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NUOVO ANNO SCOLASTICO, “HA DA PASSA’ A NUTTATA…”
La scuola è iniziata da soli dieci giorni. Embè, direte voi? No, volevo solo dire che, dopo tre, o due, o uno a seconda dei casi, mesi di vacanza, gli insegnanti sono tornati a scuola. Embè, direte voi? Embè, dopo dieci giorni di scuola…gli insegnanti sono già stanchi. Ma stanchi davvero.
Inverosimile, ma è così. Guai, in questi faticosi giorni iniziali, a chiedere a qualche collega, ma così, inavvertitamente, di volata per i corridoi: “Come stai?”. La risposta, unica e inequivocabile, è sempre la stessa: "Sono stanco".
Sarà lo stress da ripresa, sarà la Grand Rentrée, come la chiamano i francesi, ma i professori arrancano già faticosamente. Piombati di nuovo davanti a trenta ragazzi vocianti, con la fatica di un nuovo anno scolastico che si prospetta lungo e impervio come sempre, alle prese con il loro orario di lezione male impostato o con dirigenti poco disponibili, la sensazione è sempre quella: sono stanchi.
Dio mio, è inutile negarlo, dopo pochi giorni i docenti si sentono mezzi sfiniti, come se fosse già maggio. Ma perché mai? Ma com’è possibile? Cosa ci sarà mai di misterioso, di subdolo, di incognito in questa professione per sentirsi mezzi morti già da adesso? Perché sui loro occhi e sul loro animo è come scesa una patina d’ombra, una sottile angoscia, una sorta di sfinimento languido e disperato?
Sono stanchi, gli insegnanti. Stanchi di tutto.
Poi, nei prossimi mesi, subentrerà la più grande della capacità umane: l’abitudine. E tutto scorrerà come sempre verso la conclusione.
E così, per adesso, possiamo solo dirci, col buon Eduardo, la celeberrima frase di una sua commedia. Colleghi, ha da passà a nuttata…
Silvana La Porta
La scuola è iniziata da soli dieci giorni. Embè, direte voi? No, volevo solo dire che, dopo tre, o due, o uno a seconda dei casi, mesi di vacanza, gli insegnanti sono tornati a scuola. Embè, direte voi? Embè, dopo dieci giorni di scuola…gli insegnanti sono già stanchi. Ma stanchi davvero.
Inverosimile, ma è così. Guai, in questi faticosi giorni iniziali, a chiedere a qualche collega, ma così, inavvertitamente, di volata per i corridoi: “Come stai?”. La risposta, unica e inequivocabile, è sempre la stessa: "Sono stanco".
Sarà lo stress da ripresa, sarà la Grand Rentrée, come la chiamano i francesi, ma i professori arrancano già faticosamente. Piombati di nuovo davanti a trenta ragazzi vocianti, con la fatica di un nuovo anno scolastico che si prospetta lungo e impervio come sempre, alle prese con il loro orario di lezione male impostato o con dirigenti poco disponibili, la sensazione è sempre quella: sono stanchi.
Dio mio, è inutile negarlo, dopo pochi giorni i docenti si sentono mezzi sfiniti, come se fosse già maggio. Ma perché mai? Ma com’è possibile? Cosa ci sarà mai di misterioso, di subdolo, di incognito in questa professione per sentirsi mezzi morti già da adesso? Perché sui loro occhi e sul loro animo è come scesa una patina d’ombra, una sottile angoscia, una sorta di sfinimento languido e disperato?
Sono stanchi, gli insegnanti. Stanchi di tutto.
Poi, nei prossimi mesi, subentrerà la più grande della capacità umane: l’abitudine. E tutto scorrerà come sempre verso la conclusione.
E così, per adesso, possiamo solo dirci, col buon Eduardo, la celeberrima frase di una sua commedia. Colleghi, ha da passà a nuttata…
Silvana La Porta
