Replica all’articolo di Giorgio De Rienzo sui “professori dilettanti”
A scuola si sta male. Stanno male i ragazzi, stanno male i docenti.
Possono essere opportune e utili alcune precisazioni all’articolo di Giorgio De Rienzo “Dai professori dilettanti alla speranza delle SSIS” sul Corriere della Sera del 20 dicembre 2007 (*).
Non c’è dubbio che il recente rapporto Ocse-Pisa fotografi impietosamente la (im)preparazione dei ragazzi 15-enni italiani e di conseguenza l’(in)efficienza della nostra scuola.
Partendo da questo rapporto, il prof. Guido De Rienzo stabilisce una prima relazione biunivoca tra la scarsa preparazione degli studenti e la responsabilità degli insegnanti (dilettanti, appunto) e poi una seconda relazione biunivoca tra questi dilettanti e la preparazione da loro ricevuta nelle università a partire dagli anni settanta.
Mi sembrano collegamenti troppo semplici e semplicistici. Perciò sbagliati e ingannevoli in quanto modelli inidonei di una realtà più vasta e complessa.
Ovviamente la preparazione degli studenti dipende anche dai docenti, ma non solo da loro. Certamente fra i docenti ce ne sono non all’altezza, ma più o meno come in tutte le altre categorie: medici, elettricisti, avvocati, piastrellisti, sacerdoti, orologiai, sportivi, ecc.
Il processo di insegnamento-apprendimento è complesso e richiede strutture, attrezzature, organizzazione, burocrazia, scelte strategiche, fondi adeguati. Oltre ai docenti, sono coinvolti: presidi, personale ausiliario, provveditori, fino al ministro, ai partiti, ai sindacati, al parlamento, e poi famiglie e società in genere. Perché, quando le cose non vanno, sono chiamati in causa solo e sempre i professori? E tutto il resto del sistema?
Se, ad esempio, treni, aerei, ospedali non funzionano è solo colpa di ferrovieri, piloti, medici e infermieri? Certamente no.
Ma torniamo alla scuola e agli insegnanti. Ci saranno anche le responsabilità di chi li forma (Università e adesso SSIS) e di chi li seleziona. Ma ci saranno anche inefficienze, a volte determinanti, legate alle strutture e alle attrezzature.
Facciamo un riferimento reale. Parliamo degli alunni che dalla terza media si devono iscrivere al primo anno della scuola superiore. In questo periodo (dicembre-gennaio) sono contattati dalle scuole per le c.d. attività di orientamento di entrata. Si tratta in sostanza di propaganda e proselitismo porta-a-porta. I docenti del superiore vanno nelle scuole medie per illustrare la loro scuola. E’ un’attività, che richiede tempo (qualche volta addirittura a scapito dell’attività didattica diurna), risulta onerosa per viaggi e stampa di depliant, ed ha come ricaduta le nuove iscrizioni necessarie e indispensabili a mantenere in piedi l’istituto superiore. Ovviamente le scuole sono presentate al meglio come attrezzate ed efficienti, serie ma facili e con sicuri sbocchi lavorativi.
Ma poi cosa trovano – a volte - i ragazzi arrivati al superiore?
Edifici fatiscenti, aule inadatte con le pareti sberciate e piene di scritte (la tinteggiatura di un’aula può costare 30 euro!), i banchi disastrati (come se la guerra fosse finita ieri): in alcune aule ne ho contati anche di otto tipi e colori diversi, sedie anch’esse mal ridotte: a volte troppo alte, troppo basse, pericolose, sempre scomode, finestre mai lavate e prive di schermatura per il sole, porta dell’aula scardinata o addirittura mancante (mi è successo quest’anno), lavagna fratturata e frigida al gesso, illuminazione elettrica….riscaldamento invernale …
E poi i propagandati laboratori? A volte inesistenti oppure smantellati e trasformati in aule perché la scuola è cresciuta o ha dovuto cedere aule ad altre scuole, con scarsissime attrezzature attuali e funzionanti, senza o con insufficiente personale addetto (ITP e tecnici). Anche la palestra può avere problemi simili a quelli dei laboratori.
E i bagni? Alcuni sono in situazioni terribili e mai adeguatamente sorvegliati e puliti. Tutti sanno che vi si fumano spinelli e forse si spaccia. Non si spiegano altrimenti le frequentazioni assidue e i comportamenti strani di alcuni alunni. Nessuno interviene seriamente.
E’ vero che la gestione di aule, laboratori, bagni e attrezzature spetta alle Province. Ma il MPI potrebbe ben monitorare se esse rispondono a standard minimi, magari campionando gli istituti.
E gli on.li deputati e senatori? A cominciare da quelli delle Commissioni competenti, perché non visitano, periodicamente e senza preavviso, almeno alcune scuole come fanno per le carceri?
E i compagni di classe? Ci sono sempre alcuni ripetenti, a volte qualcuno di 16 o 17 anni. Questi possono prendere l’egemonia e comandare. Si fanno eleggere rappresentanti per poter uscire più di frequente, impongono agli altri di non fare i compiti ed altro ancora.
E gli insegnanti? C’è ancora oltre il 20% di precari e la loro precarietà mal gestita dal MPI e dai provveditorati (ora USP) li fa alternare - numerosi e più volte - fino a tutto il mese di dicembre, in particolare negli istituti poco ambiti per vari motivi. Sono intuibili i danni all’apprendimento e al comportamento e lo stimolo al bullismo.
Ci sono anche queste situazioni che causano i deludenti risultati Ocse-Pisa e vanno tenute presenti.
A scuola si sta male. Stanno male i ragazzi, stanno male i docenti.
Possono essere opportune e utili alcune precisazioni all’articolo di Giorgio De Rienzo “Dai professori dilettanti alla speranza delle SSIS” sul Corriere della Sera del 20 dicembre 2007 (*).
Non c’è dubbio che il recente rapporto Ocse-Pisa fotografi impietosamente la (im)preparazione dei ragazzi 15-enni italiani e di conseguenza l’(in)efficienza della nostra scuola.
Partendo da questo rapporto, il prof. Guido De Rienzo stabilisce una prima relazione biunivoca tra la scarsa preparazione degli studenti e la responsabilità degli insegnanti (dilettanti, appunto) e poi una seconda relazione biunivoca tra questi dilettanti e la preparazione da loro ricevuta nelle università a partire dagli anni settanta.
Mi sembrano collegamenti troppo semplici e semplicistici. Perciò sbagliati e ingannevoli in quanto modelli inidonei di una realtà più vasta e complessa.
Ovviamente la preparazione degli studenti dipende anche dai docenti, ma non solo da loro. Certamente fra i docenti ce ne sono non all’altezza, ma più o meno come in tutte le altre categorie: medici, elettricisti, avvocati, piastrellisti, sacerdoti, orologiai, sportivi, ecc.
Il processo di insegnamento-apprendimento è complesso e richiede strutture, attrezzature, organizzazione, burocrazia, scelte strategiche, fondi adeguati. Oltre ai docenti, sono coinvolti: presidi, personale ausiliario, provveditori, fino al ministro, ai partiti, ai sindacati, al parlamento, e poi famiglie e società in genere. Perché, quando le cose non vanno, sono chiamati in causa solo e sempre i professori? E tutto il resto del sistema?
Se, ad esempio, treni, aerei, ospedali non funzionano è solo colpa di ferrovieri, piloti, medici e infermieri? Certamente no.
Ma torniamo alla scuola e agli insegnanti. Ci saranno anche le responsabilità di chi li forma (Università e adesso SSIS) e di chi li seleziona. Ma ci saranno anche inefficienze, a volte determinanti, legate alle strutture e alle attrezzature.
Facciamo un riferimento reale. Parliamo degli alunni che dalla terza media si devono iscrivere al primo anno della scuola superiore. In questo periodo (dicembre-gennaio) sono contattati dalle scuole per le c.d. attività di orientamento di entrata. Si tratta in sostanza di propaganda e proselitismo porta-a-porta. I docenti del superiore vanno nelle scuole medie per illustrare la loro scuola. E’ un’attività, che richiede tempo (qualche volta addirittura a scapito dell’attività didattica diurna), risulta onerosa per viaggi e stampa di depliant, ed ha come ricaduta le nuove iscrizioni necessarie e indispensabili a mantenere in piedi l’istituto superiore. Ovviamente le scuole sono presentate al meglio come attrezzate ed efficienti, serie ma facili e con sicuri sbocchi lavorativi.
Ma poi cosa trovano – a volte - i ragazzi arrivati al superiore?
Edifici fatiscenti, aule inadatte con le pareti sberciate e piene di scritte (la tinteggiatura di un’aula può costare 30 euro!), i banchi disastrati (come se la guerra fosse finita ieri): in alcune aule ne ho contati anche di otto tipi e colori diversi, sedie anch’esse mal ridotte: a volte troppo alte, troppo basse, pericolose, sempre scomode, finestre mai lavate e prive di schermatura per il sole, porta dell’aula scardinata o addirittura mancante (mi è successo quest’anno), lavagna fratturata e frigida al gesso, illuminazione elettrica….riscaldamento invernale …
E poi i propagandati laboratori? A volte inesistenti oppure smantellati e trasformati in aule perché la scuola è cresciuta o ha dovuto cedere aule ad altre scuole, con scarsissime attrezzature attuali e funzionanti, senza o con insufficiente personale addetto (ITP e tecnici). Anche la palestra può avere problemi simili a quelli dei laboratori.
E i bagni? Alcuni sono in situazioni terribili e mai adeguatamente sorvegliati e puliti. Tutti sanno che vi si fumano spinelli e forse si spaccia. Non si spiegano altrimenti le frequentazioni assidue e i comportamenti strani di alcuni alunni. Nessuno interviene seriamente.
E’ vero che la gestione di aule, laboratori, bagni e attrezzature spetta alle Province. Ma il MPI potrebbe ben monitorare se esse rispondono a standard minimi, magari campionando gli istituti.
E gli on.li deputati e senatori? A cominciare da quelli delle Commissioni competenti, perché non visitano, periodicamente e senza preavviso, almeno alcune scuole come fanno per le carceri?
E i compagni di classe? Ci sono sempre alcuni ripetenti, a volte qualcuno di 16 o 17 anni. Questi possono prendere l’egemonia e comandare. Si fanno eleggere rappresentanti per poter uscire più di frequente, impongono agli altri di non fare i compiti ed altro ancora.
E gli insegnanti? C’è ancora oltre il 20% di precari e la loro precarietà mal gestita dal MPI e dai provveditorati (ora USP) li fa alternare - numerosi e più volte - fino a tutto il mese di dicembre, in particolare negli istituti poco ambiti per vari motivi. Sono intuibili i danni all’apprendimento e al comportamento e lo stimolo al bullismo.
Ci sono anche queste situazioni che causano i deludenti risultati Ocse-Pisa e vanno tenute presenti.