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Voce alla Scuola: DOCUMENTO SUL RECUPERO DEL DEBITO FORMATIVO (OM:92/07)

Opinioni
Documento sul recupero del debito formativo.
 (OM 92/07)


 

Relativamente alle recenti disposizioni sul recupero del Debito formativo, i sottoscritti docenti esprimono le seguenti valutazioni:
dai docenti del Liceo Artistico Statale di Treviso, 1/12/2007.

1. l'abolizione degli esami di riparazione deliberata a suo tempo (1995) dal ministro D'Onofrio rappresentò un atto demagogico (ovviamente bene accolto dall'opinione pubblica), ma non fu accompagnata da disposizioni credibili relativamente al recupero dei debiti assegnati in sostituzione del rinvio a settembre;

2. nel corso degli anni i Collegi dei docenti e i Consigli di classe hanno sperimentato varie modalità di recupero dei debiti (in itinere, corsi di recupero e sostegno, sportelli), ma scarse si sono rivelate le possibilità di incidere realmente sul recupero delle carenze, anche perché le attività (di troppo breve durata) di fatto erano offerte alla libera partecipazione degli studenti, oltre tutto in presenza di una scarsa responsabilizzazione delle famiglie;

3. una situazione poco definita dal punto di vista normativo e gestionale (poco tempo per i corsi di recupero, pochi investimenti, non obbligo del recupero, scarsa responsabilizzazione delle famiglie) ha fatto sì che i debiti entrassero a fare parte del "bagaglio di studio" di uno studente, senza essere doverosamente recuperati. Era quindi senz'altro necessario intervenire.

4. Gli interventi del Ministero (DM 42/07, DM 80/07, OM 92/07) sembrano rispondere più all'esigenza di "fare qualcosa", che alla logica di "fare qualcosa di utile". Essi in verità mettono in evidenza ancora una volta l'incapacità di intervenire in modo sistematico e profondo (se non definitivo) su un problema reale. Ma questo è un male della scuola italiana, dove un governo sbaracca quanto fatto dal governo precedente, lasciando la scuola in una situazione di costante precarietà.
5. I provvedimenti del Ministero in tema di recupero dei debiti formativi, presentano i seguenti punti deboli, che a nostro avviso possono inficiarne l'efficacia:
a. per dichiarare tassativamente che le attività di recupero costituiscono "parte ordinaria e permanente del POF", bisogna che le istituzioni scolastiche siano prima dotate degli strumenti necessari: finanziamenti, spazi, curricoli e risorse umane adeguati; la realtà, per la maggior parte delle istituzioni scolastiche, è tale da rendere di fatto spesso inapplicabile quanto previsto dalla Ordinanza; in altri casi l'applicazione sarà puramente formale;
b. la scuola italiana ha curricoli di studio con un monte ore settimanale elevato, sia nei Licei che nei Tecnici e Professionali. I nostri studenti rimangono a scuola un tempo di gran lunga superiore agli altri paesi europei. Con questa nuova normativa dovrebbero starci ancora di più per partecipare al recupero-sostegno, nella logica, smentita dai fatti, che "più scuola" determini "più apprendimento";
c. l'ipotesi, invece, di organizzare le attività di recupero e sostegno in orario curricolare con una articolazione diversa da quella per classe - in modo da aggregare gruppi omogenei di studenti per carenze nelle stesse discipline - e contemporaneamente lavorare per la valorizzazione delle eccellenze, necessita di disponibilità di tempi, spazi e personale che molte istituzioni scolastiche non possiedono e finirà per penalizzare proprio gli studenti più meritevoli;
d. anche l'ipotesi di utilizzare il 20% del curricolo per attivare iniziative di recupero, si scontra con le difficoltà logistiche (spazi, tempi e personale: molte ore di lezione curricolare, varie sedi per istituto, scomparsa progressiva dei docenti "a disposizione"), ed è in larga parte inapplicabile;
e. la scarsità delle risorse messe a disposizione impedirà di organizzare corsi di recupero e di sostegno efficaci in tutte le discipline, sia dopo lo scrutinio intermedio sia dopo quello finale; e dunque la previsione che i corsi di recupero debbano non essere inferiori alle 15 ore "di norma", lascia pensare che, viste le scarse disponibilità economiche, essi saranno per lo più inferiori alle 15 ore per disciplina; è evidente che le poche ore dedicate ai corsi ne pregiudicheranno la validità;
f. in sede di scrutinio finale, il Consiglio di classe sospende il giudizio di ammissione alla classe successiva, anche a fronte di una sola insufficienza debitamente motivata; in sede di verifica conclusiva e di integrazione dello scrutinio, invece, il Consiglio dovrà tenere conto non solo dell'accertamento finale, ma anche delle varie fasi dell'intero percorso di recupero e dovrà esprimere il giudizio finale sulla base di una valutazione "complessiva"; sembra l'apertura alla possibilità che - dopo un paio di mesi - per lo stesso caso si possano usare due criteri differenti;
g. il ricorso a personale esterno nella realizzazione delle iniziative di sostegno e recupero (qualora i docenti interni non siano disponibili), che forse vuole costituire un maldestro tentativo di incidere sul "mercato nero" delle ripetizioni private, pregiudica uno degli aspetti fondamentali delle iniziative di recupero e sostegno: la personalizzazione dell'intervento, perché il docente esterno non potrà, nel poco tempo disponibile, adeguare la sua attività alle caratteristiche degli studenti che devono recuperare il debito.
h. L'opinione pubblica (come molti tra gli stessi docenti) può essere colpita dall'annuncio del pagamento di 50 euro per ogni ora di insegnamento svolta nelle attività di recupero: a noi pare che questo annuncio (a cui non risponderà la messa a disposizione delle risorse sufficienti) serva soprattutto a delegittimare i docenti di fronte alle famiglie e a dividere i docenti stessi, a fronte della possibilità di "portare a casa qualcosa";
i. la ristrettezza dei tempi (scrutini finali, esami di stato, corsi di recupero, esami di verifica e scrutinio definitivo) penalizza fortemente la condizione dei docenti e i tempi di godimento delle ferie;

j. anche le ferie delle famiglie, comunque, dovranno subire condizionamenti, per non parlare delle famiglie con figli che frequentano istituti diversi, ognuno con la propria modalità organizzativa; a questo si aggiungeranno le proteste degli operatori turistici che - come già sperimentato nelle diverse ipotesi di calendario scolastico di inizio d'anno - hanno certamente più voce in capitolo degli insegnanti.

I docenti firmatari del presente documento ritengono che il Ministro abbia dato una risposta  superficiale ad un problema reale; infatti, se è vero che troppi studenti non recuperano il debito, è altrettanto vero che le iniziative assunte (ancorché esaltate da una stampa poco attenta ai problemi sostanziali della scuola, e da un'opinione pubblica incline ad atteggiamenti pregiudizialmente censori nei confronti dei docenti e repressivi nei confronti dei figli "degli altri") costituiscono una sorta di "specchietto per le allodole", in quanto fingono di avviare a soluzione un problema, ma in effetti portano ad attivare iniziative costose e di dubbia utilità, quando non del tutto impraticabili. I vecchi esami di riparazione, con tutti i loro limiti, creavano meno illusioni e più responsabilizzazione ed erano omogenei ad un modello di scuola (che necessitava e necessita di profonde riforme, mai attuate).

Se il tema della dispersione scolastica è di grande rilevanza, va però sottolineato che esso non può essere affrontato attraverso serie di mini-riforme inserite nella legge finanziaria o nei decreti sulle liberalizzazioni; così, di fatto,  si scarica l'incapacità decisoria e programmatoria del Parlamento sulle spalle dei docenti e delle scuole autonome, i primi sempre più ridotti a meri esecutori di decisioni calate dall'alto, e le seconde, in realtà, sempre meno autonome.

Documento sottoscritto da vari docenti del Liceo Artistico Statale di Treviso.
 








Postato il Domenica, 02 dicembre 2007 ore 10:04:01 CET di Silvana La Porta
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