MORANTE CONTRO MORAVIA: PLAGIO LETTERARIO?
Data: Luned́, 25 febbraio 2008 ore 08:39:35 CET
Argomento: Rassegna stampa


 

Morante e Moravia. Due dei maggiori romanzieri italiani del Novecento. Due potenze narrative si sono incontrate, o scontrate, per anni sotto lo stesso tetto. Ed erano diversissime: una solida e produttiva come una centrale elettrica, l'altra geologica e inquieta come il fondo di un vulcano. Pare incredibile. Anche i loro stili erano quanto di più lontano si possa immaginare: uno lineare e a temperatura ambiente, l'altro curvo e bruciante. E per me anche il peso specifico delle loro opere è ineguale: 'Aracoeli' e 'Menzogna e sortilegio' pesano incomparabilmente di più di tutti i romanzi di Moravia messi assieme. Come reagirono l'uno all'altra queste due diverse sensibilità? In questa lettera si parla di un 'plagio'. Chi conosce la produzione di entrambi forse non ne sarà stupito.
Moravia sapeva cogliere e rielaborare originalmente gli spunti che gli venivano dall'ambiente e dal tempo. Molti dei quali gli saranno venuti anche dalla moglie, "milionaria d'idee". Ma chissà quante volte sarà successo l'analogo in altre coppie di scrittori o artisti. Non c'è sodalizio senza scambi, in un senso e nell'altro. Ma il fatto è che non c'era sodalizio tra Elsa e Alberto. "Le coppie di letterati sono una peste", scrive la Morante. Sarà vero in generale? Se pensiamo a un'altra coppia celebre, Simone de Beauvoir e Sartre, nata tra l'altro solo sette anni prima, nel 1929 a Parigi, e che fu un vero e proprio sodalizio durato un'intera vita, viene subito da obiettare. Dipende dai casi.
Il vero punctum della lettera per me non è la denuncia di un plagio ma il risentimento che ne trapela. Con chi ce l'ha Elsa? Certamente con i "razzisti antifemminili" dell'ambiente letterario romano. Per questo vuole testimoniare a futura memoria che il flusso delle idee tra lei e Alberto funziona nella direzione opposta a quella che tutti immaginano. Ma un po' ce l'ha anche con il compagno, con il "grande" Moravia, verso cui si intuisce un'ambivalenza di sentimenti, un misto di ammirazione e frustrazione. E in effetti, come sappiamo da altri documenti, il loro fu un rapporto conflittuale e ambiguo. La lettera, stando al timbro postale, è del 1948. Elsa mentre la scrive è semi-sconosciuta, ha pubblicato racconti e una favola. 'Menzogna e sortilegio' sarebbe uscito pochi mesi dopo, avrebbe vinto il premio Viareggio e incontrato l'ammirazione di Lukács. Simone e Sartre si incontrarono da studenti, in condizioni di parità. Elsa e Alberto si conobbero invece quando lui era già uno scrittore di successo e lei ignota e povera. Anche per questo il rapporto di coppia fu così diverso. Il destino letterario invece è per alcuni aspetti simile. Oggi forse i libri di Simone sono letti più di quelli di Sartre, e mi si stringe il cuore quando leggo in una vecchia enciclopedia che Simone de Beauvoir "elaborò i temi sartriani applicandoli al problema dell'emancipazione femminile". Forse le coppie di letterati non sono vantaggiose per le donne, quando queste hanno forza creativa pari o superiore a quella del compagno? (M.Allo  Da L'espresso)


L'angelo di quel bel racconto di Alberto? Lo ha copiato da me. In una lettera del 1948 la grande scrittrice parla d'amore, di stanchezza, di mondanità. Di 'orgie' e di solitudine. E della fatica di pubblicare il romanzo appena finito, 'Menzogna e sortilegio'
Vi riportiamo la lettera della scrittrice
Siamo nel 1948. A scrivere è Elsa Morante, trentaseienne di belle speranze letterarie - ha appena finito 'Menzogna e sortilegio' - e moglie del già "grande Moravia". La destinataria è Maria Valli, scrittrice di poca fama e moglie di Federico, editore di 'Agostino' e di racconti di Moravia. In questa lettera inedita, di proprietà di un collezionista privato, uno spaccato a chiaroscuro della più celebre coppia di scrittori del nostro Novecento.

Anacapri, 15 gennaio
Carissima Maria,
mi commossi tanto vedendo che avevi passato qualche momento della tua Vigilia di Natale a scrivermi, che avrei voluto risponderti subito, in modo da farti avere a tempo i miei augurii per il primo dell'anno. Invece sono un po' in ritardo, ma te li mando lo stesso, sperando sinceramente che l'anno nuovo ti porterà ogni specie di fortune, allegrezze, glorie e amori.

A me, a quanto pare per ora, porterà un viaggio in Inghilterra. Dieci anni fa amavo tanto viaggiare, sebbene non potessi farlo - adesso invece mi sento vecchia e stanca e mi si stringe il cuore al pensiero di lasciare il mio gatto Giuseppe.

Sono contenta di sentire che Penna era con voi a Natale - al posto mio - (e a tutto vostro vantaggio). D'altra parte, è stata per me una vera delusione che voi non foste qui; fino al 31 pomeriggio speravo di vedervi arrivare - poi ho rinunciato.

Io ho fatto una gran festa di 'guaglioni' la Vigilia di Natale - poi più niente feste fino a oggi. Devo dirti che per me ormai le feste si dividono in due tipi: o le feste assolutamente innocenti anzi addirittura da bambini (albero di Natale, battesimi, doni ecc.) oppure ORGIE! Queste seconde però a quanto pare sono passate di moda. E allora i balli degli adulti, con le buone maniere e le aranciate, mi annoiano. Perciò non rimpiango affatto di non avere avuto soirées mondane l'ultimo giorno dell'anno.


Ho mandato per Alice un libro di Tom Sawyer (purtroppo la traduzione non è ben fatta - ma non c'era altro). Spero che l'abbia ricevuto e che scuserà questa madrina così scadente consolandosi solo col pensiero che il padrino Piero è ancora peggio.

Sono contenta che a te e a Penna sia piaciuto un racconto di Alberto. Nel caso poi che si trattasse del racconto uscito su 'Tempo' in cui si parla di una cameriera la quale poi era un angelo, sono ancora più contenta, perché detto racconto è un plagio (mediocremente riuscito) di un mio breve racconto dal titolo 'Un frivolo aneddoto sulla Grazia', uscito prima su 'Beltempo' e poi dentro il mio libro di racconti ('Il gioco segreto') nel 1942. Lo dico non per rivendicare nulla (ché una milionaria d'idee come me può anche permettersi il lusso di regalare un'idea) - ma semplicemente perché altrimenti fra qualche anno, quando si saran confuse le date, voi estimatori di Alberto e razzisti antifemminili sareste capaci di dire che sono stata io, in quel mio racconto, a plagiare lui!

Le coppie di letterati sono una peste. Mi duole sapere che Gianna è stata malata e spero che tu, sua unica lettrice, ti sarai trovata al suo capezzale. Dopo tutte queste terribili malignità, ti abbraccio e ti prego di abbracciare tutti per me.

La notizia dell'amore Palma-Sotis, mi meraviglia perché è una novità, ma penso che Palma è una donna abbastanza adatta per Sotis, il quale ama di fare un poco la parte della schiava. Mi dispiace molto però, se questo dispiace a Maria B., la quale mi è molto simpatica e vale molto più dell'altra.

Tu mi domandi dell'amore - esso va male nel senso che mi pare impossibile d'averlo mai provato e di poterlo provare ancora. Com'era? che cos'era? eppure mi sembrava d'esser tanto versata in questa materia, invece ho dimenticato tutto.

In compenso il mio libro è pieno d'amore. Purtroppo ho finito di scriverlo e adesso incomincia la parte noiosa: editore, pubblicazione ecc. Fra pochi giorni il felice (nonostante tutto) soggiorno anacaprese finirà per sempre, e bisognerà ritornare a Roma 'dove si lotta e si marcia' (questa frase, forse lo sai già, non mi appartiene, la scrisse uno a proposito del suo scendere da Montecatini alta a Montecatini bassa). Vorrei riposare e riposare e riposare, soffro di astenia e di esaurimento psichico fin nella radice dei capelli. Sono tormentata dai ricordi, dai rimorsi ecc. e dal futuro. Questo non vuol dire affatto che io sia infelice: forse basterebbe ch'io stessi un poco in alta montagna.

Mi accorgo di scrivere una lettera terribilmente 'egotistica'. Ma poiché tu mi parli, nella tua, così poco di te, non so quale altro argomento trovare in questa per rimanere un poco in tua compagnia.

Ho passato i tuoi saluti al 'grande' Moravia (l'attributo è tuo, lo mettesti tu nella tua lettera, se ricordi - io te lo restituisco fedelmente). Credo che ci rivedremo presto, e il rivederti sarà uno dei pochissimi piaceri che mi aspettano a Roma. Ti abbraccio con tanti tanti augurii a te a Ghigo a Piero e a Alice.

Elsa







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