Matematica, meno precari che posti rischiamo di avere prof stranieri
24 aprile 2007 - La Repubblica
La carenza di insegnanti nelle materie scientifiche: il numero degli iscritti alle liste e minore dell'organico previsto
Prof stranieri per i nostri figli? Da quanto emerge dall'ultima fatica del ministero della Pubblica istruzione, in materia di precari della scuola, sembrerebbe proprio inevitabile. Coloro che si propongono di insegnare materie scientifiche a scuola sono relativamente pochi rispetto al fabbisogno. E, fra pochi anni, quindi, gli studenti italiani potrebbero avere in cattedra insegnanti cinesi o polacchi. Dovranno mettersi l'anima in pace coloro che rifiutano quella che è ormai una la realtà: la scuola italiana è già multietnica e lo sarà sempre di più.
Il dossier dal titolo 'Osservatorio sulle graduatorie permanenti 2006: profilo degli iscritti e distribuzione geografica', pubblicato qualche giorno fa da viale Trastevere, mette in luce la carenza di insegnanti di materie scientifiche, sia alla media sia al superiore. In diversi passaggi del volume viene sottolineata quello che al momento appare solo come un campanello d'allarme, ma che potrebbe diventare una vera e propria emergenza, se non affrontata per tempo. "Una situazione che configura una relativa penuria dell'offerta rispetto al fabbisogno", si legge. Basta analizzare con attenzione i dati sugli iscritti nelle graduatorie permanenti (dalle quali viene reclutata metà degli neo assunti) del 2006, trasformate dal governo Prodi in Graduatorie ad esaurimento, per comprenderne il perché.
Nella scuola media, a fronte di un organico che prevede il 17 per cento di docenti di Matematica, gli iscritti nelle liste dei supplenti è pari all'11 per cento. Carenza confermata anche dai cosiddetti flussi in uscita, i pensionamenti. Negli ultimi quattro anni, su 100 docenti che hanno deciso di lasciare la cattedra 16 insegnavano Matematica. In altre parole, se gli iscritti nelle graduatorie di Matematica alla media sono poco più di 8 mila e i pensionamenti viaggiano al ritmo di 1.600 l'anno in poco più di 5 anni le liste verrebbero esaurite. E dopo? Sarà compito di coloro che attualmente studiano nelle Ssis (le scuole di specializzazione per l'insegnamento secondario) di colmare il fabbisogno degli anni successivi, ma le scuole di specializzazione sono a numero chiuso.
Stesso discorso per la scuola superiore. I 14 mila in lista per insegnare per Matematica, Fisica, Informatica e materie tecniche, a fronte di 1.900 pensionamenti l'anno e di un conseguente richiesta (fra assunzioni a tempo indeterminato e supplenze) che si attesta sulle 12 mila e 500 unità, potrebbero esaurirsi nel giro di sette anni. "Le tendenze delineate confermano - spiegano i tecnici del ministero - la possibilità che, ferme restando altre condizioni, in futuro si profili una scarsità relativa di candidati interessati all'insegnamento" di materie scientifiche. La situazione a livello nazionale non è affatto uniforme e in alcune province italiane questa emergenza potrebbe manifestarsi prima. E i precari?
L'identikit. Ecco il profilo tracciato da viale Trastevere: meridionale, quasi quarantenne e donna. I futuri insegnanti italiani sono anche superspecializzati: oltre ad essere in possesso del prescritto titolo di studio per l'insegnamento (diploma per la scuola materna ed elementare, laurea per la media e il superiore), un quarto di loro è in possesso di laurea specialistica o di diploma di specializzazione post universitario (Ssis). Insomma, disoccupati di lusso, si direbbe. In più, parecchi di loro hanno superato più di un concorso a cattedra e, spesso, sono specializzati per l'insegnamento agli alunni disabili. Un investimento in denaro, e in anni di studio, che in molti casi resta è ancora in attesa di trasformarsi in lavoro concreto e stabile. Perché metà di loro sono costretti a vivacchiare con supplenze saltuarie: quelle al centro della protesta dei dirigenti scolastici per via dei tagli imposti dal governo.
I numeri. Due supplenti, o aspiranti tali, su tre sono di origine meridionale. Nati cioè in una delle otto regioni del Sud con Campania e Sicilia, che da sole contano quasi 100 mila iscritti, a fare la parte del leone. In futuro la scuola continuerà ad essere femmina: oltre 85 aspiranti insegnanti su 100 appartengono al gentil sesso, con presenza schiacciante nella scuola materna ed elementare. E chi si aspetta precari ragazzini alle prime armi si sbaglia. L'età media dei 237 mila precari si avvicina ai 40 anni: 37 per maestre e professoresse, 40 per i colleghi maschi. Non saranno, pare di capire, le 150 mila immissioni i ruolo dei prossimi tre anni varate dalla coppia Fioroni-Padoa Schioppa a ringiovanire la classe docente italiana.
Gli aspiranti alla conquista del Nord. Negli anni scorsi, alcune città del Nord sono state letteralmente prese d'assalto da futuri insegnanti alla ricerca di una cattedra fissa. Meridionali, e non solo, che hanno fatto le valigie in cerca di fortuna in provincia di Prato, Bologna e Siena, solo per citare le città con la percentuale maggiore di iscritti 'nati fuori provincia'. L'emigrazione intellettuale verso le regioni settentrionali è un fenomeno abbastanza noto tra gli addetti ai lavori ma sconosciuto dal punto di vista numerico. Poco meno di un terzo dei 157 mila precari meridionali cercano fortuna al Nord. Tanto che 18 mila precari iscritti in Lombardia sono nati in altre regioni italiane. Stessa cosa per altre due regioni italiane: l'Emilia Romagna, con 9 mila nati altrove, e la Toscana (con 5 mila e 500 'ospiti').
Salvo Intravaia
24 aprile 2007 - La Repubblica
La carenza di insegnanti nelle materie scientifiche: il numero degli iscritti alle liste e minore dell'organico previsto
Prof stranieri per i nostri figli? Da quanto emerge dall'ultima fatica del ministero della Pubblica istruzione, in materia di precari della scuola, sembrerebbe proprio inevitabile. Coloro che si propongono di insegnare materie scientifiche a scuola sono relativamente pochi rispetto al fabbisogno. E, fra pochi anni, quindi, gli studenti italiani potrebbero avere in cattedra insegnanti cinesi o polacchi. Dovranno mettersi l'anima in pace coloro che rifiutano quella che è ormai una la realtà: la scuola italiana è già multietnica e lo sarà sempre di più.
Il dossier dal titolo 'Osservatorio sulle graduatorie permanenti 2006: profilo degli iscritti e distribuzione geografica', pubblicato qualche giorno fa da viale Trastevere, mette in luce la carenza di insegnanti di materie scientifiche, sia alla media sia al superiore. In diversi passaggi del volume viene sottolineata quello che al momento appare solo come un campanello d'allarme, ma che potrebbe diventare una vera e propria emergenza, se non affrontata per tempo. "Una situazione che configura una relativa penuria dell'offerta rispetto al fabbisogno", si legge. Basta analizzare con attenzione i dati sugli iscritti nelle graduatorie permanenti (dalle quali viene reclutata metà degli neo assunti) del 2006, trasformate dal governo Prodi in Graduatorie ad esaurimento, per comprenderne il perché.
Nella scuola media, a fronte di un organico che prevede il 17 per cento di docenti di Matematica, gli iscritti nelle liste dei supplenti è pari all'11 per cento. Carenza confermata anche dai cosiddetti flussi in uscita, i pensionamenti. Negli ultimi quattro anni, su 100 docenti che hanno deciso di lasciare la cattedra 16 insegnavano Matematica. In altre parole, se gli iscritti nelle graduatorie di Matematica alla media sono poco più di 8 mila e i pensionamenti viaggiano al ritmo di 1.600 l'anno in poco più di 5 anni le liste verrebbero esaurite. E dopo? Sarà compito di coloro che attualmente studiano nelle Ssis (le scuole di specializzazione per l'insegnamento secondario) di colmare il fabbisogno degli anni successivi, ma le scuole di specializzazione sono a numero chiuso.
Stesso discorso per la scuola superiore. I 14 mila in lista per insegnare per Matematica, Fisica, Informatica e materie tecniche, a fronte di 1.900 pensionamenti l'anno e di un conseguente richiesta (fra assunzioni a tempo indeterminato e supplenze) che si attesta sulle 12 mila e 500 unità, potrebbero esaurirsi nel giro di sette anni. "Le tendenze delineate confermano - spiegano i tecnici del ministero - la possibilità che, ferme restando altre condizioni, in futuro si profili una scarsità relativa di candidati interessati all'insegnamento" di materie scientifiche. La situazione a livello nazionale non è affatto uniforme e in alcune province italiane questa emergenza potrebbe manifestarsi prima. E i precari?
L'identikit. Ecco il profilo tracciato da viale Trastevere: meridionale, quasi quarantenne e donna. I futuri insegnanti italiani sono anche superspecializzati: oltre ad essere in possesso del prescritto titolo di studio per l'insegnamento (diploma per la scuola materna ed elementare, laurea per la media e il superiore), un quarto di loro è in possesso di laurea specialistica o di diploma di specializzazione post universitario (Ssis). Insomma, disoccupati di lusso, si direbbe. In più, parecchi di loro hanno superato più di un concorso a cattedra e, spesso, sono specializzati per l'insegnamento agli alunni disabili. Un investimento in denaro, e in anni di studio, che in molti casi resta è ancora in attesa di trasformarsi in lavoro concreto e stabile. Perché metà di loro sono costretti a vivacchiare con supplenze saltuarie: quelle al centro della protesta dei dirigenti scolastici per via dei tagli imposti dal governo.
I numeri. Due supplenti, o aspiranti tali, su tre sono di origine meridionale. Nati cioè in una delle otto regioni del Sud con Campania e Sicilia, che da sole contano quasi 100 mila iscritti, a fare la parte del leone. In futuro la scuola continuerà ad essere femmina: oltre 85 aspiranti insegnanti su 100 appartengono al gentil sesso, con presenza schiacciante nella scuola materna ed elementare. E chi si aspetta precari ragazzini alle prime armi si sbaglia. L'età media dei 237 mila precari si avvicina ai 40 anni: 37 per maestre e professoresse, 40 per i colleghi maschi. Non saranno, pare di capire, le 150 mila immissioni i ruolo dei prossimi tre anni varate dalla coppia Fioroni-Padoa Schioppa a ringiovanire la classe docente italiana.
Gli aspiranti alla conquista del Nord. Negli anni scorsi, alcune città del Nord sono state letteralmente prese d'assalto da futuri insegnanti alla ricerca di una cattedra fissa. Meridionali, e non solo, che hanno fatto le valigie in cerca di fortuna in provincia di Prato, Bologna e Siena, solo per citare le città con la percentuale maggiore di iscritti 'nati fuori provincia'. L'emigrazione intellettuale verso le regioni settentrionali è un fenomeno abbastanza noto tra gli addetti ai lavori ma sconosciuto dal punto di vista numerico. Poco meno di un terzo dei 157 mila precari meridionali cercano fortuna al Nord. Tanto che 18 mila precari iscritti in Lombardia sono nati in altre regioni italiane. Stessa cosa per altre due regioni italiane: l'Emilia Romagna, con 9 mila nati altrove, e la Toscana (con 5 mila e 500 'ospiti').
Salvo Intravaia