Le opere di Salvador Dalì alle Ciminiere di Catania
Data: Giovedì, 21 febbraio 2008 ore 14:59:42 CET
Argomento: Rassegna stampa


 

Mostra di Salvator Dalì
Sabato 9 febbraio si è inaugurata al centro culturale "Le Ciminiere" la mostra dedicata al genio artistico di Salvador Dalì, con pitture e sculture del maestro spagnolo. Visitabile fino al 2 aprile

Sabato 9 febbraio si è inaugurata al centro culturale "Le Ciminiere", viale Africa, la mostra dedicata al genio artistico di Salvador Dalì, con pitture e sculture del maestro spagnolo. Piacere e complessità di un Genio è il sottotitolo significativo dell’esposizione, che in calce alle brochure di presentazione riporta una delle frasi celebri di Dalì: “Io non racconto allucinazioni. Le provoco”, che rivela tutto lo spirito del pittore.
A Catania, pertanto, grazie alla partnership tra la Provincia regionale di Catania con la Fondazione Metropolitan di Milano, l’opportunità di riscoprire il genio e la raffinatezza di uno dei massimi esponenti del surrealismo. Le sue molteplici manifestazioni artistiche hanno suscitato da parte della critica giudizi contrastanti che coinvolgono assieme all'opera anche l'uomo: davvero un personaggio che ha scritto pagine indelebili nella storia del Novecento.

Le opere sono divise per tematiche e per tecniche, con soggetti sacri, letterari e fantasiosi. Sono esposte 21 sculture originali in bronzo, e 250 tra litografie, acqueforti e xilografie realizzate da Dalì per illustrare temi e testi letterari: soggetti religiosi, scientifici o storici, con l’innesto di problematiche psicologiche e soluzioni ottiche. Le opere sono state realizzate negli anni Sessanta e Settanta del Novecento, cioè nel periodo di sofferta creatività precedente al silenzio artistico del grande Maestro catalano. "Elefante cosmico”, “Trajano a caballo”, “Hombre sobre delfin”, “Alma del Quijote” sono alcuni dei titoli noti delle opere esposte, assieme alle 105 litografie dedicate ai temi della Sacra Bibbia, al “Perseo”, alle “Hippies”.
La mostra, allestita nel padiglione C2, sarà visitabile fino al 2 aprile, tutti i giorni, escluso il lunedì, dalle ore 9 alle 13 e dalle 16 alle 20, con ingresso libero.
Da Assud
Si è scritto e letto tanto sulla vita di questo grande artista, di cui quest'anno ricorre il centenario della nascita.
Vi proponiamo  un breve profilo dell'eccentrico autore

 

"L’unica differenza tra me è un pazzo, è che io non sono un pazzo” Salvador Dalì
 Molti lo ricordano per le gesta eclatanti, le performance quotidiane, le sfide, le dichiarazioni teatrali, la vita scandalosa. Altri ne
declamano la valenza artistica espressa attraverso varie discipline, l'arte perfetta di un grande genio, la forma stilistica ricercata e raffinata.
Sicuramente tutto ciò è vero e dimostrabile attraverso le opere di Salvador Dalì e le storie che narrano le sue gesta, quasi epiche. Ma questo libro cerca di andare oltre ciò, attraverso strumenti antichi come l'astrologia, il simbolismo dei tarocchi, la cabala e l'alchimia.
Dalì era sensibile verso queste materie e spesso ne tracciò il simbolismo, ma seguì anche la filosofia occulta di un grande maestro come Eliphas Levi. Egli disegnò tarocchi ed emblemi al limite di un mondo magico, appartenente a quello del sogno.
Così, attraverso un arcaica simbologia, questo libro traccia i passi di un'artista, come fosse all'interno di una spirale, dove tutto inizia e finisce dallo stesso punto, un prezioso Ouroboros che schiude, momento dopo momento, i segreti e i misteri della vita di un genio.
Salvador Dalì nasce a Figueras (Spagna) nel 1904. Pittore, scrittore, illustratore di libri, scenografo, disegnatore di gioielli e di mobili, Dalì è stato una delle personalità più complesse, singolari, eccentriche e ricche di fantasia di tutto il Novecento. Dopo aver frequentato a Madrid l’accademia San Fernando e aver tenuto due personali a Barcellona, nel 1927 Dalì si reca a Parigi dove conosce Picasso (un anno prima Dalì era diventato neocubista dipingendo le formazioni geologiche della costa catalana). In un secondo soggiorno parigino entra in contatto, tramite l’amico Mirò, con i surrealisti. E qui, nel 1929 nasce il grande Dalì: se prima le sue modelle preferite erano state la sorella Ana Maria e la cugina, d’ora in poi la sua musa ispiratrice diventerà Melena Deveclina Diakanoff, figlia di un impiegato di Mosca, da tutti chiamata Gala, moglie di Paul Eluard (pseudonimo di Eugène Grindel, poeta francese). L’apparizione della donna costituisce per lui la tanto attesa rivelazione: Gala incarna infatti la donna dei sogni della sua infanzia. La riconosce dalla sua struttura fisica e dalla schiena nuda: “ella era destinata a essere la mia Gradiva (riferimento alla novella di Wilhelm Jensen), la mia dea della vittoria, colei che con la forza indomabile del suo amore sarebbe riuscita a guarirmi”. Ma questa sua passione per una donna già sposata (che poi divorzierà) causa la rottura definitiva con il padre, la fine della propria giovinezza e il progressivo allontanamento dal proprio nucleo familiare. Nonostante i giudizi contrastanti che coinvolgono le sue opere, in ogni caso Dalì riesce nell’intento di fondere la tradizione barocca spagnola e la fredda precisione della metafisica, con le implicazioni della psicoanalisi. Con l’ENIGMA DEL DESIDERIO Dalì entra a tutti gli effetti nel periodo surrealista. Ulteriore passo, sarà quello che lo porterà alla realizzazione de LA METAMORFOSI DI NARCISO, il primo quadro interamente creato con l’applicazione del suo metodo ‘critico-paranoico’: “l’immagine di Narciso sfuma finché non si fa del tutto invisibile. La metamorfosi avviene proprio in quest’attimo; l’immagine di Narciso si trasforma improvvisamente nell’immagine di una mano, impietrita nell’acqua, che regge con la punta delle dita un uovo, un seme, il bulbo dal quale nascerà il nuovo narciso, il fiore.” Negli anni avvenire, la fama del pittore spagnolo cresce a dismisura in tutto il pianeta. L’esplosione della bomba atomica però, scuote profondamente Dalì che inizia un percorso alternativo: comincia a interessarsi delle scoperte scientifiche della sua epoca, trasferendole sulle tele. Nell’atomo egli scorge il volto di Cristo: il Dalì della psicoanalisi si trasforma in quello della fisica nucleare (“è ormai prossima la fine del materialismo, di cui vedo i segni premonitori nell’eccezionale progresso della fisica nucleare. Nel periodo surreale volevo creare un’iconografia del mondo interiore [riferimento a Freud], oggi il mondo esterno ha trasceso quello della psicologia, oggi mio padre è il dottor Heisenberg”). Parallelamente, Salvador Dalì attua anche un passaggio al misticismo: in questo senso la TENTAZIONE DI SANT’ANTONIO segna il punto fondamentale, il suo ingresso nella dimensione mediatrice tra cielo e terra, personificata dagli elementi (cavallo ed elefanti) dalle zampe sottilissime, che rimandano al tema della lievitazione, che avrà in seguito realizzazione completa nei dipinti mistico-corpuscolari. Nel 1978 infine, Dalì scopre gli studi di René Thom sulla teoria matematica delle catastrofi, apprendimenti che segneranno il traguardo finale del suo mondo pittorico .

Maria Allo







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