da Repubblica.it
L'insegnante 23enne che lo scorso febbraio ferì con le forbici un bimbo
di sette anni. Lesioni colpose, pena sospesa. Potrà tornare in cattedra
Milano, tagliò la lingua a un alunno
maestra condannata a due mesi
MILANO - Due mesi di reclusione, pena sospesa e non menzione della condanna per il reato di lesioni colpose. E' questa la sentenza emessa dal giudice di Milano nei confronti di Rosa S., la maestra di 23 anni che il 20 febbraio dell'anno scorso ferì alla lingua un alunno tunisino di sette anni con un paio di forbici. Un verdetto che consentirà alla giovane di tornare a insegnare.
Il giudice Laura Cairati, dopo la richiesta di condanna a quattro mesi avanzata dal pm, ha condannato l'insegnante a due mesi di carcere anche in virtù dello sconto di pena previsto dal rito abbreviato, e ha riqualificato l'accusa di lesioni volontarie in quella meno grave di lesioni colpose. A favore del bambino e della madre, parti civili nel processo, il giudice ha disposto una provvisionale di 7.000 euro complessivi oltre al risarcimento da quantificare in sede civile.
"Siamo parzialmente soddisfatti. Rispettiamo sempre la sentenza del giudice. Siamo soddisfatti della derubricazione del reato anche se siamo convinti che si sia trattato di un fatto accidentale" è stato il commento di Gaetano Lipiani, difensore dell'insegnante. "La ragazza è rimasta traumatizzata", ha proseguito l'avvocato, sottolineando però che "con questa derubricazione la maestra potrà tornare a insegnare". Quindi ha concluso: "Ora speriamo bene in appello".
"La sentenza stupisce. Ora attenderò le leggere le motivazioni e se non mi convinceranno ricorrerò in appello", ha detto il pm di Milano Marco Ghezzi dopo il verdetto. Il legale di parte civile, Piero Porciani, ha espresso "solidarietà e umana comprensione" nei confronti dell'insegnante che, a suo parere, "si è trovata in una vicenda più grande di lei". L'avvocato ha definito "equa" la sentenza in quanto "riconosce la responsabilità ma non è eccessivamente pesante nei confronti dell'imputata, che comunque non poteva sperare in un'assoluzione". Il legale ha sottolineato la responsabilità delle istituzioni nella vicenda: "Non si lascia una ragazzina poco più che ventenne a gestire una classe completamente da sola".
L'insegnante 23enne che lo scorso febbraio ferì con le forbici un bimbo
di sette anni. Lesioni colpose, pena sospesa. Potrà tornare in cattedra
Milano, tagliò la lingua a un alunno
maestra condannata a due mesi
MILANO - Due mesi di reclusione, pena sospesa e non menzione della condanna per il reato di lesioni colpose. E' questa la sentenza emessa dal giudice di Milano nei confronti di Rosa S., la maestra di 23 anni che il 20 febbraio dell'anno scorso ferì alla lingua un alunno tunisino di sette anni con un paio di forbici. Un verdetto che consentirà alla giovane di tornare a insegnare.
Il giudice Laura Cairati, dopo la richiesta di condanna a quattro mesi avanzata dal pm, ha condannato l'insegnante a due mesi di carcere anche in virtù dello sconto di pena previsto dal rito abbreviato, e ha riqualificato l'accusa di lesioni volontarie in quella meno grave di lesioni colpose. A favore del bambino e della madre, parti civili nel processo, il giudice ha disposto una provvisionale di 7.000 euro complessivi oltre al risarcimento da quantificare in sede civile.
"Siamo parzialmente soddisfatti. Rispettiamo sempre la sentenza del giudice. Siamo soddisfatti della derubricazione del reato anche se siamo convinti che si sia trattato di un fatto accidentale" è stato il commento di Gaetano Lipiani, difensore dell'insegnante. "La ragazza è rimasta traumatizzata", ha proseguito l'avvocato, sottolineando però che "con questa derubricazione la maestra potrà tornare a insegnare". Quindi ha concluso: "Ora speriamo bene in appello".
"La sentenza stupisce. Ora attenderò le leggere le motivazioni e se non mi convinceranno ricorrerò in appello", ha detto il pm di Milano Marco Ghezzi dopo il verdetto. Il legale di parte civile, Piero Porciani, ha espresso "solidarietà e umana comprensione" nei confronti dell'insegnante che, a suo parere, "si è trovata in una vicenda più grande di lei". L'avvocato ha definito "equa" la sentenza in quanto "riconosce la responsabilità ma non è eccessivamente pesante nei confronti dell'imputata, che comunque non poteva sperare in un'assoluzione". Il legale ha sottolineato la responsabilità delle istituzioni nella vicenda: "Non si lascia una ragazzina poco più che ventenne a gestire una classe completamente da sola".