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News: CARO PROFESSORE, ORA TI DO DEL LEI

Opinioni
Caro professore ora ti do del lei  
Salvatore Scalia  


Il voi in Francia o il lei in Italia esprimono rispetto, distacco, considerazione. Erano i modi giusti per rivolgersi agli insegnanti, quando ci si alzava in piedi appena entravano in classe, li si salutava e ci si toglieva il berretto. I bei modi dei tempi antichi, ispirati al rigore, alla disciplina e alla sacralità del ruolo di educatore. Nessuno allora si azzardava a palpare il sedere a una professoressa, o era difficile che una insegnante si facesse sorprendere a dare lezioni di sesso applicato ad alcuni allievi. Né tantomeno erano pensabili tra alunni e alunne più di un bacio furtivo o di una carezza pudìca. Né si verificavano aggressioni di genitori e allievi agli insegnanti. Tutto ciò ora fa apparire come un luogo idilliaco la scuola gerarchica e ferocemente classista di una volta. E si fa strada la consapevolezza che bisogna correre ai ripari. Ovviamente si riparte dalle forme. Così nella Francia del nuovo presidente di destra Nicolas Sarkozy si vuole ripristinare l'uso del voi da parte degli alunni quando si rivolgono agli insegnanti. Diciamo che è un segno, ma tutto il resto? Basta dare del voi o del lei a un professore per restituirgli la credibilità distrutta da anni di permissivismo? Risalire la china è un'impresa titanica, soprattutto se si vuole formare spiriti liberi e coscienze critiche.
 
 
 

Progetto del nuovo governo. «Tutti in piedi quando entra l'insegnante» .

Nelle scuole francesi l'obbligo del voi.

Sarkozy ne aveva parlato in campagna elettorale, ora arrivano
 le prime decisioni: rispetto delle regole e dei prof nelle classi

 Massimo Nava, Il Corriere della Sera del 22/5/2007

 

PARIGI (FRANCIA) - Si sa, la Francia ama forme e cerimoniale. De Gaulle e la moglie Ivonne si davano del voi e vengono ancora imitati da qualche coppia di oggi. Mitterrand pretendeva il voi dai compagni di partito. Quando uno gli chiese se poteva dargli del tu, lui rispose «come voi volete». Non è rarissimo che i figli diano del voi ai genitori. E la seconda persona plurale è il modo comune di rivolgersi fra colleghi a qualsiasi livello e a qualsiasi età. Prima di arrivare al «tu» occorre passare vari esami di confidenza e fiducia. Anche nelle cene fra amici.
 

Secondo il Figaro, il «voi» è naturalmente in ribasso, colpito al cuore dai codici di linguaggio anglosassoni introdotti nelle aziende, dalla pubblicità e da un modello egualitaristico che scalza quello elitario e aristocratico. Ma potrebbe fare un ritorno trionfale almeno nella scuola, accompagnando disposizioni disciplinari già allo studio per ristabilire il senso del rispetto e dell'autorità. La vittoria di Sarkozy significa anche questo, offrire ai francesi quello che i francesi hanno chiesto con il voto: modernità e restaurazione. La contraddizione è solo apparente: il socialista Kouchner agli affari esteri fa il paio con il neonato ministero dell'identità nazionale. Lo stesso Sarkozy dà pubblicamente del tu ad Angela Merkel e a Tony Blair e ha sempre dato del voi a Chirac. Alzarsi in piedi quando l'insegnante entra in classe, conoscere a memoria la Marsigliese, obbligo di dare del voi al maestro e ricevere il voi in segno di rispetto reciproco a partire dalle elementari sono fra le proposte già allo studio del neoministro della pubblica istruzione Xavier Darcos.
 

Alcuni esperti si sono dichiarati contrari. Il noto sociologo Pierre Le Goff sostiene che la misura si tradurrà nel semplice rafforzamento del principio di autorità. Secondo altri sarebbe meglio lasciare la materia alla sensibilità dell'insegnante. Le disposizioni vigenti non sono precise. Nella maggioranza dei casi, gli insegnanti danno del tu agli allievi. Se tutti si danno del voi, i rapporti saranno più freddi, come in un aristocratico college anglosassone, ma forse si rinsalderà il senso di disciplina e responsabilità. Sarkozy che in campagna elettorale aveva promesso di mettere in soffitta il Maggio Sessantotto, con tutto quanto ne consegue sui concetti di gerarchia, merito, punizione e responsabilità individuale. La forma, nel caso della scuola, diventa sostanza. La riaffermazione del rispetto delle regole e dell'autorità dell'insegnante è il primo passo per recuperare una situazione sfuggita di mano, sul piano dei comportamenti e della violenza, non solo nei centri scolastici delle periferie. La scuola del rispetto significa anche riaffermare laicità ed equità dell'insegnamento: principi a volte in collisione con la difesa di identità culturali e religiose (ad esempio con la contestazione di programmi di storia e filosofia) o con i modelli comportamentali e consumistici degli allievi, al punto che si vorrebbe reintrodurre anche la divisa.

In questa logica, il sentirsi dare del voi potrebbe accentuare l'autostima in molti giovani oggi allo sbando. Xavier Darcos è un esperto della questione. Ministro anche nel primo governo Raffarin arrivò a proporre impianti di video sorveglianza, controllo elettronico dei registri delle presenze e rigoroso controllo degli ingressi. La media di ottantamila episodi di violenza e illegalità all'anno (dalle risse fra studenti all'aggressione d'insegnanti, dai vandalismi allo spaccio) imponeva un giro di vite. La situazione non è cambiata. Casomai peggiorata, al punto da incrinare molte certezze sulla qualità della scuola pubblica francese: decine di migliaia di giovani persi per strada ogni anno, grande fuga verso le scuole private, aggiramento sistematico della «carta scolastica», il principio secondo il quale la scuola pubblica dovrebbe garantire al momento dell'iscrizione la diversità sociale degli allievi. Di fatto, molte famiglie fanno di tutto per iscrivere i figli nelle scuole che garantiscono qualità degli studi e ordine, con il risultato che il ghetto urbano rischia di riprodurre una sorta di ghetto scolastico a tutto svantaggio dei ceti più deboli. Darcos assicura che la carta scolastica verrà in futuro soppressa. «Per costruire una scuola più giusta occorre garantire l'eccellenza a tutti i livelli», ha detto. Ma non basterà darsi del voi.









Postato il Mercoledì, 23 maggio 2007 ore 00:05:00 CEST di Silvana La Porta
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