone, la musica leggera dunque, partendo da quella popolare festaiola, sempre stata poco considerata, del volgo (del villaggio=del Pagos, quindi pagano!) diventa immediatamente una parte importante nell'economia anche al di fuori dei programmi radiofonici e televisivi. Un fenomeno che mutuando il semplice rapporto artista-pubblico, fa cambiare velocemente atteggiamenti e costume di molte persone e fa anche scattare in parallelo quel  meccanismo che mette in moto la moderna industria discografica; e non solo quella,  ma tutto  uno sconfinato  indotto.

    Un processo che avviene subito dopo i primi anni del dopoguerra con una realtà italiana profondamente cambiata. La miseria del dopoguerra, la lotta per i beni di prima necessità si allentano, ci si rivolge già verso i primi beni di consumo non indispensabili; e le canzoni e i dischi fanno appunto parte di questo mercato "voluttuario" di massa.
     Nella sostanza i contenuti di queste prime canzoni sono ancora semplici, familiari, provinciali, quasi anacronistici,  surreali, ma siamo all'inizio di potenzialità sia espressive che commerciali enormi.

    Si parte con le canzoni della tradizionale struttura melodica, spesso melliflua e con testi banali (come la casetta in Canadà, le papere, il musetto, i vecchi scarponi); si attraversa - nel '58 con un vero e proprio  scossone -  un periodo completamente al di fuori della tradizione con il surrealista "volare" urlato di MODUGNO, e si arriva a fine anni Sessanta alle canzoni degli autori impegnati (Nel '66 Morandi (Vietnam) nel '70 Celentano (Chi non lavora...), nel '71 Dalla (4 marzo.'43)) che interpretano - in alcuni casi - i problemi del lavoro, l'angoscia e la malinconia collettiva dei tempi; oppure altri (e sempre di più al di fuori della manifestazione) "annusando"  la musica che viene da oltre oceano che interpreta il ritmo pulsante della vita moderna; si iniziano  a produrre musica e testi che sempre di piu' scaveranno l'abisso fra le generazioni; una brusca contrapposizione fra giovani e non giovani. Soffiava insomma - dirà Bob Dylan - il "vento della libertà"(contro il denaro e il conformismo - peccato che poi anche lui non ne sarà immune. Da blasfemo diventerà quasi santo) (vedi anche in COSTUME  1956 con Presley & C.)

    Dal canto suo l'industria gestita dagli adulti accorgendosi ben presto che i giovani  potevano essere dei solerti consumatori di prodotti, molto di più dei loro padri (con addosso la guerra, e la psicosi del "sempre lesinare") ha iniziato a incoraggiare certi credi e dottrine per esasperare fino all'ossessione il possesso di particolari consumi.

    E' nato così, con le canzoni il "mito dei giovani". Probabilmente generato dai giovani stessi in un processo di emulazione esponenziale, ma sicuramente coltivato dai non giovani, ma dagli adulti che  hanno intuito la possibilità di sfruttarlo economicamente.

    Sembra incredibile e anche paradossale: sta nascendo l'inno della musica giovane di tutto il pianeta (e chissà per quante generazioni) eppure gli artefici sono tre personaggi che non sono proprio per nulla giovani: Max Freedman ha 63 anni. E' lui  l'autore del testo. Poi Richard Brooks, un regista che ha 43 anni e tanto fiuto. Infine Bill Haley, 30 anni, grassottello stempiato già affaticato da 15 anni di musica da saloon, lui l'autore della musica.
    Sono questi tre che lanceranno Rock Around the Clock. Che metteranno al mondo e battezzeranno  il Rock 'n roll

    Già negli anni 60, quasi ogni città e paese organizzava un proprio festival con i pretesti più disparati. Nel 1965 se ne registrano 119, con una media di circa 3 alla settimana. Molti si perderanno per la strada, altri rimarranno noti solo dentro in proprio confine provinciale; di famosi restano Canzonissima, il Festival di Napoli, il Cantagiro, il Disco per l'estate, la Mostra di Venezia, la Caravella d'oro di Bari, il Festival delle Rose di Roma, quello degli Sconosciuti di Ariccia. E poi il Festivalbar.
    Altrettanto i concorsi privati e pubblici, denominati "per voci nuove"; nei primi anni si moltiplicarono a dismisura, dando luogo anche a penose vicende giudiziarie (avviate da persone che pagavano cifre salate dietro promesse di successo non mantenute).
    Negli anni 50, con l'ultimo concorso indetto dalla RAI - che all'inizio ne era il promotore- arrivano a Sanremo voci nuove come quella di Franca Raimondi, Tonina Torrielli, Milva
    Nascono i vari soprannomi, la Caramellaia, la Tigre di Cremona (Mina), la Pantera di Goro (Milva), l'Aquila di Ligonchio (Iva Zanicchi), il Pulcino di Gabbro (Nada)...

    Le nuove dive della canzone suscitano ondata di  speranze. Il caso della Torrielli, ex operaia in una fabbrica di caramelle, accende la fantasia popolare: dunque è vero, a nessuno è negata la possibilità di salire su, fino ad arrivare nell'Olimpo dei grandi.
     "Commesse, contadine, ostetriche vogliono imitare la caramellaia... fra i candidati che fanno i provini alla Rai, ci sono sarti, scultori, tante commesse,  studentesse,  pettinatrici, contadine, ostetriche e molti operai e operaie.  Nelle voci predominavano fra i maschi i cosiddetti "tenorini all'italiana", tipo Claudio Villa, e fra le femmine il genere di Nilla Pizzi  con melodie romantiche e languide, che resse per molti anni. Nessuno ama ancora il genere brillante.

    Gli urli alla Tony Dallara vennero a fine anni '50, e i cantautori come Modugno hanno appena iniziato a fare scuola. Proprio lui Modugno nel 1958 dovrà andarsela a cantare lui il  suo Nel blu dipinto di blu a causa del  rifiuto della maggior parte dei big, da loro giudicata canzone non adatta alla manifestazione. Ma  ebbe noie anche con Libero,  presentata nel 1960, suscitò ondate di proteste poiché "rappresenta una minaccia all'unità della famiglia". Nei versi  i benpensanti videro un invito all'abbandono del focolare domestico.
    Ma anche il troppo languido e il sensuale, causò un putiferio.
    La canzone Tua, interpretata da Jula De Palma al Festival del 1959, suscitò le proteste dei telespettatori cattolici poiché cantandola con  il suo abito lungo simile a una camicia da notte, l'artista "sembrava un amante in calore dentro una camera da letto", . Il verso "sulla bocca tua" fu fatto diventare "solamente tua".

    Fenomeno italiano, dunque. E se nei primi 30 anni esso era stato considerato evento minore, biasimato come culturalmente dannoso e persino bandito (negli anni 70) dai teleschermi, tutte le remore sono cadute negli anni 80.
    Iniziò a presentarsi come un evento prestigioso anche perchè  i big stranieri americani da qualche anno (il primo caso nel '64 con Cher) non disdegnavano di approdare a Sanremo per vendere poi i loro dischi in Europa.
    Cosa che riuscì a pochi italiani a fare l'incontrario; solo un paio sfondarono in America.

    Fra gli ospiti stranieri che salirono sul palco di Sanremo:
    Whitney Houston, Ray Charles, Miriam Makeba, Kid Creole, Amstrong, Jorge Ben, Kaoma, Toquinho, Dee Dee Bridgewater, Frankie Laine, Paul Anka, Bobby Ridell, Fraternity Brothers, Frankie Avalon, Gene Pitney, Hermanos Rigual, Pat Boone, Françoise Hardy, Los Paraguayos, Ricky Martin, Enrique Iglesias, Madonna, Thake That, Backstreet Boys, Tom Jones, Steve Wonder.

    Sanremo si presenta oggi come grande evento, necessario e prestigioso, che riassume le trasformazioni del Paese, le sue inerzie, le sue sedimentazioni culturali e politiche. Specchio di una società che da contadina si fa industriale, che passa dalle paure per colpe ancestrali del mondo contadino ai temi nuovi (Nel blu dipinto di blu, è del 1958, gli anni delle conquiste spaziali ma anche del surreale Volare che dà slancio a quel "miracolo economico"), per ricadere nel perbenismo (Non ho l'età, 1964 - quando il "miracolo" all'improvviso cessò, non avendo gli italiani "l'età"), assumendo poi o contrastando quella canzone di protesta che riflette le rivolte studentesche e operaie (La rivoluzione e Ciao amore ciao, 1967), torna ai temi romantici ma premia barlumi di realtà urbana (Adesso tu, 1986) e non esita a parlare dei "diversi" (Uomini soli, 1990), ad aprirsi alla satira più corrosiva (La terra dei cachi, 1997), toccando inoltre temi come la vecchiaia, lo sciopero, la violenza carnale.
    Eventi inimmaginabili, questi ultimi, nei primi trent'anni, per una ribalta timorata, votata prevalentemente a una sola bandiera, quella dell'Amore (patrio, magari) della quale sembrava Tempio e Custode.
    Tempio nel quale si sono svolte 50 edizioni, messe in piedi da una ventina tra organizzatori e direttori artistici, sono state cantate oltre 1300 canzoni da circa 1200 esecutori, accompagnati da una ventina di orchestre, visti e ascoltati da un numero di spettatori che va dai 15.2 milioni dell'88 ai 26,3 del '72, con oltre un miliardo e mezzo di "contatti".

    Dunque inizia quest'anno la prima manifestazione canora di musica leggera;

    il 1° FESTIVAL DI SAN REMO

    seguito con passione da tutti gli italiani che possedevano una radio; e quelli che ancora ne erano privi  si affrettarono ad acquistarne una a rate, a 36 o 48 rate senza cambiali (il negoziante all'angolo ti convinceva "se la porti a casa, mi darà un tanto al mese". Erano tempi "fidati", il negoziante si affidava a dei foglietti, non occorreva nessuna firma; si marciava ancora "sulla fiducia")
    
     Sappiamo che la serata fu seguita da circa 25 milioni di ascoltatori e che il giorno dopo non si parlava d'altro: tutti cantavano e tutti volevano le "Rose rosse" da regalare! I floricoltori della Riviera Ligure dopo una settimana non avevano più una rosa nelle serre.
    Chi fu attento al fenomeno scoprì il potente mezzo pubblicitario, bastava una canzone per stravolgere il mercato.
    Perchè allora non approfittarne?

    COME INIZIO'

    Le cronache raccontano che nel 1950, vale a dire in occasione dell'Anno Santo, la RAI si fa promotrice di un tentativo (poi si ritirerà dall'organizzazione, per ritornarvi molti anni più tardi) di riportare la canzone italiana (in quel momento "influenzata dai ritmi latino-americani e dalla musica di Broadway") nell'alveo di una tradizione che si rifaccia alla romanza da salotto e alla musica napoletana.  Da questa esigenza nasce il Festival di Sanremo, che vedrà in primo piano canzoni che esalteranno la Patria, i Caduti, la Famiglia, l'Amore e le sue sofferenze.
    Nonostante tutto, nel bene e nel male, il Festival di Sanremo era destinato a diventare una delle più importanti rassegne musicali del mondo, novello focolare attorno al quale si riunisce ancora oggi tutta la famiglia, veicolo di linguaggi, problemi, mode che fanno da specchio ai cambiamenti del Paese.

    A vincere questo primo festival é NILLA PIZZI con la canzone (appunto) Grazie dei Fior. 2° posto la canzone La luna si veste d'argento sempre interpretata da Nilla Pizzi e ACHILLE.TOGLIANI che conquista il 3° posto con Serenata a nessuno.
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