La scadenza
Entro la fine di gennaio tutti gli studenti dovranno iscriversi alle Superiori L'insegnante-scrittrice Paola Mastrocola:
tutti i percorsi hanno dignità, non inseguite il classico
Scuola, la scelta dei 600 mila
Liceo o istituto tecnico? Parola ai tredicenni.
Il futuro dopo le medie: guida per decidere
Annachiara Sacchi Il Corriere della Sera del 31/12/2007
Tempo scaduto.
Dopo gli open day e i tour de force nelle scuole, dopo le consultazioni, le dispute familiari sull'indirizzo migliore — classico o scientifico? —, dopo i passaparola e i «non ci divideremo mai» giurati tra compagni di classe, è arrivato il momento di buttarsi. Entro il 30 gennaio tutti gli studenti di terza media devono iscriversi a un istituto superiore. Un mese. Poi i giochi sono fatti. Il proprio destino è in mano a una scelta. Fatta al buio. «Perché i ragazzi vanno aiutati e informati — dice l'insegnante e scrittore Domenico Starnone — ma alla fine dovranno essere loro a decidere».
La carica dei 600 mila
Sono quasi 600 mila i tredicenni che in questi giorni stanno valutando a quale liceo, istituto tecnico o professionale iscriversi (su un totale di due milioni e mezzo di giovani italiani che, a settembre, entreranno per la prima volta in scuola elementare, media o superiore). Per loro, alcune novità — tra queste, il patto scuola-famiglia-studente — e una circolare che in 14 paragrafi affronta temi come l'obbligo scolastico, la privacy, il merito. «Abbiamo cercato di rispondere a tutte le domande delle famiglie», spiega il direttore generale degli Ordinamenti scolastici al ministero dell'Istruzione, Mario Giacomo Dutto.
La scelta
Per chiara che sia la circolare, il dubbio resta: quale scuola scegliere? Niente di più difficile. Soprattutto per i genitori. Bisogna assecondare le inclinazioni del proprio figlio e pensare alla sua carriera, tenere a mente le centinaia di informazioni raccolte durante gli open day di presentazione (e a gennaio c'è una seconda ondata di appuntamenti, destinati agli indecisi dell'ultima ora), ascoltare i consigli di tutti.
Un rebus. Cui molte volte si aggiungono questioni familiari (intere generazioni che hanno frequentato solo lo scientifico come fanno a digerire un figlio con il pallino del disegno?) e di amicizia (guai separare i due compagni di banco anche se uno legge decine di libri e l'altro capisce solo le equazioni). «Per questo — commenta Paola Mastrocola, professoressa in un liceo di Torino e autrice del best seller "La scuola raccontata al mio cane" — bisogna affidarsi al caso».
Salto nel vuoto
Scuola superiore, un salto nel vuoto. Non esiste classifica degli istituti migliori (solo il mensile Tuttoscuola, lo scorso giugno, ha steso una graduatoria provinciale assegnando a Forlì e Cesena il primato dell'istruzione più efficace), in nessun sito compaiono le sezioni perfette. La «qualità», insomma, è quasi impossibile da certificare. Basta che un prof vada in pensione, che una docente sia in maternità per cambiare i destini di una classe. E allora non resta che tenere d'occhio le proposte inserite nel «pof» — piano dell'offerta formativa — di ogni istituto: «patentino», «corsi opzionali », «attività extracurricolari», «lingua aggiuntiva».
Certo, poi ci sono le scuole blasonate — come il Mamiani e il Tasso di Roma, il Parini di Milano, il Massimo d'Azeglio di Torino. Ma anche in questi casi non c'è altro giudice se non la vulgata, quel bagaglio di esperienze altrui («il mio si è trovato benissimo; pessima scuola; insegnanti incapaci») che sono esclusivamente frutto di casi personali.
«I genitori si rassegnino — continua Paola Mastrocola —: ogni alunno avrà buoni e cattivi docenti. E la smettano di cercare di determinare il destino dei figli. Perché tanto non ci riusciranno mai». Altro consiglio: «Noi insegnanti siamo stufi di mamme e papà che fanno fare il liceo ai loro ragazzi per farsi belli con gli amici. Piuttosto, bisogna dare dignità a tutti i tipi di scuola. Altrimenti, come è successo ultimamente, si prendono d'assalto i licei e, di conseguenza, si assiste a un continuo abbassamento del livello di preparazione dei ragazzi».
Boom dei licei
Crisi dei tecnici e professionali, boom del classico e dello scientifico. Ecco il trend degli ultimi anni. Se nel 1995/6 i ragazzi che frequentavano la prima superiore in un liceo rappresentavano il 34 per cento del totale, ora la percentuale è salita al 39,4 per cento. Sempre rispetto agli anni 90, sono crollati del 6,7 per cento i giovani iscritti ai tecnici (nonostante la «boccata di ossigeno» ricevuta dai giovani extracomunitari).
Il record
Quest'anno i licei italiani raccolgono il 43,1 per cento della popolazione scolastica delle superiori. Con la conseguenza che i ginnasi e gli scientifici più richiesti devono definire «criteri di ammissione» per selezionare le richieste in eccesso. Dunque, al momento dell'iscrizione, si terrà conto non solo della presenza di fratelli o sorelle del «candidato» in quella scuola, ma anche del suo profitto. Scatenando, così, l'ira dei genitori. «Capisco certe proteste — ammette Innocente Pessina, preside del liceo classico Berchet di Milano— ma purtroppo il numero di aule è limitato e la realtà è questa: la maggior parte dei ginnasiali che abbandona dopo due mesi esce dalle medie con la sufficienza. I genitori facciano un bagno di realismo: non c'è niente di peggio che illudere un ragazzo. E diano ascolto al giudizio orientativo dei professori».
La svolta
«La corsa ai licei c'è stata, è vero — precisa Mario Dutto — e ha lasciato molte vittime. Per questo il ministro Giuseppe Fioroni, il 14 dicembre scorso, ha istituito una commissione che dovrà rivedere i programmi degli istituti tecnici e professionali». Entro qualche mese, dunque, sarà pronta una proposta di riorganizzazione di questi percorsi formativi. Enrico Panini, segretario generale della Federazione lavoratori della conoscenza Cgil, è ottimista: «Il momento più critico è stato superato. Arginati gli effetti della riforma Moratti che affidava i tecnici e i professionali alle Regioni, siamo in risalita». Si vedrà a settembre. «E in ogni caso — concludono i presidi — meglio fare un buon professionale che un classico "zoppicante"». Perché le ultime misure approvate dal governo sull'accesso alle lauree a numero chiuso parlano chiaro: è il risultato degli ultimi tre anni di scuola a fare la differenza.
I percorsi
Una circolare del ministero in 14 paragrafi fa il punto sui percorsi per decidere il futuro dopo le medie.
«Abbiamo cercato di rispondere a tutte le domande delle famiglie»
Entro la fine di gennaio tutti gli studenti dovranno iscriversi alle Superiori L'insegnante-scrittrice Paola Mastrocola:
tutti i percorsi hanno dignità, non inseguite il classico
Scuola, la scelta dei 600 mila
Liceo o istituto tecnico? Parola ai tredicenni.
Il futuro dopo le medie: guida per decidere
Annachiara Sacchi Il Corriere della Sera del 31/12/2007
Tempo scaduto.
Dopo gli open day e i tour de force nelle scuole, dopo le consultazioni, le dispute familiari sull'indirizzo migliore — classico o scientifico? —, dopo i passaparola e i «non ci divideremo mai» giurati tra compagni di classe, è arrivato il momento di buttarsi. Entro il 30 gennaio tutti gli studenti di terza media devono iscriversi a un istituto superiore. Un mese. Poi i giochi sono fatti. Il proprio destino è in mano a una scelta. Fatta al buio. «Perché i ragazzi vanno aiutati e informati — dice l'insegnante e scrittore Domenico Starnone — ma alla fine dovranno essere loro a decidere».
La carica dei 600 mila
Sono quasi 600 mila i tredicenni che in questi giorni stanno valutando a quale liceo, istituto tecnico o professionale iscriversi (su un totale di due milioni e mezzo di giovani italiani che, a settembre, entreranno per la prima volta in scuola elementare, media o superiore). Per loro, alcune novità — tra queste, il patto scuola-famiglia-studente — e una circolare che in 14 paragrafi affronta temi come l'obbligo scolastico, la privacy, il merito. «Abbiamo cercato di rispondere a tutte le domande delle famiglie», spiega il direttore generale degli Ordinamenti scolastici al ministero dell'Istruzione, Mario Giacomo Dutto.
La scelta
Per chiara che sia la circolare, il dubbio resta: quale scuola scegliere? Niente di più difficile. Soprattutto per i genitori. Bisogna assecondare le inclinazioni del proprio figlio e pensare alla sua carriera, tenere a mente le centinaia di informazioni raccolte durante gli open day di presentazione (e a gennaio c'è una seconda ondata di appuntamenti, destinati agli indecisi dell'ultima ora), ascoltare i consigli di tutti.
Un rebus. Cui molte volte si aggiungono questioni familiari (intere generazioni che hanno frequentato solo lo scientifico come fanno a digerire un figlio con il pallino del disegno?) e di amicizia (guai separare i due compagni di banco anche se uno legge decine di libri e l'altro capisce solo le equazioni). «Per questo — commenta Paola Mastrocola, professoressa in un liceo di Torino e autrice del best seller "La scuola raccontata al mio cane" — bisogna affidarsi al caso».
Salto nel vuoto
Scuola superiore, un salto nel vuoto. Non esiste classifica degli istituti migliori (solo il mensile Tuttoscuola, lo scorso giugno, ha steso una graduatoria provinciale assegnando a Forlì e Cesena il primato dell'istruzione più efficace), in nessun sito compaiono le sezioni perfette. La «qualità», insomma, è quasi impossibile da certificare. Basta che un prof vada in pensione, che una docente sia in maternità per cambiare i destini di una classe. E allora non resta che tenere d'occhio le proposte inserite nel «pof» — piano dell'offerta formativa — di ogni istituto: «patentino», «corsi opzionali », «attività extracurricolari», «lingua aggiuntiva».
Certo, poi ci sono le scuole blasonate — come il Mamiani e il Tasso di Roma, il Parini di Milano, il Massimo d'Azeglio di Torino. Ma anche in questi casi non c'è altro giudice se non la vulgata, quel bagaglio di esperienze altrui («il mio si è trovato benissimo; pessima scuola; insegnanti incapaci») che sono esclusivamente frutto di casi personali.
«I genitori si rassegnino — continua Paola Mastrocola —: ogni alunno avrà buoni e cattivi docenti. E la smettano di cercare di determinare il destino dei figli. Perché tanto non ci riusciranno mai». Altro consiglio: «Noi insegnanti siamo stufi di mamme e papà che fanno fare il liceo ai loro ragazzi per farsi belli con gli amici. Piuttosto, bisogna dare dignità a tutti i tipi di scuola. Altrimenti, come è successo ultimamente, si prendono d'assalto i licei e, di conseguenza, si assiste a un continuo abbassamento del livello di preparazione dei ragazzi».
Boom dei licei
Crisi dei tecnici e professionali, boom del classico e dello scientifico. Ecco il trend degli ultimi anni. Se nel 1995/6 i ragazzi che frequentavano la prima superiore in un liceo rappresentavano il 34 per cento del totale, ora la percentuale è salita al 39,4 per cento. Sempre rispetto agli anni 90, sono crollati del 6,7 per cento i giovani iscritti ai tecnici (nonostante la «boccata di ossigeno» ricevuta dai giovani extracomunitari).
Il record
Quest'anno i licei italiani raccolgono il 43,1 per cento della popolazione scolastica delle superiori. Con la conseguenza che i ginnasi e gli scientifici più richiesti devono definire «criteri di ammissione» per selezionare le richieste in eccesso. Dunque, al momento dell'iscrizione, si terrà conto non solo della presenza di fratelli o sorelle del «candidato» in quella scuola, ma anche del suo profitto. Scatenando, così, l'ira dei genitori. «Capisco certe proteste — ammette Innocente Pessina, preside del liceo classico Berchet di Milano— ma purtroppo il numero di aule è limitato e la realtà è questa: la maggior parte dei ginnasiali che abbandona dopo due mesi esce dalle medie con la sufficienza. I genitori facciano un bagno di realismo: non c'è niente di peggio che illudere un ragazzo. E diano ascolto al giudizio orientativo dei professori».
La svolta
«La corsa ai licei c'è stata, è vero — precisa Mario Dutto — e ha lasciato molte vittime. Per questo il ministro Giuseppe Fioroni, il 14 dicembre scorso, ha istituito una commissione che dovrà rivedere i programmi degli istituti tecnici e professionali». Entro qualche mese, dunque, sarà pronta una proposta di riorganizzazione di questi percorsi formativi. Enrico Panini, segretario generale della Federazione lavoratori della conoscenza Cgil, è ottimista: «Il momento più critico è stato superato. Arginati gli effetti della riforma Moratti che affidava i tecnici e i professionali alle Regioni, siamo in risalita». Si vedrà a settembre. «E in ogni caso — concludono i presidi — meglio fare un buon professionale che un classico "zoppicante"». Perché le ultime misure approvate dal governo sull'accesso alle lauree a numero chiuso parlano chiaro: è il risultato degli ultimi tre anni di scuola a fare la differenza.
I percorsi
Una circolare del ministero in 14 paragrafi fa il punto sui percorsi per decidere il futuro dopo le medie.
«Abbiamo cercato di rispondere a tutte le domande delle famiglie»