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Umanistiche: DONNE DIRITTI DEMOCRAZIA

Rassegna stampa
Giovanna Fiume (a cura di), Donne diritti democrazia, Roma, XLedizioni, 2007. Recensione di Dario Alessandro Librizzi
Secondo Rem Koolhaas la condizione propria della società contemporanea è quella metropolitana. Uno spazio Extra Large caratterizzato da un’esplosiva spontaneità capace di sovvertire tutte le regole formali e dar vita ad una sommatoria di punti di vista divergenti che s’intrecciano in maniera sempre inedita. Un luogo d’incontro e di scontro in cui le contraddizioni non possono essere evitate e le identità si ridefiniscono costantemente. L’intellettuale o lo studioso che intenda avvicinarsi con il suo sguardo alle dinamiche proprie di questa nuova realtà metropolitana deve, allora,  sperimentare nuovi filoni d’indagine che, come caleidoscopi, siano in grado di mettere in evidenza la varietà e mutevolezza della società contemporanea.
Una nuova casa editrice di Roma, nata dall’amicizia e dalla collaborazione di studiosi e intellettuali di ambito universitario, ha fatto propria questa prospettiva e ha scelto la sigla XL per indicare le proprie edizioni. In particolare la collana gender studies della XL edizioni si caratterizza per il tentativo di contribuire al dibattito pubblico sulle questioni di genere attraverso la pubblicazione di saggi che affrontano i problemi legati ai processi sociali in atto, utilizzando nuovi approcci di ricerca aperti alla contaminazione interdisciplinare e capaci, per questa via, di dare possibili risposte pratiche oltre che teoriche ai complessi problemi della realtà contemporanea. In questo senso, la scelta di dedicare una collana a tale tipo di studi rappresenta una vera e propria scelta politica. La legittimazione della specificità femminile, per il fatto che non riguarda né una classe, né un gruppo etnico, né una minoranza o un gruppo marginale, contiene in sé una ricchezza problematica tale da permettere un’approfondita riflessione sull’idea che abbiamo oggi della democrazia e dei diritti.
Il primo libro pubblicato dalla XL edizioni per la collana gender studies affronta queste questioni coinvolgendo, in una tavola rotonda internazionale, studiose di diverse discipline. L’occasione è stata data da un seminario tenutosi a Palermo nel giugno 2005 all’interno di un percorso formativo, organizzato dal Ministero per le pari opportunità in collaborazione con la Scuola superiore di pubblica amministrazione e l’Università, per la promozione delle pari opportunità nei centri decisionali della politica, intitolato Donne, politica e istituzioni. Il libro ne raccoglie gli atti, in modo da consentire a un pubblico più ampio di riflettere sul rapporto esistente tra la rappresentanza politica, i concetti di democrazia e libertà e la condizione odierna delle donne nella sfera pubblica e privata.    
Per i sistemi rappresentativi democratici fondati sui principi di uguaglianza e di universalità del diritto, infatti, non può che essere centrale il problema dell’inclusione attiva delle donne nella vita pubblica. Esso rappresenta anzi il cuore stesso di una nozione di cittadinanza pienamente intesa. La questione, in questo senso, non si riduce ad un mero affare numerico o alla pur necessaria trasformazione dell’uguaglianza di diritto in uguaglianza di fatto. La sfida consiste piuttosto nel riuscire a pensare una politica che finalmente chiami in causa tutta la società, sessualmente differenziata e che, per questa via, sia capace di produrre cambiamenti materiali e simbolici.
Parafrasando Joan Kelly si potrebbe dire che la questione non consiste solo nel restituire le donne alla politica, ma soprattutto di restituire la politica alle donne. Il processo storico e politico che ha portato all’estensione dei diritti alle donne, infatti, non ha significato una ridefinizione degli stessi capace di sostenere una prospettiva politica specifica e differenziata di genere. La logica del potere continua a strutturarsi su una grammatica tipicamente maschile che, per questo, non lascia spazio alle donne di esprimere la loro specificità di genere. La dimensione politica risulta in questo modo monopolizzata dagli uomini e, inesorabilmente, le donne si trovano costrette ad adeguarsi ad un’identità conforme alla centralità del maschile.
Si comprende, in questo senso, come la possibilità di accesso delle donne alla dimensione politica non esaurisca il problema del pieno riconoscimento della specificità della donna come soggetto originario che coabita questo mondo in stretta interdipendenza e complementarità con l’altro soggetto originario, l’uomo. La politica attraverso i suoi meccanismi di potere tende, infatti, a interpretare le vicende di vita di uomini e donne come rigidamente teorizzate in sfere separate. Quasi come se i due sessi vivessero in due mondi distinti in cui le donne, costituzionalmente, sono confinate nella sfera privata, mentre gli uomini, per destino, nella sfera pubblica. Le donne che riescono ad affermare il proprio diritto a percorrere lo spazio che separa la sfera del privato dalla sfera del pubblico si trovano, per questo motivo, nella condizione di sentire costantemente, come dice l’ex deputata regionale Teresa Gentile, “il tetto della cucina sulle spalle”. Questa condizione costringe le donne, che aspirano a entrare nell’agorà politico, a procedere lungo il sentiero della libertà caricati della zavorra della riproduzione e della cura della sfera privata. Diseguali opportunità che condizionano negativamente la rappresentanza democratica della società.
L’accesso alla sfera pubblica della politica, in altri termini, non può essere condizionata né da diseguali condizioni di partenza per uomini e donne né può comportare per le donne o per qualsiasi cittadino/a la rinuncia di fatto alla propria sessualità, alla propria soggettività, al proprio corpo e al proprio sistema di relazioni e valori.
Sta proprio in questo stato di cose il corto circuito democratico che genera la scarsa presenza femminile nei luoghi della rappresentanza politica? Certo, la situazione cambia secondo i contesti nazionali e locali, ma il problema sussiste comunque e va affrontato seriamente da diverse angolazioni. Le soluzioni proposte sono diverse, ma innanzi tutto occorre cambiare questa logica, che fagocita le donne in un esercizio del potere che tende ad auto riprodursi nell’esclusione sistematica del femminile, in una nuova logica politica capace di ridefinire i diritti e di declinarli in una rappresentanza sessuata. Ciò comporterebbe sancire una volta per tutte il diritto alle pari opportunità di tutti i cittadini e di tutte le cittadine e gettare, così, un ponte tra la società e le istituzioni capace di spalancare le porte dei palazzi alla realtà cangiante di un mondo che vede sempre più il protagonismo delle donne nella sfera pubblica.
A questo proposito, il merito di Donne diritti democrazia consiste nell’opportunità che esso dà al lettore di riflettere sulla possibilità di questo cambiamento epocale, grazie anche a un coro polifonico di punti di vista differenti per prospettiva, luogo di osservazione e discipline. Il risultato è un libro di analisi e proposte che ci permette di addentrarci in uno spazio aperto di discussione in cui la connotazione accademica si coniuga con una riflessione viva e innovativa capace di superare la sterile ripartizione dei saperi in compartimenti stagni.
Le autrici discutono, contaminandosi vicendevolmente, sulla nozione di cittadinanza e sul riconoscimento dei diritti, sui concetti di democrazia, di libertà e di rappresentanza; pongono il problema di come le religioni monoteistiche nei suoi aspetti normativi, che riguardano il controllo del comportamento sessuale e della riproduzione, confliggono con i diritti delle donne; ripercorrono la trasformazione avvenuta a livello internazionale dei diritti individuali in diritti umani e l’evoluzione del diritto internazionale per quanto riguarda i crimini contro le donne; analizzano i casi russo, tedesco e francese; indagano sulle cause della scarsa presenza femminile nella vita delle istituzioni politiche italiane e su come creare una tradizione politica femminile in Sicilia. 
Tutti questi temi s’intrecciano in una trama complessa la cui cifra di fondo è la necessità di una legittimazione della specificità femminile in grado di trasformare l’uguaglianza formale in uguaglianza di fatto. In questo senso, si ha come l’impressione nel leggere i diversi saggi presenti nel libro di salire su una scala a chiocciola che, gradino dopo gradino, ci conduce a una visione più chiara e articolata del problema dei diritti e della rappresentanza delle donne. I contributi si susseguono tracciando un ampio percorso che dalla dimensione internazionale arriva a quella locale seguendo la logica di un’interdipendenza planetaria irreversibile che, nel porre nuovi problemi e nuove prospettive alla convivenza umana, non può non considerare centrale la richiesta di partecipazione politica proveniente dalle donne.
In conclusione, all’inadeguatezza della politica verticale, tipica della gestione del potere, occorre rispondere ampliando il più possibile la pratica di una politica orizzontale fatta di relazioni e di vita associata. Solo in questo modo le istituzioni possono essere contagiate dal dinamismo della nostra società e accogliere in sé la dimensione cruciale del corpo e del sesso. Donne diritti democrazia è un libro che invita a percorrere questa via.  










Postato il Martedì, 18 settembre 2007 ore 08:55:12 CEST di Silvana La Porta
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