Soldi in arrivo per le scuole. Sono i fondi che
ciascun istituto disporrà per attività accessorie.
In questa ripartizione ruolo fondamentale
hanno le Rsu e il dirigente, compreso il segretario,
anche perché le erogazioni sono
previste dal contratto e poi perché le rappresentanze
dei docenti dovranno vigilare affinché
non finiscano nelle tasche dei soliti filibustieri
che imperversano anche sui mari della
istruzione.
I sindacati, proprio per evitare il più possibile
arrembaggi, hanno semplificato con l’Aran
le procedure e hanno fatto in modo che i
fondi siano distribuiti secondo sequenze di
erogazione semplici e efficaci. «In linea di
massima si tratterà di dividere 4.157,00 euro
per ciascun punto di erogazione del servizio
scolastico; 802,00 euro da moltiplicare per
ciascun addetto; 857,00 euro da calcolarsi
sui docenti in organico di diritto. I fondi arriveranno
alle scuole con decorrenza 1 gennaio
2008 attraverso il sistema di finanziamento
del capitolone, mentre la retribuzione mensile
dei docenti è stata incrementata ulteriormente
in media di 160 euro lorde ad anno.
Infine, viene data priorità nell’utilizzo del
Fondo di istituto per le attività di sostengo alla
funzione docente soprattutto su innovazione
e ricerca attraverso l’incremento della
quota dello 0,39% che la finanziaria 2008 ha
messo a disposizione. Si muovono dunque le
finanze, di meno le scuole quando la dirigenza
sonnecchia e quando i docenti non riescono
a vigilare.
Tuttavia la docenza pretende altre attenzioni
e spesso non cura i fiumi di denaro che attraverso
progetti assemblati alla meglio le
transitano sulla testa. Da qui nasce l’esigenza
di attivare maggiori controlli e comunque di
disciplinare con più rigore queste erogazioni.
E da qui pure l’esigenza di riportare certezze
dentro la scuola. In questi giorni fra l’altro si
cominciano a diffondere i proclami di chi si
candida a governare mentre i precari lanciano
manifesti e promesse di voto. E allora, da
un lato il vice ministro Bastico, del Pd, pensa
di assicurare le altre 50 mila assunzioni, dopo
quelle dell’anno scorso, ma dall’altro lato,
l’ex vice ministro Aprea, del Pdl, propone di
arruolare i professori per chiamata diretta
da parte dei presidi da albi professionali regionali,
dribblando le graduatorie a esaurimento.
Che fine faranno tutti i precari? E loro infatti
chiedono:
1) Il rispetto del piano triennale
di 150.000 immissioni in ruolo;
2) un sistema
di reclutamento che preveda l’assunzione di
almeno il 50% degli iscritti nelle graduatorie
a esaurimento;
3) il rifiuto di qualsiasi forma
di chiamata diretta.
Ma aggiungono che «voteranno
considerando gli impegni presi dalle
forze politiche». Non c’è dunque principio
ideologico che tenga di fronte al posto, anche
se già Veltroni ha anticipato ciò che intende
fare per la scuola e per Berlusconi ci sta pensando
Mariastella Gelmini. Se il Pd sembra rimanere
sul vago, facendo intuire una sorta di
continuità con Fioroni, il Pdl punterebbe alla
valorizzazione del merito (senza automatismi
nelle progressioni retributive e di carriera) attraverso
la valutazione dei singoli docenti e
delle scuole, dando maggiori poteri ai presidi
e agevolando la concorrenza fra le autonomie
scolastiche.
Si parlerebbe pure di voucher formativi da
spendere nelle scuole pubbliche o private.
Che ne sarà della scuola lo sapremo forse col
nuovo anno; oggi i docenti sanno di non sapere
più se sono educatori o altro visto che il
loro lavoro è spesso dirottato a fare carta
straccia o a occuparsi di commissioni o di
progetti inutili e velleitari, mentre si tende a
incrementare il potere delle presidenze invece
di istituire, per esempio, una nuova figura
intermedia come quella del presidente del
collegio dei docenti che finora ha coinciso col
solo dirigente.
PASQUALE ALMIRANTE (da www.lasicilia.it)