Prefazione
I fenomeni connessi a comportamenti di tipo bullistico, che si esprimono sotto
forma di prepotenze di diverso genere e natura, sono una realtà diffusa, spesso
negata o latente o sottovalutata, celantesi nelle pieghe della routine di tutte
le Istituzioni Scolastiche di ogni ordine e grado. Di fronte a queste azioni di
vera e propria "violenza" spesso cala il silenzio, un silenzio colpevole, che
perpetua il problema senza che qualcuno intervenga per porvi rimedio.
Il compito delle Istituzioni Scolastiche, luogo elettivo di Educazione alla
Legalità, non può che essere quello di non chiudere gli occhi, di conoscere e
riconoscere le dinamiche "bullistiche", di trasformarle progettando interventi
di tipo preventivo non episodici né occasionali.
È proprio nella convinzione che il ruolo della Scuola sia determinante per la
costruzione di una cultura della Legalità che il nostro Ministro ci ha
sollecitati, con la Circolare del 5 febbraio 2007, a costituire in ogni Ufficio
Scolastico Regionale un Osservatorio permanente sul fenomeno del bullismo con lo
scopo di garantire monitoraggio costante, supporto alle attività promosse dalle
scuole, collegamento interistituzionale in materia di Educazione alla Legalità.
Accogliendo con convinzione le indicazione della C.M. suddetta, il nostro
Ufficio ha costituito, con Decreto del 29 marzo 2007 prot. N. 8629,
l'Osservatorio Regionale che si è messo subito a lavoro e che ha prodotto
'Linee-Guida per l'Educazione alla Legalità e la prevenzione del Bullismo' che
intendono essere uno strumento di indirizzo operativo per le Istituzioni
Scolastiche siciliane, Le Linee-Guida, infatti, coinvolgendo i diversi livelli
del sistema scolastico regionale (USR, UU.SS.PP., Scuole) possono favorire
l'implementazione e la sperimentazione "permanente" di iniziative volte sia alla
formazione del personale scolastico che all'intervento con gli allievi e le loro
famiglie in sinergie con le altre Istituzioni (EE.LL., Forze dell' Ordine,
Magistratura, ALl, Università, Agenzie Terzo settore.) al fine di costituire un
network operativo che affronti le complesse sfaccettature implicate nel
fenomeno. La natura interistituzionale dell'Osservatorio e la logica di sistema
che sorregge le Linee-Guida riteniamo siano una garanzia per una presa in carico
significativa e profonda di un fenomeno complesso che necessità di essere
affrontato con urgenza in una prospettiva plurale che sia in grado di coglierne
la trasversalità ecosistemica (il bullismo è un fenomeno che non riguarda solo
la scuola ma la società nel suo complesso). In ogni caso il nostro obiettivo
resta quello di mobilitare le energie migliori presenti nel sistema scolastico
affinché si costruisca una sincera, attenta, permanente attenzione al valore
della "Persona" in un contesto socio-relazionale che sia attraversato da un
genuino sentimento di Giustizia e Legalità.
Guido Di Stefano
Direttore Generale dell' Ufficio Scolastico Regionale per la Sicilia
1. Definizione del problema
Il fenomeno del bullismo, in una realtà come quella Siciliana, oltre ad
essere dipendente dalla rete di relazioni familiari e dalle dinamiche intra/interindividuali
che si evolvono all'interno dei specifici gruppi classe, dipende anche dai
modelli culturali presenti nel contesto sociale. Nel nostro territorio, infatti,
con più facilità si possono determinare intrecci fra "cultura mafiosa" e
comportamenti bullistici. Diventa, quindi, necessario distinguere i tipi di
codici culturali che, spesso, più o meno consapevolmente vengono utilizzati
anche all'interno del sistema scolastico..
Il fenomeno del bullismo è preoccupante non tanto per gli effetti immediati che
esso genera - anche se non vanno sottovalutati gli episodi di aggressività che
lo caratterizzano - quanto per gli sviluppi possibili in termini di
antisocialità e violenza. Al di là degli strumenti tecnici mediante i quali è
dato di affrontarlo, la dimensione educativa a lungo termine costituisce senza
alcun dubbio la via per contrastare il bullismo promuovendo atteggiamenti
sociali positivi.
Una qualsiasi azione educativa in tal senso richiede necessariamente il concorso
di più contesti tra loro in accordo: famiglia, scuola, comunità.
Di fronte ad una situazione complessa, difficile e non omogenea sul territorio
regionale, è necessario comprendere cosa possono fare le diverse agenzie
educative. Si tratta di costruire un sistema integrato che superi la
settorializzazione e che sia in grado di diventare esso stesso luogo di crescita
e incontro propositivo, di riconoscimento di diritti ed esercizio critico di
doveri.
Sempre più si avverte la necessità di un APPROCCIO FENOMENOLOGICO ed
ECOSISTEMICO che valorizzi le modalità con cui ogni soggetto "dona senso" sia ai
condizionamenti ricevuti sia alle esperienze realizzate.
Il piano di intervento deve essere principalmente centrato sulla prevenzione
attraverso il lavoro sulla prosocialità, la comunicazione ecologica, l'empatia,
la scoperta dei valori di ciascuno e dei valori comuni : bisogna 'smontare' le
premesse che danno vita alle prepotenze.
Il bullismo si manifesta attraverso comportamenti antisociali che possono
presentarsi anche precocemente nella vita dei minori; esso implica agiti
aggressivi che possono sfociare anche in violenza fisica, oltre che psicologica,
e si manifesta in diversi contesti.
La scuola svolge un ruolo fondamentale nei processi di
adattamento/disadattamento dei bambini e dei ragazzi. La qualità dell'esperienza
scolastica ,intesa globalmente non solo come successo o insuccesso, ma anche
come socializzazione, condivisione di esperienze, partecipazione, promozione,
crescita cognitiva e socio-affettiva del singolo e del gruppo, assume notevole
rilevanza ponendosi come fattore di protezione o di rischio rispetto ai
possibili percorsi evolutivi.
Più frequentemente il bullo è di sesso maschile, è un minore che non ha imparato
a dialogare con gli altri. Il bullo, solitamente, giustifica l'esercizio
dell'aggressività per raggiungere i propri scopi, mostra indifferenza nei
confronti della vittima, ha un forte bisogno di dominare gli altri e adotta
comportamenti aggressivi sia nei confronti dei coetanei che degli adulti. Di
solito i bulli hanno ricevuto un'educazione in ambienti ostili e, a volte, anche
violenti. Privilegiano come vittime bambini e ragazzi che percepiscono come
fragili e insicuri.
La vittima spesso presenta scarsa assertività, difficoltà emotive e
comunicative, si mostra passiva e sottomessa ai compagni, può
autocolpevolizzarsi o negare l'esistenza del problema ed è resa ancora più
vulnerabile dall'isolamento.
2. L' architettura organizzativa della scuola siciliana per contrastare il
fenomeno del bullismo
2.1. Le sinergie interistituzionali
L'ambito interistituzionale si configura come luogo privilegiato per fondare
nuovi "patti sociali" (culturali, economici e politici), rappresentativi delle
situazioni dinamiche di interazione a livello locale della pluralità dei
soggetti interessati a contrastare i fenomeni di bullismo, di violenza fisica o
psicologica tra bambini e/o adolescenti e a promuovere la formazione globale
della persona nell'ambito della cultura della legalità e del benessere.
La sinergia interistituzionale si configura come alleanza interistituzionale
pedagogica, culturale, organizzativa, formativa per l'ottimizzazione dell'uso
delle risorse nella prospettiva della contestualizzazione e del miglioramento
della qualità delle azioni da intraprendere tra i soggetti delle Istituzioni e
del privato sociale .
L' attenzione alle sinergie interistituzionali costituisce parte integrante
delle 'Linee di indirizzo generali ed azioni a livello nazionale per la
prevenzione e la lotta al bullismo' emanate dal M.P.I. per affrontare i nodi
cruciali di interesse comune connessi alle emergenti manifestazioni di tale
fenomeno, nell'ambito di una reciprocità di relazioni e collaborazioni tra le
istituzioni scolastiche e gli altri soggetti sociali, quali comunità locali,
Regioni, Università, Asl, Comuni, Province, Organismi Giudiziari, il privato
sociale, le associazioni maggiormente rappresentative degli studenti e dei
genitori, Consulte provinciale degli studenti, Osservatori sulla dispersione
scolastica, Comitati provinciali sull'Educazione alla salute.
Occorre inizialmente delineare una mappa delle risorse organizzative, delle
interazioni e delle eventuali collaborazioni.
Si auspica che vengano messe in atto le condizioni per potenziare le sinergie
interistituzionali e in particolar modo individuare delle competenze di ciascun
Ente e Istituzione e coordinare sul territorio gli interventi, utilizzando
strumenti operativi di diversa tipologia: Accordi di rete , Protocolli di
Intesa, Tavoli tecnici, Gruppi di lavoro, Consorzi fra enti ed associazioni
pubbliche e private,etc...
2.2 Osservatorio Regionale e Gruppo Tecnico Operativo di Supporto Regionale (G.T.O.S.R.)
Il Direttore Generale dell' U.S.R. per la Sicilia, viste le "Linee d' indirizzo
generali ed azioni a livello nazionale per la prevenzione e la lotta al
bullismo" emanate dal M.P.I. (prot. n. 16 del 5.2.2007), dispone, (prot. n.°
8629 del 29-03-2007), la Costituzione di un Osservatorio Regionale permanente
sul bullismo, quale centro polifunzionale al servizio delle istituzioni
scolastiche, anche in rete.
L' Osservatorio con sede presso l'U.S.R. per la Sicilia, a Palermo, in via Praga
n. 29, è presieduto dal Direttore Generale o, in sua assenza o impedimento, da
un coordinatore suo delegato.
La sua natura è interistituzionale, in quanto costituito dai rappresentanti di:
U.S.R. per la Sicilia, Tribunale e Procura per i Minorenni, Questura,
Assessorato P.I. Regione Sicilia, UU.SS.PP., ASL 6, Università, Associazioni per
i genitori, Forum regionale Consulte Provinciali degli Studenti, Istituzioni
scolastiche, Servizi di informazione.
L'Osservatorio lavorerà in stretta connessione con l'amministrazione centrale e
periferica, in collaborazione con le diverse agenzie educative nel territorio,
per la realizzazione di progetti mirati, ricercando e valorizzando tutto il
patrimonio di buone pratiche, materiali e competenze che in questi anni si sono
sviluppati localmente.
L' Osservatorio, come da art. 3 del Regolamento interno, potrà darsi
un'organizzazione per Commissioni di lavoro, che si occuperanno di ambiti
specifici.
L' Osservatorio ha il compito di:
- promuovere azioni significative volte ad implementare modelli operativi
interistituzionali per prevenire e contrastare fenomeni di bullismo;
- monitorare in modo sistematico il fenomeno 'bullismo' nelle sue diverse
espressioni;
- prevenire e contrastare il fenomeno del bullismo attraverso programmi di
intervento sintonici con le specifiche richieste territoriali;
- promuovere, monitorare e valutare percorsi di educazione alla legalità, alla
prosocialità e alla convivenza civile;
- promuovere, monitorare e valutare percorsi di formazione/informazione rivolti
alle famiglie;
- promuovere e monitorare percorsi di formazione e aggiornamento destinati alle
diverse componenti della comunità scolastica.
Il Direttore Generale dell'U.S.R. per la Sicilia, inoltre, in attuazione delle
Linee d' indirizzo generali nazionali dispone, (prot. n.° 12958 del 23/05/07) la
costituzione, presso l'U.S.R. per la Sicilia, di un gruppo tecnico-operativo,
con il compito di supportare le azioni promosse dall'Osservatorio regionale
permanente sul bullismo. Dello stesso fa parte personale interno
all'amministrazione, con consolidata esperienza nel settore della prevenzione e
presa in carico delle situazioni di disagio, in possesso di specifici requisiti
e competenze psicopedagogiche.
Il gruppo tecnico operativo è coordinato dal referente regionale per il
bullismo.
2.3 I gruppi di lavoro provinciali
Il Direttore Generale dell' U.S.R. per la Sicilia, all'art. 4 del Regolamento
interno del decreto di costituzione dell'Osservatorio Regionale permanente sul
bullismo, prevede la costituzione, presso le singole Province siciliane, di
Gruppi di lavoro, coordinati dai Dirigenti degli UU.SS.PP.
I gruppi di lavoro provinciali hanno, così come l'Osservatorio Regionale, una
natura interistituzionale, in quanto composti dai rappresentanti di: Tribunale e
Procura per i Minorenni, Questura, Enti locali, ASL, Associazioni dei genitori,
Consulte Provinciali degli studenti, Istituzioni scolastiche.
I gruppi di lavoro provinciali renderanno operative, su base territoriale, le
linee di indirizzo e le iniziative promosse dall'Osservatorio Regionale.
2.4 I circoli di qualità operativa per la prevenzione del bullismo nelle singole
scuole e fra le reti di scuole
La scuola, quale istituzione pubblica fondamentale preposta alla realizzazione
delle finalità educative, deve poter rispondere al fenomeno del bullismo ponendo
in essere un complesso di azioni culturali ed educative, in collaborazione con
le altre istituzioni territoriali ed agenzie educative, in un'ottica di sviluppo
di sinergie e di azioni interistituzionali.
Le Linee d' indirizzo generali ed azioni a livello nazionale per la prevenzione
e la lotta al bullismo emanate dal M.P.I., affidano ai Dirigenti scolastici, ai
docenti, agli Operatori psicopedagogici,al personale ATA e ai genitori, la
responsabilità di trovare spazi di collaborazione per affrontare il tema del
bullismo e della violenza, e per sviluppare negli studenti valori e
comportamenti positivi, coinvolgendoli in maniera attiva.
Ciascuna Istituzione scolastica potrà istituire al suo interno un Circolo di
Qualità, coordinato dal Dirigente scolastico e composto da una rappresentanza di
docenti,dall'Operatore Psicopedagogico ove presente, personale ATA, genitori e
studenti (in relazione alla fascia d'età).
Il Circolo di Qualità operativa, ha il compito di tradurre, nell'azione
didattica, i saperi della Scuola in 'saperi di cittadinanza', perseguendo
finalità culturali ed educative fondamentali per il consolidarsi di
comportamenti prosociali.
In particolare il Circolo di Qualità ha il compito di:
- prevenire e contrastare i fenomeni di bullismo attraverso la realizzazione di
progetti/intervento rivolti a personale scolastico, alunni, famiglie;
- monitorare, valutare i percorsi di educazione alla legalità, alla prosocialità,
alla convivenza civile;
- monitorare a livello di singola scuola i fenomeni connessi al 'bullismo'
E' auspicabile, inoltre, la creazione di Circoli di Qualità operativa di Rete,
anche a partire da consolidate esperienze di network interscolastico
(Osservatori di Area sulla D.S., etc'.) sia a livello territoriale che
provinciale.
I circoli di Qualità di Rete avranno il compito di:
- promuovere azioni di formazione/informazione rivolte ad allievi, personale
scolastico, famiglie, operatori di altre istituzioni od associazioni operanti
nel territorio;
- promuovere azioni/intervento in ambito didattico-educativo, miranti ad
implementare "good practices" per contrastare e prevenire i fenomeni di
bullismo;
- monitorare quanti-qualitativamente gli esiti educativo-didattici delle
progettazioni attivate.
3. Il sistema di monitoraggio e geo-referenzializzazione
Il monitoraggio mira, in modo sistematico e continuo, a verificare lo stato
di avanzamento delle diverse dimensioni operative attivate; rappresenta, dunque,
uno degli strumenti di governo delle azioni stesse, connettendo tra loro i
diversi livelli ecosistemici coinvolti (micro, meso,eso, macro), facilitando le
azioni di coordinamento, orizzontale e verticale, sia a livello di area, sia a
livello provinciale, sia a livello regionale. Esso ha una sua capacità
euristica, poiché soddisfa l'esigenza di dar senso alle operazioni prodotte
durante un processo/azione sociale, indagando anche sulla produttività/qualità
dei processi/progetti implementati, consentendo di far emergere, come risultato
di output, ciò che oggi si definisce 'buona pratica'.
La diffusione e la condivisione dei risultati delle diverse azioni di
monitoraggio avrà lo scopo di innescare una crescita di consapevolezza degli
attori di progetto, sui processi a cui gli stessi prendono parte. Ciò consente
di promuovere azioni compartecipate, a partire dalla condivisione dei linguaggi.
Nel monitoraggio è possibile distinguere un livello qualitativo che utilizza
strategie di coinvolgimento dei diversi attori: interviste, visite alle scuole,
osservazione diretta, gruppi di riflessione, focus group, etc' ed un livello
quantitativo, che consisterà nella raccolta sistematica di informazioni, analisi
dei dati.
Il monitoraggio si realizzerà in fasi consequenziali:
Azioni di pre-monitoraggio
Questa fase è finalizzata ad effettuare e a verificare tipologia, modalità,
strumenti, tempi etc., nonché la coerenza delle azioni con gli obiettivi
previsti dalle linee-guida.
I risultati ottenuti, raccolti in una scheda (report), consentiranno di definire
gli indicatori, qualitativi e quantitativi, sulla base dei quali sarà possibile
avviare le successive azioni di monitoraggio.
Azioni di monitoraggio in itinere
Saranno predisposti strumenti e decise le modalità di raccolta dei dati
(questionari, interviste, discussioni di gruppo/focus group etc.), nonché il
target di monitoraggio.
L' attenzione sarà rivolta alla raccolta sia delle informazioni di tipo
descrittivo, sia dei processi attivati.
I destinatari del monitoraggio in itinere saranno tutti gli utenti-partecipanti
alla la rete progettuale (enti e istituzioni pubbliche e private coinvolte, a
livello regionale, provinciale, e/o locale).
Azioni di monitoraggio finale
Il processo di monitoraggio esiterà con la stesura di un report conclusivo che
renderà conto dei risultati e degli impatti rispetto agli obiettivi prefissati.
La valutazione dei risultati consentirà, in modo particolare, di fare emergere
le opportunità di capitalizzazione delle diverse esperienze progettuali,
Al Gruppo Tecnico Operativo di supporto Regionale è affidato il coordinamento
operativo del sistema di monitoraggio.
4. La formazione come strategia fondamentale per contrastare la violenza
nella scuola.
4.1 Piani Provinciali
L'approccio interistituzionale dell' Osservatorio Permanente Regionale sul
Fenomeno del Bullismo rappresenta una risorsa perché offre l'opportunità di
'mettere insieme' le competenze - specificità delle diverse componenti.
Questo aspetto positivo, potrebbe rischiare di comprometterne l'efficacia se non
si considera il fatto che le istituzioni veicolano modelli operativi diversi
che, a volte, possono risultare distonici con i percorsi intrapresi da altri
operatori sociali.
Al fine di attenzionare tale variabile, si ritiene fondamentale attivare spazi
di riflessione/ confronto atti a facilitare l'integrazione delle competenze e
introdurre elementi di linguaggio comune, partendo dalla considerazione di
alcuni nuclei tematici fondamentali
che riguardano il fenomeno del bullismo nella sua complessità.
4.2 La formazione degli operatori scolastici
Negli ultimi tempi emerge in modo sempre più vistoso la domanda di aiuto da
parte degli operatori scolastici rispetto a come affrontare il problema del
bullismo all'interno delle scuole.
Proprio perché compito della scuola è quello di praticare e consolidare
interventi di prevenzione, di accoglienza e di orientamento permanente la
dimensione formativa è in grado di dare una prima risposta ai bisogni emergenti.
L' "emergenza bullismo" impone agli operatori scolastici l'urgenza di conoscere
il fenomeno nei suoi diversi aspetti, di comprendere le dinamiche ad esso
sottese e di riflettere sulle strategie di intervento atte a prevenire, arginare
e trasformare i comportamenti prevaricatori degli alunni.
Per rispondere a tale esigenza, pertanto, è necessario promuovere, organizzare e
realizzare spazi di formazione che coinvolgano i Docenti su due piani tra loro
interconnessi:
a) acquisire nuove conoscenze metodologico-educative e didattiche;
b) padroneggiare competenze socio-relazionali e comunicative,padronanza che può
derivare soltanto da un 'apprendere dall'esperienza'.
L'approccio metodologico che appare più rispondente a questo duplice bisogno
formativo è quello di rete interscolastica: spazio condiviso dove, attraverso il
confronto, i docenti possono trovare accoglienza ed essere aiutati a dare senso
alla loro funzione educativa, messa continuamente a dura prova dalla difficile
gestione dei gruppi-classe. La formazione tra reti di scuole si configura,
pertanto, come un efficace strumento, attraverso il quale la dimensione dello
scambio si alimenta e si rigenera nella reciproca cooperazione e nella
sistematicità di una verifica a più voci.
L' esigenza di lavorare in rete interscolastica, nasce dal bisogno di creare un
sistema ecologico di relazioni costruttive, per contrastare le variegate forme
di violenza per contenere il sentimento di fallimento e solitudine di chi
quotidianamente si confronta con esse e per accrescerne l'autostima e il senso
di autoefficacia.
Lo sfondo metodologico-organizzativo a supporto degli interventi progettuali si
articolerà su tre snodi fondamentali:
- La formazione in rete interscolastica
Il percorso formativo interscolastico dovrà prevedere un insieme articolato di
attività finalizzate a costruire un sistema di scambio, confronto,
sperimentazione e valutazione.
La formazione tra reti di scuole, sancita anche tramite accordi può, inoltre,
generare un modello operativo che consente di promuovere ed alimentare risorse a
più livelli, facilitando svincoli di apertura alla costruzione di reticoli tra
operatori scolastici.
- Il piccolo gruppo come strumento di lavoro
La complessità dei bisogni dell'utenza scolastica, inoltre, richiede agli
operatori una costante ridefinizione del progetto organizzativo e pedagogico che
privilegi l'integrazione delle professionalità, delle risorse e, soprattutto, la
"qualità" delle relazioni interpersonali.
Bisogna, allora, far riferimento a modelli d'intervento integrato che
presuppongano la ristrutturazione della gestione della formazione; una gestione
che utilizzi il gruppo come strumento di lavoro e spazio di crescita identitaria
per ogni membro, attraverso strategie e tecniche atte a rendere tutti i
partecipanti protagonisti dei propri percorsi di apprendimento, in un clima di
collaborazione reciproca.
Il lavoro di gruppo diventa un sorta di contenitore di scambi che, da una parte,
facilita una alleanza positiva tra le risorse professionali, e, dall'altra,
sviluppa la capacità di riflettere su problematiche comuni e di concordare
modalità operative.
- La modularità del processo formativo e la strategia di supporto tutoriale
Occorre supportare i Docenti con forme di tutoraggio (consulenza su casi
problematici specifici, gruppi centrati sul case study, ecc..) che li aiuti
gradualmente ad affinare le competenze osservative e relazionali, per meglio
orientarsi nella comprensione delle dinamiche socio-emotive del gruppo-classe e
nella pianificazione di interventi mirati.
La modularità, pertanto, dovrebbe consentire agli insegnanti di apprendere
strategie e tecniche educative e socio-relazionali (all'interno del percorso
formativo), sperimentare (e, cioè, applicare, nell'ambito del gruppo-classe, le
strategie apprese), verificare, all'interno del gruppo di formazione,
(l'efficacia di quanto applicato in classe), prevedendo, così, una ciclicità
delle azioni formative.
Nelle annuali direttive sulla formazione si proporrà fra le priorità,
all'interno della contrattazione sindacale, l'attività di formazione in servizio
di tutto il personale della scuola per il contrasto al bullismo e la costruzione
di una cultura della legalità.
5. Rapporti Scuola-Famiglia
Coinvolgere attivamente le famiglie nel progetto educativo della scuola,
creando una continuità tra i due sistemi, riteniamo sia uno degli obiettivi
primari che l'Istituzione scolastica deve cercare di perseguire nel tentativo di
arginare il disagio giovanile specie quando questo sfocia in comportamenti
violenti.
Pertanto la riuscita dell'intervento educativo è in larga parte legata al
coinvolgimento consapevole dei genitori nei percorsi di crescita dei
figli-alunni.
Appare dunque indispensabile, in un'ottica di promozione del successo formativo,
di prevenzione del disagio infanto-giovanile e dell'abbandono scolastico, di
contrasto alla devianza minorile, in poche parole, in un'ottica di legalità,
lavorare con le famiglie e sostenerle rispetto alle difficoltà che esse
incontrano nella relazione con i figli, prima che il disagio si cristallizzi,
innescando insostenibili circuiti di malessere.
E' necessario, allora, che la Scuola assuma una funzione aggregante nei
confronti dei genitori, divenendo per loro un punto di riferimento.
D'altra parte agire sulle potenzialità e risorse dei genitori rappresenti un
contributo essenziale al ben-essere dei bambini e degli adolescenti, creando i
presupposti per una convivenza democratica, condizione irrinunciabile per vivere
all'insegna del rispetto reciproco dei diritti umani e della legalità.
Muovendo dalle riflessioni su esposte, la finalità a cui dovrebbero tendere le
esperienze è quella di:
Coinvolgere le famiglie in percorsi formativi, volti a sviluppare
competenze/conoscenze per una più adeguato esercizio della funzione. genitoriale.
I processi formativi, nell'ambito delle diverse iniziative che si porranno in
essere, dovrebbero essere supportati da una tenuta teorico-metodologica che,
affondi le radici in un approccio globale, facendosi carico della complessità
delle variabili in gioco: dagli aspetti cognitivi e affettivo-relazionali.
6. I rapporti con gli organi di informazione
E' necessario rendersi conto che è un compito specifico del mondo della
scuola, e in particolare di chi riveste responsabilità di governo del sistema,
contribuire a sviluppare un terreno più maturo di comunicazione, che sia in
grado di accompagnare una riflessione sociale approfondita ed efficace sui temi
della violenza nella scuola e nel mondo giovanile.
L'azione svolta dai media ha certamente costituito un elemento importante nel
sollecitare l'attenzione dell'opinione pubblica attorno al fenomeno del
"bullismo",.
Siamo tutti chiamati al difficile compito di tenere insieme le esigenze di
trasparenza dell'informazione con la tutela dei minori e delle loro famiglie e
con la necessità di promuovere e fare conoscere le innumerevoli azioni che il
mondo della scuola sviluppa per contrastare il fenomeno.
E' infatti evidente che le modalità di attenzione proprie della cronaca non
sempre aiutano le istituzioni scolastiche ad assumere comportamenti adeguati ed
a promuovere azioni di medio periodo come quelle che devono essere proprie di
una istituzione che fa dell'educazione la propria missione costitutiva.
Sembra opportuno, nell'ambito delle strategie messe in campo, curare scambi con
la stampa ed i media da parte dell'Osservatorio Regionale e delle strutture
provinciali, nella convinzione che per tante ragioni la comunicazione è essa
stessa elemento non trascurabile dello stesso fenomeno che racconta
7. Rapporti con la Magistratura e le Forze dell' Ordine
L' ambito operativo di competenza della Magistratura in ordine al fenomeno
del bullismo fa espresso riferimento al tipo di azione posta in essere
dall'autore, potendo variare dall'intervento sanzionatorio penale, per i
soggetti ultraquattordicenni, a forme di presa in carico nel contesto di
procedimenti rieducativi o relativi all'esercizio della potestà genitoriale, con
pregnante intervento dei servizi sociali territoriali, per gli atti teppistici
commessi da soggetti infraquattordicenni o di natura tale da non configurare,
comunque, ipotesi di reato.
L' intervento istituzionale da parte della Magistratura e delle Forze
dell'Ordine deve essere considerato una extrema ratio, tenuto conto che gli
atteggiamenti bullistici vanno preferibilmente arginati sul nascere in ambito
scolastico e familiare.
L' Osservatorio Regionale permanente sul Bullismo si impegna a coinvolgere la
Magistratura e le Forze dell'Ordine in attività di formazione/informazione, con
particolare riferimento alle competenze civili, amministrative e penali dei
tribunali per i minorenni ed in relazione ai rapporti da mantenere tra la Scuola
e la Magistratura, in particolare con le Procure della Repubblica presso i
Tribunali per i Minorenni cui compete l'iniziativa sia in ambito civile che
penale.
Composizione dell'Osservatorio Regionale sul Bullismo:
1. Guido Di Stefano, direttore generale dell' U.S.R. per la Sicilia , con
funzione di presidente ;
2. C. Maurizio Gentile, psicologo referente regionale dell' USR Sicilia , con
funzione di Coordinamento tecnico scientifico;
3. Adalberto Battaglia, Presidente del Tribunale per i Minorenni di Palermo;
4. Maria Teresa Ambrosini, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per
i Minorenni di Palermo;
5. Piergiorgio Ferreri, Presidente del Tribunale per i Minorenni di
Caltanissetta;
6. Gaspare La Rosa, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i
Minorenni di Catania;
7. Giuseppe Caruso, Questore di Palermo, o un suo Delegato;
8. Patrizia Monterosso, Direttore Regionale dell'Assessorato P.I. Regione
Sicilia;
9. Stefana Ierna, U.S.P. Agrigento
10. Luisa Nicosia, U.S.P. Caltanissetta
11. Anna Battiato, U.S.P. Catania
12. Dirigente o suo referente dell'U.S.P. Enna
13. Carmela Ursino, U.S.P. Messina
14. Giuseppe Arezzo, U.S.P. Ragusa
15. Vincenzo Mazzotta, U.S.P. Siracusa
16. Vittoria Crinò, U.S.P. Trapani
17. Nuccio Vara, Giornalista RAI
18. Maria Renda, Direttore Dipartimentale del servizio di Neuropsichiatria
infantile della ASL 6 di Palermo;
7. Angela Maria Di Vita, Prof. Ordinario Università di Palermo;
8. Salvatore La Rosa, rappresentante forum regionale delle associazioni dei
genitori;
9. Francesco Cipriano, rappresentante Forum regionale Consulte Provinciali degli
studenti;
10. Vincenza Ierna, Dirigente scolastico, scuola primaria
11. Leopoldo Ceraulo, Dirigente scolastico Scuola secondaria di 1° grado;
12. Giuseppe Miccichè Dirigente scolastico scuola secondaria di 2° grado ;
13. Vincenza Baio ,Docente scuola primaria;
14. Vincenzo Siino,.Docente scuola secondaria 2° grado
15. Loredana Iapichino, Docente scuola secondaria 1° grado;
16. Paola Alongi, rappresentante personale ATA;
17. Giuseppina Aglieri Rinella ANCI;
18. Un rappresentante dell'U.P.I.
19. Rosalba Marchisciana, C.D.G. (Coordinamento Genitori Democratici)
Composizione gruppo tecnico operativo:
1. Santina Ribaudo docente comandata c/o USP
2. Pia Blandano, D.S.
3. Gaetano Pagano, D.S.
4. Rita Coscarella, D.S.
5. Chiara Gibilaro, D.S.
6. Giuseppina Sorce ,D.S.
7. Rosalba Di Napoli OPT
8. Evelina Arcidiacono, OPT
9. Maria Antonietta Diana, OPT
10. Carla Mazzola, OPT
11. Agata Miccichè, OPT
12. Liliana Raia, OPT
13. Enrica Salvioli, OPT