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Umanistiche: DEcestinARTI-RIMETTERE LE MANI NEL cestino DELLE MEMORIE MUSICALI

Rassegna stampa

Maurizio Spaccazocchi

DEcestinARTI


RIMETTERE LE MANI NEL cestino DELLE MEMORIE MUSICALI


Da bambino mi sono spesso trovato con i compagni a sporcare scarpe, calzini e mani fra i rifiuti della discarica comunale. No, non fraintendetemi, non erano i miei primi passi verso una vita da barbone!

Era la possibilità di immaginare e di fantasticare che ci portava lì: scoprire un rifiuto, ripulirlo, chiedersi che cosa poteva essere, chi l’aveva usato, ma soprattutto…come riusarlo per i giochi di bambini che come noi giravano ancora coi pantaloni corti?

Oggi, con i miei pantaloni lunghi, quando ripenso a quella discarica comunale mi viene in mente la memoria dell’uomo. Me la immagino come un informe e infinito cassonetto dove ciascuno di noi ci svuota le tante e svariate esperienze di vita più o meno bene consumate.

A pensarci attentamente, dentro questo nostro personale cassonetto dei ricordi, possiamo rimettere le mani per andare a togliere la polvere anche dalle esperienze di musica vissute. Più o meno, è come decidere di riaccendere un vecchio Juke-box e introdurci il gettone per farlo suonare.

Ecco, tanto per fare un esempio, una serie di gettoni utili a rimettere in memoria le musiche e i canti che giacciono impolverati dentro il nostro cassonetto dei ricordi:

"Pensiamo al Gioco infantile… ed ecco che si risvegliano: Frà Martino, Girotondo, Seta moneta,Oh che bel castello, ecc. Pensiamo al Natale…ed ecco che da sotto la neve riemergono: Piva Piva, Tu scendi dalle stelle, Bianco Natal, Adeste fideles, ecc. E se ancora vi dicessi: Campo sportivo, Films, Pubblicità, Sigle televisive, Inni nazionali, Canti regionali, Canti del mondo, Melodie classiche, Canzoni, ecc., a chi non verrebbe in mente Alé Oh Oh, la musica di Rocky, il Jingle di Mulino Bianco, L’aria sulla quarta corda di Quark, La Marsigliese, O sole mio, Oh Susanna, il Brindisi della Traviata, Volare, e chissà quante altre cose?

Ecco come il nostro personale Juke-box delle memorie musicali può riaccendersi per recuperare quei tanti materiali sonori che altrimenti si accumulerebbero e nel tempo si decomporrebbero nei meandri più oscuri della nostra mente.

Ma una volta rimessi in memoria, cosa fare di questi canti, come renderli utili per una nostra maturazione globale e musicale?

La risposta ci viene data dalla cultura popolare: mettere in atto le tattiche del riuso, intese come pratiche finalizzate al risparmio del danaro, dello sforzo fisico e del tempo. Detta secondo il linguaggio della quotidianità: perché dare forma ad un nuovo prodotto quando posso riciclarne uno che ho già?

Ecco di seguito alcuni esempi di riuso in musica stimolati dalle pratiche di riciclaggio che la gente applica ai materiali di ogni tipo, naturalmente anche a quelli musicali:


CAMBIA PAROLA: mantenere la melodia rinnovando il testo. Lo faceva la gogliardia medievale quando metteva sui canti da chiesa testi trasgressivi e osceni (es. Carmina Burana), lo fanno oggi i bambini mettendo più testi al motivetto Fra’ Martino: Fra’ Martino, marocchino, vù cumprà, vù cumprà, tutt’a cento lire, tutt’a cento lire, per campà, per campà. Fra’ Martino, paninaro, col Moncler, col Moncler, ed i jeans d’Armani, ed i jeans d’Armani, Timberland, Timberland.

 

INSERTO: prendendo esempio dall’inserto che durante la settimana troviamo nei quotidiani, perché non divertirsi ad inserire ogni tanto due battiti di mani dentro Fra’ martino? Basterà creare dei vuoti per offrire spazio ai due battiti, come per esempio: Fra’ Martino x x campanaro x x dormi tu x x , ecc. E perché non inserire un verso vocale (es. Din Don), un gesto o un breve frammento di un altro canto?


BALBETTIO:
Viva la papapappa, oppure Ba ba baciami bambina sulla bo bo bocca, sono canti che dimostrano di voler giocare con la ripetizione tipica della balbuzie. Perché non applicarla ai nostri risvegliati canti, tanto per vedere l’effetto che fa? Proviamo a cantare questo balbettante Frà Martino: Fra’ Martino-no, campanaro-ro, do-dormi tu, do-dormi tu, suona le campane-ne, suona le campane-ne, din-din don dan, din-din don dan.

 

DE-COMPOSIZIONE: Ieri sono stato in campagna/ In campagna ieri sono stato/ Ieri in campagna sono stato, questi sono tre esempi di scomposizione e ricomposizione di una frase. Questo gioco è possibile anche con i brani musicali che abbiamo in memoria, come dimostra questa versione di Fra’ Martino: dormi tu, fra’ Martino, suona le campane, din don dan, campanaro, suona le campane, dormi tu, din don dan.

 

COME SE FOSSE: Yesterday dei Beatles è una di quelle canzoni che sono state eseguite da tanti cantanti. Cantanti di diversa cultura, stile, carattere, vocalità e che, quindi, in un modo o nell’altro, hanno dato alla canzone una diversa personalità. Per esempio, Frank Sinatra l’ha resa calda, mielosa e rilassata; Placido Domingo l’ha resa altezzosa, imponente e distaccata; Ray Charles l’ha resa emotiva, arrabbiata, coinvolta. Quindi attribuire un nuovo carattere ad un brano può essere una tattica utile al nostro gioco di riuso. Allora perché non cantare Fra’ Martino come se fosse stanco e assonnato, oppure zoppicante, o come se fosse un bluesman o un Pavarotti?


CAMBIA BALLO: Il noto Valzer delle candele è frutto di una trasformazione del popolare motivo scozzese Auld Lang Syne, solo che quest’ultimo è a tempo di marcia. Questa trasformazione-riuso ci indica che l’uomo, da una pratica motoria tipica del passo, del camminare, del marciare, ha sentito il bisogno di praticarne un’altra, meno rettilinea, più circolare, più rotatoria. Come applicare questa trasformazione al nostro Fra’ Martino?. Semplice! Basta muoversi a tempo di valzer e dopo un po’ mettersi a cantare il motivo che in modo naturale si adatterà agli appoggi forti e deboli del nostro roteare. Ma la cosa è possibile anche al contrario, cioè trasformare in marcia un motivo nato come valzer: rispolveriamo il noto Carnevale di Venezia, iniziamo poi a marciare e, subito dopo, proviamo a ricantarlo mantenendo gli accenti del passo marziale. Così il carnevale veneziano di certo ci risulterà più deciso ed energico.


CANTO COOPERATIVO: I pigmei africani eseguono lo yeyi, un canto le cui note sono distribuite, una ad una, a vari gruppi e così, di conseguenza, il motivo si realizzerà solo se i diversi gruppi svolgeranno una esecuzione cooperativa, ascoltando attentamente le note precedenti, inserendo giustamente la loro e volgendo ancora attenzione a quelle susseguenti. Perché non applicare questa tattica a Fra’ Martino? Perché non dividerci in gruppi prendendoci ciascuno l’impegno di cantare, se non una nota, almeno una parte del motivo? Perché non verificare l’impegno e la complessità esecutiva di questa cooperazione musicale?


COLLAGE: E’ una tattica diffusa in molte esperienze umane: nella pittura, nella moda (patchwork), nella cucina (minestrone, paella, misticanze varie), nella musica (dalle Overtures ai Pout-pourrì). Nel caso nostro si tratta di riusare frammenti cantati provenienti da brani diversi per dar forma ad un "nuovo" motivo. Per esempio, cantiamo di seguito questi frammenti rispolverati da brani per l’infanzia: Oh che bel castello, Giro girotondo, Fra’ Martino, Oh quante belle figlie. Dopo averli ripetuti più volte proviamo a ricantarli senza le parole, con un semplice Lallalalalalla, ecc. E dopo averli ben appresi, mettiamoci un testo tutto nostro ( es. CAMBIA PAROLA) a dimostrazione che con il riuso possiamo ri-comporre gli avanzi sonori della nostra memoria.


Come si può ben dedurre ogni tattica proposta impone trasformazioni all’oggetto musicale e quindi invita il soggetto al rinnovamento della sua mentalità, fisicità, musicalità ed emotività.

Infine, questa rimessa in memoria e riciclaggio delle esperienze musicali, credo che debba essere interpretata come pratica ecologica che cerca di contrastare la sempre più presente diffusione di musica promossa dalle multinazionali e dai mass-media, con l’intento di dirigere gli ascoltatori, e quindi la nostra memoria, verso un incondizionato atteggiamento di bulimìa musicale. Gli stessi insegnanti di educazione musicale della scuola di base sembrano promuovere questo atteggiamento, dal momento che, invece di risvegliare e mantenere vive le musiche presenti nella memoria dei nostri giovani, si preoccupano di far ingerire loro sempre nuovi repertori. Invece, secondo il buon senso, un primario compito educativo dovrebbe essere quello di mantenere attivo il capitale presente nei vari scompartimenti della nostra memoria, poiché ciò che abbiamo già dentro, non è poi così peggiore di ciò che potremmo aggiungere, e di sicuro è più caldo e motivato perché l’abbiamo vissuto, perché fa parte della nostra biografia musicale e globale (1).


NOTA

(1) Per chi volesse più indicazioni sul riuso in musica si consigliano dell’autore Dizionario dell’educatore musicale, Ricordi (pagg.139-149), e il capitolo Remake presente nel Quaderno della SIEM N°3 del 1992, dal titolo Progettare la melodia, Ricordi (pagg.54-72).











Postato il Giovedì, 18 ottobre 2007 ore 22:33:54 CEST di Agnese Indelicato
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