DORIS LESSING: ''CANTRICE DELL'ESPERIENZA FEMMINILE''
Data: Sabato, 16 febbraio 2008 ore 18:05:17 CET
Argomento: Rassegna stampa


 

« È dai falliti e dagli sconfitti di una civiltà che se ne possono meglio giudicare le debolezze »
(Doris Lessing, tratto da L'erba canta)
Mi rendo conto di aver vissuto momenti della storia che sembravano immortali. Ho visto il nazismo di Hitler e il fascismo di Mussolini, che sembravano destinati a durare mille anni. E il comunismo dell'Unione Sovietica, che si credeva non sarebbe finito mai. Ebbene tutto questo oggi non esiste più. E allora perché mi dovrei fidare delle ideologie? »
 « Quello che le femministe vogliono da me è qualcosa che loro non hanno preso in considerazione perché proviene dalla religione. Vogliono che sia loro testimone. Quello che veramente vorrebbero che io dicessi è "Sorelle, starò al vostro fianco nella lotta per il giorno in cui quegli uomini bestiali non ci saranno più". Veramente vogliono che si facciano affermazioni tanto semplificate sugli uomini e sulle donne? In effetti, lo vogliono davvero. Sono arrivata con grande rammarico a questa conclusione  » Così si esprime
LA SCRITTRICE INGLESE 
Doris Lessing Nobel per la Letteratura
La motivazione: cantrice delle esperienze femminili, con potere visionario ha osservato una civiltà divisa
Doris May Taylor, questo il vero nome della Lessing, nasce nel 1919 a Kermanshah, nell'odierno Iran, da genitori inglesi (leggi scheda completa). Nel 1925 la famiglia si trasferisce nella Rhodesia meridionale (oggi Zimbabwe). Doris viene mandata a studiare prima in un convento e poi in una scuola femminile a Salisbury, che lascia all'età di 15 anni. Da quel momento inizia la sua carriera da autodidatta. Nonostante le difficoltà e un'infanzia infelice (in Rhodesia conduceva la vita, dura, dei coltivatori di mais) le opere della Lessing sulla vita nelle colonie britanniche in Africa sono piene di sentimento sia per le vite dei coloni sia per le sfortune degli indigeni. La scrittrice si è sposata due volte (e in entrambi i casi ha divorziato) e ha tre figli. Il secondo marito, Gottfried Lessing, era un emigrante tedesco, del quale ha mantenuto il cognome.(A cura di M.Allo)

 

Era fuori dalla lista dei papabili di quest'anno ma Doris Lessing era da tempo in odore di Nobel: un riconoscimento atteso da decenni. E ora alla veneranda età di 88 anni (li compirà tra qualche giorno, il 22 ottobre) quando di ritorno da una mattinata di compere le è stato riferito che finalmente è arrivato, tra l'emozione e la sopresa, le è uscito un «Oh Cristo!» (guarda il video).

La scelta dei quindici saggi dell'Accademia di Svezia (mancavano i due dissidenti) è caduta sulla scrittrice inglese nata in Iran e cresciuta in Africa (nel 1925 la sua famiglia si trasferì nella colonia inglese della Rhodesia del Sud, l'odierno Zimbabwe, dove ha vissuto tra i cinque e i 30 anni). La motivazione: «Una cantrice delle esperienze femminili, che con scetticismo, fuoco e potere visionario ha osservato una civiltà divisa» (guarda il video). Si tratta della 34esima donna a vincere un Nobel e l'undicesima a ottenere quello per la letteratura nei 106 anni del premio.
LA SUA AFRICA - Le sue opere sulla vita nell'Africa inglese sono piene di compassione sia per le infruttuose vite dei coloni britannici sia per le sfortune degli indigeni: a partire da «L' erba canta» (1950), il suo primo romanzo, autobiografico, che racconta il fallimento di una coppia di bianchi che si oppone alla società coloniale (il romanzo, considerato uno dei migliori inglesi del dopoguerra, è in catalogo oggi da Baldini Castoldi Dalai). Nei romanzi degli anni Cinquanta e dei primi anni Sessanta narra dell’Africa e critica apertamente l’ingiustizia del sistema di potere dei bianchi, e per questo è stata bandita da Zimbabwe e Sudafrica nel 1956. A più riprese la scrittrice ha condannato la corruzione del regime di Mugabe: «E' un disastro, in Zimbabwe sta morendo un'intera generazione di Aids ho amici che ogni settimana partecipano ad un funerale».
ICONA FEMMINISTA - A darle notorietà è stato «Il taccuino d'oro» pubblicato nel 1962: è il romanzo che la fece entrare anche nella rosa dei possibili candidati al Nobel. Un diario, protagonista Anna Wulf, donna che cerca una via d'uscita dal caos, dall'ipocrisia e dallo stordimento della sua generazione. Un libro considerato un classico della letteratura femminista da molti critici ma non dall'autrice. Quando una volta le chiesero perché, rispose: «Quello che le femministe vogliono da me è qualcosa che loro non hanno preso in considerazione perché proviene dalla religione. Vogliono che sia loro testimone. Quello che veramente vorrebbero dirmi è "Sorella, starò al tuo fianco nella lotta per il giorno in cui quegli uomini bestiali non ci saranno più"» disse al New York Times nel 1982. E più di recente, in un'intervista al Corriere della Sera: Anna Wulf voleva «vivere come un uomo», ma oggi le donne sono «presuntuose, farisaiche» e «spaventano gli uomini». Secondo la Lessing, che pure è diventata un'icona del movimento femminista, gli uomini sono «continuamente vilipesi ed insultati» dalle donne, continuamente colpevolizzati per i crimini commessi dal loro sesso. Per lei le donne si dovrebbero concentrare sul cambiamento di quelle leggi obsolete che le riguardano, invece di disperdere «molte energie» in insulti inutili a danno dei maschi.
L'ULTIMO ROMANZO A 85 ANNI - Dopo alcuni romanzi di fantascienza che la allontanarono dalla rosa dei papabili per il Nobel, nel 1984 è tornata al realismo con «I diari di Jane Somers» (Feltrinelli). Nel 2002 è uscito «Il sogno più dolce» (Feltrinelli). L'ultimo libro lo ha pubblicato tre anni fa, a 85 anni: «Le nonne» (Feltrinelli), dove racconta l'amore fra donne mature e giovani ragazzi che prende spunto da «una storia vera che un ragazzo mi ha raccontato» ha spiegato al Corriere. «In America si è parlato addirittura di incesto di cui non c'è traccia nel mio libro. La cosa che mi sembra più interessante invece è che molte donne italiane hanno deciso di non avere più figli. Una volta Kurt Vonnegut diceva che la ragione per cui le donne non volevano più figli è che erano stanche di vederseli portare via dalla guerra. Che sia ancora così?».
MEMORIE - Tra i suoi libri più famosi ci sono anche «Memorie di una sopravvissuta» (Memoirs of a survivor, 1974), «Racconti» (Stories, 1978) e soprattutto il ciclo di romanzi intitolato «Canopous in Argos: archivi» (Canopous in Argos: archives, 1980), che sono ambiziosi e suggestivi annali di mondi futuri, in cui letteratura tradizionale e fantascienza si intrecciano.

GIOVINEZZA TURBOLENTA - A cinque anni fu portata in Rhodesia, oggi Zimbabwe, dai genitori che tentavano (invano) l'avventura coloniale. Entrò in collegio ma ne scappò a 13 anni quando pubblicò in Sud Africa i due primi racconti. A 15 era già fuori casa, a 19 sposata, subito madre di due figli, e pochi anni dopo di nuovo sola, a Salisbury. Indomita, insofferente, incontrò al Left Book Club, circolo di comunisti, Gottfried Lessing: lo sposò, e pure da lui ebbe un figlio, Peter. Un disastro: lei era comunista («Allora tutti lo erano: non si conoscevano altre persone»), ma si ravvide vivendo con un vero comunista. Nel 1949 prese Peter e venne a Londra: trentenne, era di nuovo libera.

MAI NEUTRALE - Doris Lessing è una di quelle scrittrici che non si sono mai sottratte ai giudizi, anche drastici e impegnativi. «Non credo che il cow-boy Bush libererà il mondo dal terrorismo» ha avuto occasione di dire parlando della guerra in Iraq. Sono state «isteriche», a suo parere, le reazioni americane all'11 settembre e domandandosi il perché di tali reazioni: «In fondo gli americani sono nati dalla guerra e hanno avuto un conflitto civile violentissimo». Quanto ai grandi movimenti Lessing, dimostrando di avere più fiducia nell'individuo che nelle grandi organizzazioni, ha detto di non crederci più: «Credo all'impegno di breve periodo di piccoli gruppi su temi specifici. I movimenti per la pace, la guerra, contro gli armamenti, semplicemente non funzionano. È una leggenda che io sia una specie di Giovanna D'Arco. Quando rifletto sul passato, oggi non vedo i grandi imperi e i dittatori, ma solo i piccoli individui, e le cose straordinarie che sanno realizzare».

LA VECCHIAIA - «Donna cinica» come si definisce, ha sempre parlato della vecchiaia con distacco: «vantaggi - ha detto - non ne ha nessuno. L'invecchiamento è una questione di aspettative degli altri nei nostri confronti. In Pakistan nel 1986 ho incontrato donne che potevano essere mie figlie e che avevano l'aspetto di trisavole perchè la società si aspettava questo. Ora ci si aspetta che non si invecchi mai. Il vero momento in cui si invecchia è quando si tirano i remi in barca». Vecchio, ha avuto occasione di dire, significa «stupido e incapace. C'e sempre qualcuno da condannare o da ghettizzare. Come specie siamo ancora molto tribali: noi siamo buoni, gli altri cattivi».

Da Corriere della sera







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