Se per molti, la notte prima degli esami è praticamente insonne, ovvero un rigirarsi nel letto in preda all’ansia; per molti altri è una parentesi di studio matto e disperatissimo per immagazzinare quante più informazioni possibili: un rash finale da affrontare con litri e litri di caffè, nello sforzo sovraumano di un "imprinting" risolutivo e definitivo.
Per Davide Cavallaro, psicologo dell’età evolutiva, «per quanto possa sembra scontato, un sonno sereno e tranquillo di otto ore è il miglior metodo per arrivare all’importante appuntamento nel migliore dei modi. Le ricerche scientifiche più recenti infatti, hanno dimostrato che la privazione di sonno influisce negativamente sulla memoria, sull’attenzione e la concentrazione. In altre parole, dopo una notte in bianco, il nostro cervello funziona in modo meno brillante e si verifica un globale peggioramento delle prestazioni cognitive». È per questo, che il miglior suggerimento è quello di non assumere caffè o altre bevande che contengano caffeina, dopo le 15 di pomeriggio del giorno precedente, per evitare che - insieme all’eccitazione/ agitazione - possano interferire con la qualità del sonno.
La tabella di marcia pre-esame prevede poi una cena alle 20,30 circa: «Mangiare più tardi può affaticare la digestione - continua lo psicologo - e peggiorare la qualità del sonno. La cena ideale è leggera, con pietanze facilmente digeribili e dall’effetto calmante.
Nell’elenco dei cibi che sembra possano favorire il sonno, compaiono: verdure, banane, pesche e frutta dolce, pesce e pollo, riso e pasta (meglio se integrali), yogurt e miele». Dopo le 20,30, l’ideale sarebbe chiudere i libri e dedicarsi a un’attività rilassante. «Va bene qualsiasi cosa: una chiacchierata con un amico, una passeggiata, ascoltare musica o guardare un film comico: l’importante è non farsi influenzare da compagni ansiosi, che possono trascinarci all’interno di un vortice di insicurezza. Dopo le 22,30, sarebbe ora di andare a letto - continua il dott. Cavallaro - la cosa più importante è non lasciarsi tentare dal "fai fa te", ingerendo sonniferi o ansiolitici, che possono creare effetti collaterali: per esempio, quello di ritrovarsi alla mattina annebbiati e intontiti».
E se c’è qualcuno che vuole dedicare un’oretta al ripasso? «La cosa migliore è fare delle sintesi: non serve utilizzare meccanicamente la memoria, è più utile creare dei nessi associativi, attraverso grafici e schemi. Cerchiamo di capire ciò che leggiamo, identifichiamo i punti essenziali e facciamo qualche esercizio di applicazione».
A.L.R. (da www.lasicilia.it)