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Personale ATA: Legalità anche a Catania. Sgombrare tutte le baraccopoli dei clandestini e dei rom. Tolleranza zero per i criminali.

Opinioni

 

dal sito La Sicilia

 

Sono invisibili, girano per tutta la città chiedendo l'elemosina o cercando di lavare i vetri delle macchine. Molte volte non ci accorgiamo neanche di loro se non quando siamo fermi agli incroci in attesa del "verde".
Quante volte abbiamo visto madri con i bambini in braccio, fanciulli che a malapena camminano oppure ragazzine che bussano ai finestrini per chiedere un obolo? La prima volte ci facciamo commuovere e, soprattutto ai bambini, diamo loro qualcosa. Poi dopo 3-4 semafori, dove la scena si ripete costante, non ci facciamo più caso e ci barrichiamo dentro l'auto. La situazione è molto grave ed lo scenario sin qui descritto nasconde un mondo fatto di povertà, sfruttamento e degradazione. Questi sono gli zingari, o come vengono comunemente indicati "i romeni", intere famiglie di poveracci che partono dalla Romania per venire in Italia alla ricerca di una vita migliore. Dopo i tristi fatti di Roma, dove una donna è stata stuprata e uccisa di botte, torna ancora alla ribalta il problema dei campi rom. Piccole (e grandi) baraccopoli dove l'illegalità regna sovrana, dove sin da piccoli si è costretti a fare qualsiasi tipo di lavoro per portare il denaro alla famiglia, pena le peggiori punizioni corporali.
Ma come vivono gli zingari di Catania in questo momento particolare, in questa caccia alle streghe dove i rom sono quasi una malattia da debellare e da cancellare dalla nostra terra? Queste piccole città nelle città si trovano soprattutto nelle periferie, in particolare negli immensi spazi della X circoscrizione, dove le zone sciarose ed i controlli quasi inesistenti, nonostante le tante segnalazioni dei consiglieri Raimondo Arena e Carmelo Giuffrida, sono un terreno ideale per costruirsi un baracca fatta di qualsiasi tipo di materiale abbandonato che si riesce a trovare.
«Non siamo tutti così», afferma con vigore un ragazzo rom di 27 anni che da almeno 5 vive nella baraccopoli di Zia Lisa lungo il viale Divino Amore a ridosso del cimitero. Qui sorge una "cittadina" di 40 costruzioni di fortuna dove vivono circa 200 persone in un avvallamento quasi invisibile per chiunque attraversi le strade, ma che risulta essere ben visibile dall'alto dei palazzi delle confraternite del cimitero cittadino. Questo ragazzo, che chiameremo Matteo (ma ovviamente è un nome di fantasia), faceva il bracciante agricolo nel suo paese a circa 300 chilometri da Costanza. «Sono venuto in Italia perché qui c'è ormai tutta la mia famiglia. Mi arrangio facendo un po' di tutto, in particolare piccoli lavoretti per gli agricoltori della zona». Sulla morte di Giovanna Reggiani tentenna un po', gli si legge in faccia che è riluttante a trattare l'argomento. «Abbiamo paura che da un momento all'altro arrivi la polizia e ci riporti nel nostro Paese. In Italia molti ci indicano come una malattia, una peste da cancellare dalla faccia della terra: ma non tutti siamo delinquenti».
I campi rom, comunque, non sono solo una prerogativa dei quartieri periferici ma anche del centralissimo Corso dei Martiri della Libertà dove, nonostante gli sgomberi e la costruzione di muri, gli zingari si trovano nelle aree libere che confinano con via Archimede e via Ventimiglia. «Abbiamo più volte chiesto - afferma il consigliere comunale Puccio La Rosa - una soluzione definitiva alle istituzioni competenti. Al più presto chiederemo un tavolo prefettizio per avere più sicurezza ed espellere chiunque si macchi di reati o non svolga un'attività lavorativa costante».
Damiano Scala

 

Stamane in viale Africa «operazione bonifica»

Oggi, alle 10,30, gli assessori Domenico Rotella (Ambiente) e Mario Brancato (Polizia urbana) presenzieranno alle operazioni di bonifica, pulizia e derattizzazione della zona di viale Africa.
In particolare si tratta della seconda fase di un intervento di sgombero di un terreno contiguo al Palazzo delle Poste occupato dalle baracche di cittadini extracomunitari effettuato nei giorni scorsi dai vigili urbani. Domani, gli operatori della nettezza urbana procederanno a rimuovere la spazzatura e quant'altro è stato abbandonato in questo improvvisato accampamento. Successivamente procederanno a ripulire il terreno , mentre le squadre di disinfestazione e derattizzazione proseguiranno a bonificare la zona da zecche e ratti.
L'appuntamento con i giornalisti è fissato per le ore 10,15 in piazza galatea. Da li si proseguirà per il terreno da sgombrare.
 

il palazzo «occupato»
Di fronte al Porto, con un grave pericolo crollo. Qui si trovavano un centinaio di persone con molti bambini. Per lavarsi si spostavano nella fontana di via Aretusa. Molti "lavoravano" al Duomo e nelle zone limitrofe per rapinare i turisti e rubare loro il portafoglio.


la baraccopoli di corso martiri libertà
Cinquanta rom circa con pochi bambini sin dagli inizi anni Novanta. Più volte effettuati sgomberi (ultimo nel 2005 con relativa edificazione del muro) ma sono sempre ritornati. Secondo gli abitanti del quartiere si praticano spaccio di stupefacenti e sfruttamento della prostituzione.


zia lisa, il villaggio invisibile
Baraccopoli di 40 case con 400 abitanti di cui almeno la metà bambini, lungo il viale Divino Amore a ridosso del cimitero nel quartiere di Zia Lisa. Vivono in un avvallamento che da un momento all'altro rischia di essere sommerso dal fango a causa delle copiose piogge di questi giorni.

 

«Sicurezza comunale: regola, non eccezione»Così il sindaco Scapagnini.
Ulteriori interventi sono in programma la settimana prossima
 

Il sindaco Umberto Scapagnini, in merito all'attività svolta dagli assessori «in stretta collaborazione con la sicurezza comunale», ha diffuso ieri sera una dichiarazione per fare rilevare «come tale attività rappresenti la regola e non l'eccezione tant'è che nella nostra città già da anni i fenomeni vengono monitorati in collaborazione con il Prefetto e le Forze dell'Ordine e posti sotto controllo. Basta ricordare il radicale intervento nell'area di corso Martiri della Libertà svolto nel 2005 dove soltanto di recente, come purtroppo è naturale che nel tempo si verifichi, sono cominciati ad apparire alcuni minimi fenomeni di «ricolonizzazione»".
Ieri il sindaco Scapagnini si è incontrato formalmente con il Prefetto Anna Maria Cancellieri ed è stato stabilito di organizzare al più presto, entro la prossima settimana, in incontro tra le Forze dell'Ordine e le istituzioni interessate "al fine di potere avere un'ulteriore visione a tutto campo e programmare eventuali interventi".
In merito alla situazione romana il sindaco Scapagnini, che insieme al vicesindaco Giuseppe Arena ha partecipato a tutte le riunioni sulla sicurezza tenutesi con il ministero dell'Interno, ha tenuto a sottolineare "come più volte era intervenuto insieme al sindaco di Bologna Sergio Cofferati richiedendo che gli interventi previsti dal Patto per la Sicurezza venissero attuati (ivi compresa la situazione gravissima dei campi nomadi di Roma) mediante l'uso del decreto legge".
"C'è volta la tragedia - ha affermato infine il sindaco di Catania - perché su questo punto l'ala sinistra di questo governo concedesse quella che Berlusconi giustamente ha definito una «pecetta». Non è così, senza determinazione, senza progettazione e con le mezze misure che si può affrontare il problema più grave della nostra nazione insieme all'occupazione: la sicurezza o meglio dire la mancanza di sicurezza".
 

Viale Africa, il via alla bonificaL'area sgomberata.

Ieri l'ultimo sopralluogo degli assessori Rotella e Brancato
A distanza di poco più di una settimana, dall'irruzione effettuata dalle forze dell'ordine nelle strutture che ospitavano l'ex palazzo delle Poste, l'assessore all'Ecologia Domenico Rotella è ritornato in viale Africa e con lui anche l'assessore alla Polizia urbana Mario Brancato. Insieme hanno effettuato l'ultimo sopralluogo nel fatiscente edificio per poi dare il via ad una prima opera di bonifica dell'intera zona.
Durante la "perlustrazione", a dimostrazione che si tratta di una struttura non protetta, né recintata, lì dentro sono stati trovati, anche dopo lo sgombero dell'altra volta, altri cinque senzatetto che dormivano in mezzo ai rifiuti su pagliericci fatiscenti. Queste persone, che occupavano due locali, si erano perfino costruiti una piccola cucina e, sfruttando le piogge per riempire alcune vasche, avevano imbastito un piccolo apparato di acqua corrente che serviva a curare, almeno nelle loro intenzioni, l'igiene personale. Due di loro, una donna bionda ed un tunisino, se la sono data immediatamente a gambe spaventati dalle divise. Gli altri tre, un polacco e due fratelli italo-francesi, hanno deciso di restare e uno di loro, che ha detto di chiamarsi Joseph, ha accettato di parlare con noi.
Sin da subito l'uomo, esprimendosi in perfetto italiano, smentisce di essere un senza tetto e racconta una serie di storie a cui facciamo molta fatica credere visto che lui stesso si contraddice di continuo. Ci spiega, comunque, di essere qui per fare una vista al fratello e che ha deciso di trascorrere la notte con lui a causa delle piogge torrenziali di ieri: "Vivo in Italia da vent'anni e sono venuto a trovare mia figlia di 7 anni che abita a Catania, le ho portato persino un regalo" (dicendo questo, ci mostra un piccolo orologio). Quando gli chiediamo se conosce qualcuno che vive nell'edificio, Joseph risponde: "Qui viene tanta altra gente -prosegue l'italo-francese - proveniente dalla stazione ferroviaria che si serve del palazzo per ripararsi, nascondersi oppure occultare della roba".
Alla nostra richiesta di essere più esplicito, lui ci sorride e risponde con un vago "roba personale".
Finito il dialogo, tutti e tre sono stati traspostati in un centro di accoglienza per ricevere aiuti di prima necessità e gustarsi un pasto caldo.
"Questo possiamo considerarlo un giorno di ordinaria miseria, - sottolinea l'assessore Rotella - mi tocca profondamente dal vivo vedere un complesso così bello, nel centro cittadino, a due passi dal centro fieristico delle "Ciminiere", ridotto in tale stato. Occorre intervenire immediatamente -prosegue l'assessore - allertando i servizi sociali e le associazioni di volontariato per cancellare questo stato di miseria e degrado che viaggia tra la disperazione, il randagismo ed i problemi igienico-sanitari. Bisogna evitare che zone come queste diventino ricettacolo di attività criminali, ma contemporaneamente occorre dare aiuto alle persone più sfortunate di noi".
Terminate le operazioni di bonifica , pulizia e derattizzazione, l'intera area, come espressamente garantito dall'assessore alla Polizia municipale Mario Brancato, sarà vigilata costantemente da pattuglie delle forze dell'ordine.
Damiano Scala
 
«Sgomberare baraccopoli anche a Catania»
Il coordinatore regionale della Sicilia dei Giovani de La Destra-Allenza siciliana, Manfredi Zammataro, chiede al sindaco e al prefetto di Catania «l'immediato sgombero delle baraccopoli e l'allontanamento dalla città degli occupanti», affermando che «dopo la tragedia di Roma è necessario applicare a Catania tolleranza zero». «Da anni - continua Zammataro - diciamo del pericolo che si annida all'interno dei campi nomadi. Tuttavia l'amministrazione comunale ha sempre fatto orecchio da mercante». Per Zammataro «l'eccessivo buonismo e la mancanza di una seria politica per la sicurezza in città ha permesso infatti il sorgere indisturbato di baraccopoli abusive in pieno centro storico». «Non vorremmo che a farne le spese siano per l'ennesima volta i catanesi - conclude - Ridare infatti loro quel senso di sicurezza ormai smarrito da tempo è un dovere che l'amministrazione comunale e le autorità competenti non possono disattendere».
Controlli e posti di blocco anti-prostituzione dell'Est

Palermo. La comunità rumena a Palermo non è la più numerosa. La maggior parte dei rumeni svolge attività regolare. Negli ultimi due anni, però, i carabinieri e la polizia hanno fermato decine di rumeni sorpresi a rubare rame o in appartamento. Non esistono insediamenti o baraccopoli costituiti da comunità rumene. L'unico spazio riservato alla comunità nomade si trova nel parco della Favorita, in viale del Fante, e nelle baracche e nelle roulotte vi abitano gruppi di Roma. La polizia ieri ha effettuato un controllo per contrastare il fenomeno della prostituzione all'interno del parco della Favorita. Gli agenti della questura hanno effettuato posti di blocco lungo tutte le strade d'accesso al parco. Tre ragazze sono state identificate.
leone zingales
 

Ho intervistato Rula Jebreal sul tema dell'immigrazione. La sua analisi è semplice e di buon senso. In Italia i partiti mettono sempre i loro interessi e, alcuni, anche le loro ideologie al primo posto. Poi vengono i cittadini. Se c'è un problema che si arrangino. Se la situazione sfugge di mano si fa un decreto legge che lascia le cose come prima. Questa classe politica ha fatto il suo tempo. Speriamo che se ne vada in fretta prima che l'Italia si disintegri.

"Il problema dell’ immigrazione, in Italia, ricade sulla società in termini di impatto e problematiche. Dalla politica viene ignorato e sottaciuto o affrontato solo in occasione di episodi di cronaca nera.
In quel caso l’approccio è per tifoserie. Chi parla di tolleranza zero non spiega in termini di legge cosa voglia dire, le volte che l’ho chiesto ai politici mi hanno risposto, ad esempio, che si devono subito cancellare le scritte sui muri appena compaiono… mi sarei aspettata una risposta più ampia.
C’è chi parla, invece, di solidarietà a tutto campo, approccio che peraltro è offensivo e umiliante nei confronti degli immigrati che non vengono considerati come esseri umani, uomini o donne con dei diritti e dei doveri.
La questione esplode sempre a ridosso degli episodi, non c’è un approccio completo, europeo che guardi all’immigrazione non solo come parte del problema ma anche parte della soluzione.
Sarkozy, in Francia, sta facendo passi in avanti mettendo nel governo degli immigrati come Rachida Dati, ministro della Giustizia. E’ stato l’uomo che ha creato la consulta islamica per capire come dialogare e affrontare dentro le comunità la questione del radicalismo islamico.
La questione dei Rom era palese e prevedibile: era chiaro che inglobando nella Comunità Europea certi Paesi, gli abitanti sarebbero arrivati in massa, anche per la diversa prospettiva di vita.
Quello che manca qui sono un progetto politico completo e un obiettivo: tanti arrivano senza prospettiva di lavoro quindi l’unica strada è quella di delinquere. La risposta politica è per ora assente, e tutto il peso lo assorbe la società la cui risposta, ovviamente, non può che essere di rifiuto e spavento. Non c’è nessuno che ammortizzi l’impatto, anche regolando i flussi migratori.La proposta francese alla Comunità Europa è di regolare i flussi anche dei comunitari. Si sta discutendo alla Commissione Europea, si discuterà anche al Parlamento Italiano con il solito approccio ideologico. Si arriverà ad una soluzione, spero non troppo tardi. La società oggi risponde anche in maniera violenta: chi attacca i campi nomadi, chi li brucia.
C’è poi chi pensa di potere accogliere tutti, non c’è programmazione, come viene fatto in altri Paesi.
Purtroppo, per l’ennesima volta, la politica è silente e continua ad occuparsi di altro. C’è un rischio grave: che la situazione esploda e accada come in Francia dove è stato bruciato un hotel che ospitava immigrati. E’ vero, in Italia c’è meno razzismo che in altri Paesi europei ma c’è molta meno integrazione. E’ un dato che spaventa, c’è molta meno integrazione.
E’inutile girare attorno alla questione, che è molto chiara: bisogna regolare i flussi, dare diritti ma anche doveri. Bisogna cominciare a pensare come la Gran Bretagna che accoglie dando regole chiare, ma chi delinque esce dal Paese e non ritorna più. E’ un sistema valido che per ora è andato molto bene." Rula Jebreal

I responsabili paghino il conto

Un ufficiale dei Carabinieri ci spiega come i politici gestiscono la nostra sicurezza. Si pone alcune domande, vorrei il vostro aiuto per le risposte. Trovate i nomi dei responsabili per:
- i negoziati di allargamento comunitario alla Romania senza porre condizioni
- lo stato di degrado della stazione ferroviaria di Tor di Quinto a Roma
- l'esplosivo accampamento di rom in quella zona priva di ogni servizio e le centinaia di altri nelle stesse condizioni in tutta Italia, dalle rive del Tevere alla periferia di Milano.

"Caro Beppe,
l'episodio della Signora Giovanna Reggiani stuprata e massacrata a Roma suscita orrore e sdegno. Il sangue, il dolore, la paura degli italiani ricadano sulla coscienza di governanti, politici e alti funzionari che hanno gestito in questi ultimi dieci il “sistema sicurezza”. Hanno disperso con arrogante approssimazione i valori professionali, democratici e civili della legge 121/81 nata dal coinvolgimento nei tremendi anni dell’aggressione terroristica di tutte le forze sociali, politiche, sindacali, senza distinzione di ideologia. I nuovi ministri dell’Interno e Capo della Polizia stanno evidenziando la carenza di personale e di fondi in cui operano le Forze dell’ordine. Ma il problema non è di oggi. A nessuno poteva sfuggire la problematica “globalizzazione” con gli inevitabili riflessi sociali anche criminogeni per il nostro Paese.
Perché allora e da chi in questi anni é stato indebolito con una gestione più attenta a cordate, ambizioni, malintesa competizione tra le forze di polizia, proprio il “settore della sicurezza” con provvedimenti contraddittori ignorati dall’opinione pubblica?
Un esempio: un recente decreto legislativo ha messo in “pensione anticipata obbligatoria” (si badi bene, non a domanda) centinaia di funzionari di polizia con un prezioso bagaglio di esperienze nella lotta a terrorismo, criminalità diffusa e organizzata a livello nazionale e internazionale, emigrazione clandestina, droga, riciclaggio.. Non solo ma ne ha ridotto strutturalmente l’organico per il futuro. Ciò in assurda controtendenza con quanto avviene nel mondo del lavoro e mentre tanto si discute di “scalone” per aumentare l’età pensionabile! Paradossalmente oggi si chiedono più tutori dell’ordine; ovviamente da formare! Inoltre il “sistema sicurezza” ha dovuto rinunciare a migliaia di poliziotti e carabinieri “ausiliari”.
Le “volanti” sono diminuite dovunque (a Roma addirittura dimezzate), la manutenzione dei mezzi è ardua, la benzina scarseggia, diversi commissariati (si pensi a quello di S.Antimo dove un tabaccaio è stato recentemente ucciso ) e stazioni dei carabinieri sono stati chiusi o rischiano di esserlo. Comunque tutti funzionano con organico e orari ridotti, ed è miracolo vedere i decantati “poliziotti di quartiere”.
Il cosiddetto pacchetto sicurezza è un lento ripensamento importante ma rischia di essere solo un alibi di facciata; in queste condizioni persino un aggravamento della macchina operativa se non se non si interviene a livello globale, a 360 gradi, sul delicato e complesso circuito “controllo del territorio-applicazione della legge- certezza del della pena- giustizia- vivibilità sociale”.
In questo quadro occorre individuare con serietà e coraggio le cause e responsabilità a tutti i livelli di tanta approssimazione nel curare il “bene-sicurezza” come servizio di democrazia effettiva:
- chi ha seguito i negoziati di allargamento comunitario alla Romania senza porre condizioni?
- chi doveva curare la vivibilità della fatiscente e buia stazione ferroviaria di Tor di Quinto a Roma?
- chi doveva controllare lo squallido ed esplosivo accampamento di rom in quella zona priva di ogni servizio?
I proclami tardivi, le risposte retoriche, le alzate di spalle, gli scaricabarile non bastano più.
Per quel che riguarda la Polizia l’opinione pubblica sappia del sottile processo di controriforma che ha svilito la riforma democratica voluta dalla legge 121/81. In queste condizioni è ancora più grande il ringraziamento verso tutti i “tutori dell’ordine”, a qualsiasi corpo appartengano, per il quotidiano difficile impegno svolto nell’interesse delle Istituzioni democratiche e della collettività." Ennio Di Francesco, già ufficiale dei carabinieri e dirigente della Polizia di Stato; promotore del movimento democratico di polizia; in “pensione anticipata d’ufficio”

Giovanna Reggiani è l’ultima vittima di un sistema che difende, aiuta e garantisce solo se stesso a spese dei cittadini Un anno e mezzo di devastante governo del Paese: ecco la vera ferita nell’animo degli italiani. E soprattutto dei padani
 

SULL’ORLO DI UNA RIVOLTA POPOLARE

CRISTINA MALAGUTI
«La barbara uccisione di Giovanna Reggiani ha ferito l’animo di tutti gli italiani». Recita così il telegramma che il presidente del Consiglio Romano Prodi ha inviato al marito della donna massacrata a Roma. Sì, questa brutale aggressione ha ferito, indignato, sbigottito come hanno ferito, indignato sbigottito il massacro animalesco dei coniugi di Gorgo (Treviso) ad opera di due slavi e un rom, i quattro ragazzini trucidati in una sera d’aprile da un altro rom ubriaco fradicio ad Appignano del Tronto (Ascoli Piceno), o la banale lite che ha visto una romena uccidere Vanessa Russo... L’elenco purtroppo è lungo. Ma Prodi evidentemente non se lo ricorda. Ed è per questo che le sue parole oggi indignano, sbigottiscono, feriscono ancora di più. Perché comunque la si guardi, questa brutta pagina di storia è stata scritta - insieme a troppe altre - in questo anno e mezzo di Governo. Un anno e mezzo devastante sia sul piano sociale che su quello economico.
Sicurezza, immigrazione, indulto, tasse, mutui: in questi 18 mesi Prodi è riuscito davvero a ferire l’animo. Ma per quanto ancora il “popolo bue” può abbassare la testa e ingoiare danni e beffe? La vicenda di Giovanna Reggiani - un’orrenda morte che con meno ipocrisia si poteva forse evitare - è solo l’ultima in ordine cronologico. Forse, la classica goccia che fa traboccare il vaso. E la gente è stanca. E’ stanca di avere paura perché un Governo non ha fermato per tempo lo scompenso sociale dell’onda d’urto provocata dall’ingresso della Romania in Europa. Bastava una moratoria, come hanno fatto altri Paesi europei più seri del nostro. E non le sterili accuse di razzismo a chi in Padania, già in trincea da tempo, denunciava ciò che adesso tutti sono bravi a denunciare. Era buon senso, ma per Prodi arrivava dalla parte politica “sbagliata”: dalla Lega Nord. (Un istant pool sul sentirsi sicuri de la Stampa.it la dice lunga al riguardo).
La gente è stanca di ministri della Solidarietà sociale alla Paolo Ferrero che solo due mesi fa, al termine dell’incontro a Roma con il vicesegretario generale del Consiglio d’Europa Maud De Boer Bouquicchio, ha detto «bisogna avere il coraggio virile di dire all’opinione pubblica che i 140mila rom presenti in Italia si possono integrare». E non è stata purtroppo la sola aberrazione pronunciata. La legge cancella Bossi-Fini porta anche il suo nome, oltre a quello del ministro dell’Interno Giuliano Amato. La gente è stanca di vivere sopraffatta da una politica che dà la carota a “Caino” nel nome del disagio sociale (leggi indulto) e il bastone agli onesti che lavorano (leggi tasse opprimenti che superano di gran lunga le migliori aspettative di altri Paesi europei più normali del nostro).
In un anno e mezzo questo Governo non ha saputo far altro che ingrossare le proprie fila di ministri, viceministri e consulenti (più di 400 per il vicepresidente del Consiglio, nonché ministro per i Beni e le Attività Culturali Francesco Rutelli), aumentando la voragine rossa dei conti pubblici. Mentre le famiglie faticano ad arrivare a fine mese perché tutto aumenta, oltre le tasse, e il Governo non muove un dito. La crescita arranca, i consumi pure. Per non parlare della crisi dei mutui e dello spettro dei pignoramenti degli immobili (le nostre case), su cui Prodi si guarda bene dall’intervenire. E come non spendere due parole sul vergognoso travaglio del decreto sicurezza, rinviato due volte in Cdm, per manifesta litigiosità tra gli illustri titolari delle poltrone, e approvato, forse per pudore, la terza volta con l’astensione di quattro ministri della sinistra radicale. O la gioia manifestata ieri mattina per aver approvato in commissione Bilancio, nel cuore della notte (e senza gli esponenti dell’opposizione, che per protesta hanno abbandonato l’aula) una Finanziaria sulla quale gravano forti pregiudiziali di Costituzionalità in merito alla non dimostrata copertura dei capitoli di spesa. Manovra che approderà già lunedì a Palazzo Madama e che nella peggiore delle ipotesi sarà approvata con il solito ausilio dei senatori a vita. I “saggi” di Palazzo. C’è da domandarsi se mai si mettano mano sulla coscienza.
La gente è stanca, non ne può più. La vera ferita nell’animo degli italiani, dei padani, è questo Governo, che non difende, non aiuta, non capisce le esigenze minime essenziali dei cittadini, soprattutto del Nord (perenni beffati). Ma difende, aiuta e dà credito solo a se stesso. Come diceva uno dei “saggi”? Meglio tirare a campare che tirare le cuoia? Caro Prodi, anche il Paese non vuole tirare le cuoia...
[Data pubblicazione: 03/11/2007]


CASTELLI: SINISTRA RAZZISTA E COLPEVOLE

ALESSANDRO MONTANARI
Senatore Castelli, la tragedia di Roma ha convertito il Governo alla tolleranza zero?
«La sinistra smentisce se stessa. Quando queste cose accadevano al Nord ci... ...dicevano che dovevamo essere tolleranti e ci insegnavano la cultura dell’integrazione, adesso che succedono a casa di Veltroni, invece, parlano di “tolleranza zero”. Si sono dimostrati incoerenti, razzisti nei confronti dei cittadini padani e, soprattutto, colpevoli. Alla sicurezza dovevano pensare prima, non dopo gli omicidi. E poi, se vogliono tentare di essere credibili, devono risolvere una contraddizione: non possono votare l’indulto e presentare una legge criminale come l’Amato-Ferrero e poi fare gli sceriffi».
La conversione è stata veramente repentina. Solo 24 ore prima della violenza, il Governo non aveva giudicato urgente il pacchetto sicurezza e il Capo dello Stato aveva detto che «senza immigrati il Paese si bloccherebbe».
«Di cosa si stupisce. Si sa che la sinistra vede la realtà con le lenti dell’ideologia. Almeno fino a quando la realta non va a toccarla direttamente».
Ormai Veltroni dispone e Prodi agisce. Che ne pensa di questo Governo diretto dal Campidoglio anziché da Palazzo Chgi: è una novità assoluta?
«Una novità che dovevamo aspettarci. Prodi ha un consenso ai minimi storici e la sinistra doveva per forza puntare su un altro cavallo. Ha puntato su Veltroni che, essendo pompatissimo dai media, pare essere l’unico in grado di dare qualche speranza di rimonta. Quindi era prevedibile che Veltroni si mettesse a fare il premier-ombra e a dettare la linea politica».
Per il Paese però è una cosa piuttosto imbarazzante.
«Non direi, in fondo non è la prima volta che un segretario politico comanda il presidente del Consiglio. Semmai la cosa è imbarazzante per Prodi, che ha fallito ed è stato messo sotto tutela».
Crede che in Senato la sinistra riuscirà ad avere una maggioranza autonoma sul pacchetto sicurezza?
«Secondo me questo pacchetto sicurezza è una grida manzoniana e sono convinto che, per farlo passare al Senato, dovrà essere un decreto fintamente severo».
Voi come vi comporterete?
«A scatola chiusa non lo voteremo di certo. Se qualcuno pensa di avere il voto della Lega gratis, si sbaglia di grosso. Innanzitutto porremo la condizione che venga archiviata la Amato-Ferrero, perché non si può fare una legge che va nel senso della sicurezza se poi se ne fa un’altra che va nel senso opposto. E poi valuteremo con attenzione quel che sarà scritto nella legge. Se sarà veramente severa, la approveremo. Ma comunque penso che il problema non si porrà: il Governo cadrà molto prima».
Da ex-ministro della Giustizia che effetto le fa sapere che il Guardasigilli starebbe valutando di trasferire in Romania i detenuti romeni?
«Questo è un accordo che ho stipulato io, con la Romania, nel 2002. Bè, devo dire che la cosa un po’ mi fa piacere: la sinistra ha sempre cercato di fare l’esatto contrario di quello che ho fatto io, ora porta avanti una mia iniziativa».
Pensa che le riconosceranno questo merito?
«Ma figuriamoci! Fino all’altroieri questa, per loro, era l’ennesima norma razzista e forcaiola di Castelli. Adesso che gli fa comodo, però, la usano, ma sottovoce».
Adesso i prefetti avranno la possibilità di espellere anche i comunitari. Alla Lega tuttavia la figura del Prefetto continua a non piacere.
«Bé, se i prefetti sono come Ferrante, che prima faceva il buonista e poi si è candidato con la sinistra, c’è poco da stare allegri. Speriamo che i prefetti non ragionino in termini politici, si ricordino di essere servitori dello Stato e usino con pugno di ferro queste norme».
La Lega però preferirebbe che questi poteri venissero conferiti ai sindaci.
«Noi abbiamo avanzato una proposta di legge che chiede di abolire i prefetti in quanto simboli oppressivi dello Stato centralista e di trasferire i loro poteri ai sindaci. Certo, visti certi sindaci dell’Ulivo, e mi riferisco ad esempio ai primi cittadini di Brescia e di Oggiono, mi fiderei di più del Prefetto. Ma il sindaco, almeno, prima o poi dovrà rendere conto del proprio operato ai cittadini-elettori».
[Data pubblicazione: 03/11/2007]
 

Forum e sondaggi online: «Abbiamo paura»
La gente si sfoga: «La misura è colma»


Giovanni Polli

«Io sono stanca. Stanca di avere paura: sempre. Per strada, in casa, in auto. La mia città è piena di capannelli di uomini che non fanno altro che bere e sporcare gli spazi verdi. Non sono libera di passare accanto ad gruppetto di uomini senza sentire un commento..si permettono di importunarti sempre e comunque»...
Inizia così una lettera, una delle migliaia che si trovano ora in rete, nei forum di discussione, nei blog, nei commenti online. Chi l’ha inviata sul forum del quotidiano La Repubblica si firma “Elvira77”, ma le testimonianze di questo tipo spuntano ovunque. Non tutte pacate come quella di Elvira, come immaginabile.
Fino a poco tempo fa tutti i grandi mezzi di informazione sfoggiavano il politicamente corretto d’ordinanza. E, ogni volta che fosse filtrata una frase fuori dal cesto del polinomio buonista doverosa-accoglienza-rispetto, veniva subito ripresa e corretta con il ditino alzato dalla maestrina dalla penna rossa di turno.
Oggi, invece, mentre Repubblica online tenta un “forum del dialogo tra Italia e Romania” e in risposta raccoglie soprattutto testimonianze come quella di Elvira, un altro quotidiano “che conta” come La Stampa lancia in rete, nella prima pagina del suo sito, un sondaggio eloquente: «Le cronache sono piene di fatti di sangue. Siete preoccupati?» Fino a ieri pomeriggio (ore 16 e 30) erano giunti 3155 voti: i sì erano l’88 per cento delle risposte.
Il vento è evidentemente cambiato e avere paura di fronte alla nostra macelleria umana quotidiana, e allo stillicidio di migliaia di reati più piccoli ma comunque odiosi e non più tollerabili, non è più un atteggiamento da bocciare come «razzista e di xenofobo». Così, oggi, la pensa il neo-sarkoziano Valter Veltroni, il primo a stracciarsi le vesti per la mancanza di sicurezza nella sua città, dopo che, nel maggio 2007, aveva buonisticamente annunciato: «Bisogna collaborare con il governo romeno su come accogliere i rom, per questo tra qualche tempo andrò in Romania a discutere di questo con il sindaco di Bucarest». Oggi ha, lecitamente, cambiato idea. La misura è davvero colma? «In tanti anni di storia prima o poi sarebbe arrivato il momento di dire “basta”. Siamo saturi, nn ne possiamo più», scrive un altro forumista interpretando quello che oggi è il pensiero della stragrande maggioranza dei cittadini. A non accorgersi del mutamento epocale provocato dal venire finalmente alla luce di tutte le contraddizioni del buonismo politico, sono rimasti in pochi. La cosiddetta “sinistra radicale”, soprattutto, le cui posizioni sono state così ben delineate dall’editoriale del Manifesto di ieri: «Forse sarebbero bastati un paio di lampioni su quella strada, per evitare a Giovanna Reggiani il buio e l’orrore in cui è stata trascinata», anziché quello che viene definito «un repulisti di massa». Non viene però spiegato quanti sarebbero stati i lampioni necessari per salvare nella loro casa la coppia seviziata a Gorgo, provincia di Treviso.
[Data pubblicazione: 03/11/2007]

Vendola: «Il pacchetto Amato non basta, ma serve»
Il presidente della Puglia: «Voterei le misure del governo. La bandiera della sinistra è riqualificare le periferie, ma dobbiamo anche affrontare certi problemi»
Daniela Preziosi

«Uno scorcio degradato di periferia. L'esercizio dell'onnipotenza maschile sul corpo di una donna. La considerazione di una vita come di un fagotto da buttare. La denuncia che viene dall'interno di quella stessa condizione considerata in sé criminale. Da parte di una donna». Presidente della Puglia, da molti indicato come un prossimo leader della sinistra, prima di rispondere Nichi Vendola vuole rivedere la scena del delitto. Ricostruire, dice, il quadro sintomatologico della malattia per fare la diagnosi.
Gli elementi cosa mostrano?
Un fatto complesso su cui i media e il dibattito politico compiono le loro manipolazioni. Selezionano l'evento dell'aggressione, mettono ombra sulla denuncia.
E sul degrado di periferia.
Che diventa un oggetto da contesa elettorale, come se in tutta Europa non fosse una delle principali questioni sociali. Dalle banlieue parigine alla sterminata e sterminante periferia del sud d'Italia, abbiamo condizioni strutturali di insicurezza sociale e di insicurezza per i cittadini. Ecco la bandiera che dovrebbe prendere in mano la sinistra. Non basta denunciare la deriva securitaria. La prima grande risposta è la riqualificazione delle periferie. Sono una condizione urbana senza comunità. Carenza di illuminazione, di trasporti, di servizi, una concentrazione di vecchie e nuove povertà. Un'immensa criminogena discarica sociale. O si immagina di recintarle, oppure si affronta il tema della riqualificazione, qualcosa che nel dibattito europeo assomiglia a quello sui centri storici con i piani Urban. Poi c'è una specie di periferia inglobata nel centro. Penso alla crisi delle agenzie formative, scuola, famiglia, ai fenomeni del bullismo adolescenziale trasversali alle appartenenze sociali. Tutto questo pone il tema se la legalità è solo legge e ordine, o non ricostruzione dell'idea di civiltà.
Il pacchetto sicurezza ha qualcosa a che vedere con questo discorso?
Non avendo contrastato culturalmente il terreno della insicurezza percepita, avendo imprigionato la nostra percezione della realtà dentro il circuito delle tv, è difficile immaginare che il governo possa rispondere dicendo 'questi fatti sono gravi ma non possiamo reagire'. La richiesta di una reazione è maggioritaria nell'opinione pubblica, il problema è come governiamo questo sentimento, per non cedere alla cultura della xenofobia e dell'intolleranza
Ma il pacchetto è efficace?
Vorrei conoscerlo meglio. Alcune cose mi convincono, altre no. Non posso non pormi il problema di un minore costretto dal suo clan a rubare e a elemosinare.
Fra il caso dello stupratore e lo stralcio d'urgenza votato dal governo non c'è nesso. Per arrestarlo e giudicarlo bastano le leggi 'normali'.
Lo stralcio non è una riposta al fatto accaduto, è una risposta a Porta a Porta, alla volgare strumentalizzazione dela destra.
Secondo Veltroni, Berlusconi e Prodi hanno sbagliato a non limitare gli ingressi di rumeni e bulgari. E' d'accordo?
E' chiaro che dalle aree più deboli si è scaraventata una massa di esseri umani verso le aree che appaiono più forti. E in tutti i fenomeni migratori una porzione residua è composta da segmenti di marginalità e criminalità. Il problema è come si isolano e come si consente a tutti gli altri di radicarsi. Ci sono comunità straniere che hanno una storia antica di presenza e integrazione. E' rarissimo, per esempio, ascoltare notizie di cronaca nera che riguardano i filippini. Del resto la percentuale di stranieri regolari che delinquono è molto inferiore a quella degli italiani che delinquono.
Poi ci sono gli stereotipi. Oggi, a Roma in particolare, va il rumeno.
Prima c'era lo stupratore magrebino, poi l'albanese, ora i rumeni. Non c'è alcun dubbio che, durante i regimi all'Est, la Romania era un buco nero, un deposito di miseria materiale e morale. Oggi la sua crescita è anche un problema nostro. Ma la logica delle barriere non funziona. Sposta il problema sul terreno della clandestinità. Bisogna rendere le comunità straniere protagoniste della costruzione della sicurezza, farle entrare in pieno nell'area della cittadinanza. Guardo invece con cautela ma interesse la proposta della banca del Dna. Il problema dell'identificazione c'è, esiste. Ci sono problemi che a sinistra non possiamo non porci. Non basta denunciare la deriva securitaria, e i grandi poteri criminali, che non sono certo al primo posto nella consapevolezza della politica. Bisogna anche affrontare nel merito i problemi.
La sinistra a volte non lo fa?
Non possiamo apparire quelli che rinviano sempre a una questione più generale. La forza della destra è che stiamo entrando nella società della paura, una paura che si regge sulla precarietà. Del lavoro, del vivere urbano e del futuro. E' una nuova condizione antropologica. E ciascuno si sente solo e fragile di fronte a chi gli dà un po' di cottimo, in una condizione urbana che lo minaccia continuamente. La costruzione della sinistra nelle periferie ha un senso se è uno strumento per rimettere in piedi pezzi di comunità. Dobbiamo essere capaci di muoverci tatticamente mentre ci diamo respiro strategico. E' una partita difficilissima. A palazzo Chigi io mi sarei comportato come i ministri della sinistra.
Voterebbe a favore del pacchetto sicurezza?
Cercherei di migliorarlo, ma alla fine voterei a favore, perché ha alcune cose buone. Alcune no, ma è una partita di lungo periodo. Intanto costruisco un cammino. Non rischierei di essere solo posizionato ideologicamente.
Il giornale del Prc si è posto in prima pagina la domanda delle domande: perché restiamo in questo governo. Perché, secondo lei?
Perché penso sia importante restarci. Potrei fare l'elenco delle cose buone fatte. Ma il vero problema è tenere i nervi saldi. Abbiamo bisogno di tempo, c'è da risalire una china in termini culturali prima che politici, anziché consegnarci a una sconfitta con effetti di moltiplicazione, che scaverebbe in profondità nelle viscere della società italiana.









Postato il Sabato, 03 novembre 2007 ore 11:40:51 CET di Salvatore Indelicato
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