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News: Il Papa,il presepe e la laicitą

Comunicati

Il Papa alla Sapienza non è potuto intervenire esattamente come in molte scuole italiane ormai non può essere più fatto il Presepio. “In nome della laicità della università o della scuola” si dice. In nome della laicità si sta facendo fuori il crist ianesimo nel nostro cattolicissimo Paese, e non è un bel segno.

Da notare che nella scuola e nell’università oggi entra di tutto, ma non il Presepio, non il Papa, non il cristianesimo. Se il cristianesimo entrasse, non potrebbe entrare se non per quello che è: un fatto, prima ancora che un discorso.

Il cristianesimo è una presenza che raggiunge l’uomo di oggi da una distanza di oltre duemila anni di tempo: se il cristianesimo attraverso i suoi segni e la sua tradizione che si incarnano nella Chiesa e nella figura del Papa muove oggi tante persone ad abbracciarlo, allora vuol dire che è vero.

 

Ma la verità è scomoda e si preferisce, in nome della laicità, non prenderla in considerazione, anzi si preferisce combatterla in nome del relativismo (“non c’è una verità, ma tante verità”) che non parla a nessuno se non alla testa di chi lo propugna.

Si sono udite tante parole di scusa e si sono versate molte lacrime di coccodrillo dopo l’impedimento posto al Papa ad essere fisicamente presente alla Sapienza. Molte di queste parole, molte di queste lacrime, buttate lì a caso, quasi confermano i presunti motivi dello schiaffo arrecato .

È come se da sponde più diplomatiche di quelle dei 67 docenti firmatari della mozione che ha originato il divieto si dicesse più o meno la stessa cosa: nell’università c’è spazio per tutti, anche per i discorsi del Papa.

Che è come dire: il cristianesimo è un discorso, dunque perché privarsene? Mentre gli altri, i 67, sostenevano più o meno: il cristianesimo è un discorso, perché privilegiarlo? Non si è detto: abbiamo sbagliato a non volerci confrontare con la presenza cristiana testimoniata dal Papa. Da cristiani o non cristiani o poveri cristi: ma perbacco, confrontarsi con una presenza!

 

In questo modo le presunte ragioni di chi non lo ha voluto presente di persona e le scuse raffazzonate di chi ha voluto rimediare all’incidente con un appello alla apertura indistinta verso tutti (tale dovrebbero essere la scuola e l’università per costoro: luoghi neutrali di apertura) quasi si toccano, sotto traccia, nell’uniformarsi degli uni e degli altri ad una laicità intesa come indistinta eguaglianza delle opinioni.

Così il nostro Paese sta rinunciando alla propria tradizione e al confronto con essa. Un Paese cres ce nella cultura (coltivazione dell’umano) e la cultura è possibile mediante l’incontro e confronto con la tradizione che la porta. Non esiste cultura (dunque scuola, università, lavoro scientifico, interpretazione) senza confronto con una tradizione di significato vissuto e testimoniato dentro un passato che ci raggiunge adesso. È facendo esperienza di una  tradizione che si matura, ci si rinnova e, se necessario, si cambia e si riforma.

Il nostro esausto Paese, che ha più di tutti bisogno di una riforma culturale e sociale, ha espresso con il gesto del “rifiuto della Sapienza” l’apice delle sue attuali contraddizioni.

&n bsp;

La nostra solidarietà a Papa Benedetto XVI si unisce alla speranza che la novità, costituita da quelle compagnie educative e da quelle iniziative operose che ci sono e che stanno germinando sul tessuto vecchio di una società immobile, si allarghi fino a diventare la nuova scuola e la nuova università.

 

 

 
 

sotto la lente

Benedetto e la Sapienza

 

Il professor Andrea Frova, docente di Fisica, è uno dei tanti scienziati dell’Università La Sapienza che hanno firmato la lettera indirizzata al Magnifico Rettore, Renato Guarini…

Perché non gradite la presenza di Benedetto XVI?

«Non si tratta di una semplice presenza. Il Papa terrà un discorso. Anzi inizialmente era previsto addirittura che tenesse il discorso ufficiale di apertura. Come si può pensare di affidare l’inaugurazione del nostro anno accademico ad un capo di Stato estero che è anche capo della Chiesa cattolica? ...Questo Papa ha da sempre un atteggiamento chiuso, direi ostile verso la sc ienza. Per quanto mi riguarda ho trovato inaccettabile la sua posizione nei confronti del processo a Galileo e della sua successiva riabilitazione. Posizione reazionaria ed anche sgradevole visto che, citando tra l’altro l’affermazione di Feyerabend, Ratzinger la definisce un’operazione politicamente conveniente. …Anche nella sua ultima enciclica Ratzinger contrappone scienza e fede: la sua argomentazione è che se la scienza arriva a conclusioni che in qualche modo si oppongono alla fede la scienza deve ritrattare. …». …

 

[Francesca Angeli, «È ostile alla scienza, non lo vogliamo» – il Giornale 14-01-08]

 

 

…la protesta in corso sembra rispondere al puro e semplice intento di impedire la presenza e insieme la parola a ch i risulta ideologicamente sgradito. Lo ha chiarito apertamente in un’intervista di ieri al Corriere uno dei più illustri tra gli aderenti alla protesta, Alberto Asor Rosa, illustrandone il merito in questi termini: «Non si può prescindere da un magistero pontificio fortemente connotato da posizioni conservatrici e reazionarie». …Un punto di vista, ce lo consentirà Asor Rosa, che ricorda sgradevolmente quegli episodi, di cui in passato si sono rese responsabili più volte alcune università italiane, quando al loro interno si è cercato (spesso con successo) di impedire di prendere la parola a studiosi ebrei o israeliani perché considerati vicini a posizioni «sioniste». …Un’eguale, forte, perplessità suscita l’altra motivazione addotta dalla protesta, quella che contesta al Papa, per usare sempre le parole di Asor Rosa, le «continue intromissioni nella vita privata e pubb lica del Paese». Ma anche qui: cosa è questo se non un giudizio di evidente natura politica, sul quale peraltro, Asor Rosa ne converrà, la metà o forse più del Paese non sarebbe d’accordo? …la protesta …non è rivolta già a esprimere giudizi, bensì a impedire a qualcun altro, cioè al Papa, di aprire bocca. …In verità, dietro molte voci che animano la protesta (e che ne spiegano l’asprezza) c’è un’idea più radicale e più inquietante. L’idea che la visita di un papa significhi, in quanto tale, la violazione dello statuto pubblico, e perciò pluralista, dell’istituzione universitaria. C’è l’idea che in una democrazia che vuole essere tale la religione debba essere esclusa da qualsiasi spazio pubblico; che esistono orientamenti culturali e ideali – e quelli religiosi sarebbero i primi tra questi – i quali so no radicalmente incompatibili vuoi con la società democratica e con il suo ethos pubblico, vuoi più in generale con una moderna visione del mondo. E che quindi nell’università possa trovare posto e avere corso esclusivamente quello che si autodefinisce compiaciutamente il «libero pensiero». Idea inquietante che mette inevitabilmente capo a una sorta di obbligatorio laicismo di Stato, di pubblica preferenza sociale accordata all’irreligiosità: tutta roba in cui l’autentica tradizione liberale si è sempre ben guardata dal riconoscersi, ravvisandovi giustamente una più che probabile anticamera del dispotismo.

 

[Ern esto Galli della Loggia, Il laicismo obbligatorio – Corriere della Sera 15-01-08]

 

 

…quello che viene imputato al Pap a è di aver citato – in un discorso tenuto quando era cardinale – un intellettuale laico-agnostico, un antidogmatico, un libertario, uno che insegnava a Berkeley dove cominciò la contestazione e che – da anarchico – applaudì alla rivolta, insomma uno dei loro, il celebre epistemologo Paul Feyerabend. Ecco la sua frase citata dall’allora cardinale Ratzinger: «All’epoca di Galileo, la Chiesa rimase molto più fedele alla ragione dello stesso Galileo e prese in considerazione anche le conseguenze etiche e sociali della dottrina di Galilei. Il suo processo contro Galilei era razionale e giusto, mentre la sua attuale revisione si può giustificare solo con motivi di opportunità politica». In effetti la vicenda Galilei fu molto più complessa di quanto racconti la storia a fumetti che vede un Sant’Uffizio tenebroso che opprime l’illuminato scienziato. E il cardinale Bellarmino, peraltro grande uomo di cultura, aveva le sue ragioni. Questo intendeva dire il filosofo Feyerabend. La sua provocazione sul processo non era condivisa da Ratzinger che, oltretutto, fu colui che volle la revisione del “caso Galileo” con Giovanni Paolo II. Quindi è l’ultimo a poter essere oggi accusato per questo. Quindi Ratzinger viene oggi “scomunicato” in base non al proprio pensiero, ma al pensiero di un altro. Che oltretutto è uno “scettico”, uno della loro stessa area culturale laica…

…in quel discorso tenuto a Parma il 15 marzo 1990, evocato e “scomunicato” dai professori, il cardinale Ratzinger insieme a Feyerabend citava – su una linea analoga – anche un altro filosofo, il “marxista romantico” Ernst Bloch… Secondo Bloch sia il geocentrismo sia l’eliocentrismo si fondano su presupposti indimostrabili perché la relatività di Einstein ha spazzato via l’idea di uno spazio vuoto e tranquillo: «Pertanto» ha scritto Bloch «con l’abolizione di uno spazio vuoto e tranquillo, non accade nessun movimento verso di esso, ma solo un movimento relativo dei corpi l’uno in relazione agli altri e la loro stabilità dipende dalla scelta dei corpi presi come punti fissi di riferimento: dunque, al di là della complessità dei calcoli che ne deriverebbero, non appare affatto improponibile accettare, come si faceva nel passato, che la Terra sia stabile e che sia il Sole a muoversi». …un’altra mente eccelsa del Novecento, grande nome del pensiero ebraico, una combattente contro il totalitarismo, Hannah Arendt, nel libro “Vita activa”, scrive la stessa cosa: «Se gli scienziati precisano oggi che possiamo sostenere con egual validità sia che la Terra gira attorno al Sole, sia che il Sole gira attorno alla Terra, che entrambe le affermazioni corrispondono a fenomeni osservati, e che la differenza sta solo nella scelta del punto di riferimento, ciò non significa tornare alla posi zione del cardinale Bellarmino e di Copernico, quando gli astronomi si muovevano tra semplici ipotesi. Significa piuttosto che abbiamo spostato il punto di Archimede in un punto più lontano dell’universo dove né la Terra né il Sole sono centri di un sistema universale. Significa che non ci sentiamo più legati nemmeno al Sole, scegliendo il nostro punto di riferimento ovunque convenga per uno scopo specifico». …Ratzinger …segnala, come la Arendt, la necessità di riflettere sulle conseguenze sociali di questo nuovo scenario e sull’uso che, in questa situazione, si fa della scienza. Invece il mondo accademico italiano, più provinci ale e ideologizzato, sembra ancora fermo al Seicento. …Domina l’intolleranza, non c’è spazio per l’avventura della conoscenza e per l’inquietudine delle domande. C’è spazio solo per le piccole lotte di potere attorno al rettorato… Buonanotte Illuminismo.

 

[Antonio Socci, A processare Galileo è stato un anarchico ateo – Libero 15-01-08]

 

 

…Peccato che proprio chi si appella alla fedeltà alla ragione, in nome di questa non abbia ritenuto di dover leggere integralmente il testo da cui essa è tratta. …l’allora cardinale Ratzinger cita in effetti Feyerabend, ma per prenderne le distanze. Il porporato, infatti, concludeva la rassegna di citazioni: “Sarebbe assurdo costruire sulla base di queste affermazioni una frettolosa apologetica. La fede non cresce a partire dal risentimento e dal rifiuto della razionalità, ma dalla sua fondamentale affermazione e dalla sua inscrizione in una ragionevolezza più grande”. Le parole delle persone citate in quel brano “non sono dunque fatte proprie da Ratzinger, che ritiene ‘assurdo’ appropriarsene per sostenere che la Chiesa con Galileo avrebbe avuto ragione e ribadisce che la fede non cresce ‘dal rifiuto della razionalità’  ”.

Di fronte a chi ha fatto del rapporto fede-ragione e della ragionevolezza della fede cristiana uno dei tratti distintivi del suo Pontificato, senza dimenticare i trascorsi acc ademici di Benedetto XVI, forse un eccesso di scrupolo sarebbe stato più opportuno – senza accontentarsi di Wikipedia, come ironizza Il Giornale – e avrebbe evitato un inutile fraintendimento, la figuraccia della “laica” scienza e tutto lo strascico di polemiche che hanno accompagnato la vicenda, non ultima la “insurrezione” degli studenti dei collettivi…

 

[La Sapienza, la lectio magistralis negata a Benedetto XVI – Velino 14-01-08]

 

 

…Chiunque non sia accecato dal pregiudizio (e dall’ignoranza) capisce bene che Ratzinger, che ha sempre criticato il relativismo assoluto appunto perché n ega la possibilità stessa di un approccio metafisico, non può essere preso per un sostenitore delle tesi di Feyerabend. …Dovrebbe risultare evidente, proprio per contrasto, che il realismo di origine tomista (o se si vuole aristotelica) professato da Benedetto XVI è tutt’altro che ostile alla scienza e alla ragione. D’altra parte, se l’istituzione universitaria è nata nel medio evo cristiano, se al suo interno si sono strutturate le nuove scienze, compresa quella di Galileo dalla cattedra patavina, una ragione ci sarà. Quelli che a Ratzinger vogliono negare la parola perché ha descritto e criticato l’autodissoluzione della scienza operata dall’epistemologia nichilista o anarchica dovrebbero impiegare meglio il loro tempo studiando. Ne hanno proprio bisogno.

 

[L’intolleranza degli ignoranti – Il Foglio 15-01-08]

 

 

C’era una volta il Collettivo di fisica, …che ai tempi d’oro del movimento era l’ala dura, estremista, degli universitari romani. Oggi, a quanto pare, il collettivo di fisica d’una volta s’è trasferito in sala professori. Non più giovani rivoluzionari, ma attempati docenti della materia, altrettanto convinti però di dover presidiare un territorio che sentono proprio, inviolabile, messo a rischio dalle forze della reazione. Non potendo, forse per motivi anagrafici, impugnare gli stalin, gli autonominatisi difensori della libera scienza hanno impugnato la tastiera e hanno aderito a un appello (ora non si capisce bene promosso quando, da chi e con quale fine preciso) che lancia lo slogan: «Fuori il papa dall’università». Nel nome di Galileo, poveretto, ci si propone di chiudere la saracinesca in faccia a un pers onaggio sicuramente scomodo e certo più propenso a dividere il gregge che a riunirlo. Un personaggio, però, che oltre (anzi, prima) che un pontefice, è indiscutibilmente un intellettuale di livello mondiale. Proprio questo colpisce, nella rivolta dei professori…: la fuga di fronte al confronto con un uomo che intenzionalmente e fastidiosamente mette in discussione i paradigmi del positivismo, ma che quando parla di limiti e non neutralità della scienza dovrebbe suonare famigliare a fisici di sinistra non confusi dalla paura. …È impegnativo, più che studiare le particelle e compilare il foglio ferie. Come cattivi studenti, i prof di fisica vorrebbero evitare l’impegno, far tacere l’intruso, escluderlo da casa loro (loro?). …

 

[Una sconfitta nel nome di Galileo – Europa 15-01-08]

 

 

…Benedetto XVI ha preferito non recitare la parte dell’ospite sgradito. Ha preferito evitare allo Stato italiano la vergogna di dover difendere la sua presenza all’Università di Roma schierando i reparti antisommossa, e ha deciso di rinunciare alla sua visita. È una grande vittoria dei laici. …Hanno trionfato i grandi pedagoghi democratici che nei giorni scorsi, dall’alto della loro sapienza, avevano detto il fatto loro a Joseph Ratzinger definendolo una personalità «intellettualmente inconsistente». … Laicità? Sì, una laicità opportunista, nutrita di uno scientismo patetico, arrogante nella sua cieca radicalità. …

 

[Ernesto Galli della Loggia, Una sconfitta del Paese – Corriere della Sera 16-01-08]

 

 

La vergogna è un sentimento laico, oggi. Vergogna per il fatto che una minoranza laicista ignorante, intollerante, violenta è riuscita a togliere il diritto di parola a un filosofo e teologo accolto a braccia aperte nelle principali università di tutto il mondo, prima e dopo la sua elezione a Papa. Vergogna per il fatto che una grande Università europea, fondata da Bonifacio VIII nel quattordicesimo secolo, è stata degradata ulteriormente e addirittura abbassata sotto l’infimo rango che purtroppo è suo da molti anni, quello di epicentro dell’insolenza intellettuale, dell’idiosincrasia epidermica verso il confronto delle idee e delle culture, di una corsa irrazionalistica verso il vuoto nichilista nella forma della beceraggine, del dileggio, del linciaggio in effigie travestito da goliardismo e da anticlericalismo… in odio a un uomo mite, colto, sensibile , il professor Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, il cui pensiero è regolarmente travisato, per stupidità ideologica, da coloro che pretenderebbero per sé la palma del libero pensiero. …

 

[La vergogna della Sapienza – Il Foglio 16-01-08]

 

 

Tra le diverse ragioni che hanno determinato la mancata visita del papa alla Sapienza, – l’ennesima mistificazione fatta da illustri intellettuali e dai soliti noti sulle vere parole del papa, l’amplificazione mediatica della protesta di pochi professori e studenti violenti, la conseguente incapacità a garantire l’ordine pubblico nella capitale…–, quella ideologica è di particolare interesse perché è all& rsquo;origine di tutte le altre. …I fautori della “libera ricerca” ritengono che il papa possa parlare in una università, a patto di condividere la loro visione del mondo e delle cose e considerano un’inammissibile ingerenza quel richiamo ad allargare la ragione da lui richiesto a Ratisbona e ripetuto sempre nel discorso che avrebbe voluto pronunciare alla Sapienza: “Il pericolo del mondo occidentale – per parlare solo di questo – è oggi che l’uomo, proprio in considerazione della grandezza del suo sapere e potere, si arrenda davanti alla questione della verità. E ciò significa allo stesso tempo che la ragione, alla fine, si piega davanti alla pressione degli interessi e all’attrattiva dell’utilità, costretta a riconoscerla come criterio ultimo”. …La ragione dell’opposizione ad un papa che nella sua vita non ha mai evitato il confronto con chiunque è il suo non as servimento a quel radicalismo relativista, scettico e materialista che ha già appiattito la vita della scienza e della cultura negli ultimi tre secoli. Non si tratta più di scienza: si tratta di ideologia, un sistema di idee che decide di evitare il confronto attribuendosi, in contraddizione con lo stesso relativismo sbandierato, il monopolio della verità e della moralità. …Oltre a rendere l’università italiana una “discarica ideologica” - come recita un volantino di Cl sull’argomento – questa posizione rappresenta l’alba di un nuovo inquietante stato etico intollerante e oppressivo. …

 

[Gi orgio Vittadini, La discarica ideologica dell’intolleranza – il Giornale 18-01-08]

 

 

Un passo indietro. Una contestazione che vale, in un attimo, un salto di quarant’anni a quel discusso e discutibile ’68. «Li ho sentiti anche in televisione dopo l’annuncio, l’esultanza. E pensavo: questi giovani purtroppo non hanno il senso della realtà e sono fermi almeno a 40 anni fa». Il vicario di Roma, Camillo Ruini, guarda con malinconica constatazione a quel gruppuscolo di universitari che, trascinati dai docenti accademici di sinistra intellighentsia, hanno messo al bando il Papa dalla Sapienza, facendo respirare l’aria di un’epoca storica e sociale che si credeva ormai sepolta in archivio. E ora Ruini chiama a raccolta il mondo cattolico: solidarietà a Benedetto XVI, appuntamento a domenica, tutti all’Angelus. …«Invito i fedeli, ma anche tutti i romani… Tutta la gente di Roma, praticamente tutta, è molto vicina al Papa e questa iniziativa di domenica ha il senso di dare serenità a tutti. Di far sentire che nella capitale c’è un popolo solo e che questo popolo è vicino al vescovo di Roma, lo apprezza e lo ama». …

 

[Stefano Giani, E Ruini mobilita i cattolici: «Domenica tutti all’Angelus» – il Giornale  17-01-08]

DA Libed. news









Postato il Mercoledģ, 23 gennaio 2008 ore 21:32:14 CET di Filippo Laganą
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