LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
On. Giorgio NAPOLITANO
e p.c.
Presidente del Consiglio – On. Romano PRODI
Ministro dell’Economia e delle Finanze – Prof. Tommaso PADOA SCHIOPPA
Ministro dello Sviluppo Economico – On. Perluigi BERSANI
Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare – On. Alfonso
PECORARO SCANIO
Ministro per le Politiche Europee – On. Emma BONINO
Presidente del Senato – Sen. Franco MARINI
Presidente della Camera dei Deputati – On. Fausto BERTINOTTI
Presidente V Commissione Bilancio Senato – Sen. Enrico MORANDO
Presidente VI Commissione Finanze Senato – Sen. Giorgio BENVENUTO
Presidente X Commissione Industria Senato – Sen. Aldo SCARABOSIO
Presidente XIII Commissione Ambiente Senato – Sen. Tommaso SODANO
Presidente XIV Commissione Politiche UE Senato – Sen. Andrea MANZELLA
Presidente V Commissione Bilancio Camera – On. Lino DUILIO
Presidente VI Commissione Finanze Camera – On. Paolo DEL MESE
Presidente X Commissione Attività Produttive Camera – On. Daniele CAPEZZONE
Presidente VIII Commissione Ambiente Camera – On. Ermete REALACCI
Presidente XIV Commissione UE Camera – On. Franca BIMBI
4 aprile 2007
Illustre Signor Presidente,
è da tempo che l’Associazione Galileo 2001 vede con preoccupazione le decisioni
assunte dai Governi e dal Parlamento italiano di ratificare il Protocollo di
Kyoto. Maggiore preoccupazione manifestiamo oggi per l’ipotesi di assunzione di
impegni ancora più gravosi in sede europea e nazionale relativi alla politica
ambientale ed energetica.
Come cittadini e uomini di scienza, avvertiamo il dovere di rilevare che la tesi
sottesa al Protocollo, cioè che sia in atto un processo di variazione del clima
globale causato quasi esclusivamente dalle emissioni antropiche, è a nostro
avviso non dimostrata, essendo l’entità del contributo antropico una questione
ancora oggetto di studio.
In ogni caso, anche ammettendo la validità dell’intera teoria dell’effetto serra
antropogenico, gli obiettivi proposti dal Protocollo di Kyoto sono inadeguati,
poiché inciderebbero solo in modo irrilevante sulla quantità totale di gas
serra. Totalmente inadeguati rispetto al loro effetto sul clima ma
potenzialmente disastrosi per l’economia del Paese. Dal punto di vista degli
impegni assunti con la sottoscrizione del Protocollo rileviamo che:
l’Italia si è impegnata a ridurre entro il 2012 le proprie emissioni di
gas-serra del 6.5% rispetto alle emissioni del 1990;
poiché da allora le emissioni italiane di gas-serra sono aumentate, per onorare
l’impegno assunto dovremmo ridurre quelle odierne del 17%, cioè di circa 1/6;
in considerazione dell’attuale assetto e delle prospettive di evoluzione a
breve-medio termine del sistema energetico italiano, il suddetto obiettivo è
tecnicamente irraggiungibile nei tempi imposti.
All’impossibilità pratica di rispettare gli impegni assunti fanno riscontro le
pesanti sanzioni previste dal Protocollo per i Paesi inadempienti, che rischiano
di costare all’Italia oltre 40 miliardi di euro per ciò che avverrà nel solo
periodo 2008-2012.
Al fine di indirizzare correttamente le azioni volte al conseguimento degli
obiettivi di riduzione, occorre tenere presente che i settori dei trasporti e
della produzione elettrica contribuiscono, ciascuno, per circa 1/3 alle
emissioni di gas serra (il restante terzo è dovuto all’uso d’energia non
elettrica del settore civile/industriale). Giova allora valutare cosa
significherebbe tentare di conseguire gli obiettivi del Protocollo in uno dei
seguenti modi:
sostituire il 50% del carburante per autotrazione con biocarburante;
sostituire il 50% della produzione elettrica da fonti fossili con tecnologie
prive di emissioni.
Biocarburanti. Per sostituire il 50% del carburante per autotrazione con
bioetanolo, tenendo conto dell’energia netta del suo processo di produzione,
sarebbe necessario coltivare a mais 500.000 kmq di territorio, di cui ovviamente
non disponiamo. Anche coltivando a mais tutta la superficie agricola attualmente
non utilizzata (meno di 10.000 kmq), l’uso dei biocarburanti ci consentirebbe di
raggiungere meno del 2% degli obiettivi del Protocollo di Kyoto.
Eolico. Sostituire con l’eolico il 50% della produzione elettrica nazionale da
fonti fossili significherebbe installare 80 GW di turbine eoliche, ovvero 80.000
turbine (una ogni 4 kmq del territorio nazionale). Appare evidente il carattere
utopico di questa soluzione (che, ad ogni modo, richiederebbe un investimento
non inferiore a 80 miliardi di euro). In Germania, il paese che più di tutti al
mondo ha scommesso nell’eolico, i 18 GW eolici – oltre il 15% della potenza
elettrica installata – producono meno del 5% del fabbisogno elettrico tedesco.
Fotovoltaico. Per sostituire con il fotovoltaico il 50% della produzione
elettrica nazionale da fonti fossili sarebbe necessario installare 120 GW
fotovoltaici (con un impegno economico non inferiore a 700 miliardi di euro), a
fronte di una potenza fotovoltaica attualmente installata nel mondo inferiore a
5 GW. Installando in Italia una potenza fotovoltaica pari a quella installata in
tutto il mondo, non conseguiremmo neanche il 4% degli obiettivi del Protocollo
di Kyoto.
Nucleare. Per sostituire il 50% della produzione elettrica nazionale da fonti
fossili basterebbe installare 10 reattori del tipo di quelli attualmente in
costruzione in Francia o in Finlandia, con un investimento complessivo inferiore
a 35 miliardi di euro. Avere 10 reattori nucleari ci metterebbe in linea con gli
altri Paesi in Europa (la Svizzera ne ha 5, la Spagna 9, la Svezia 11, la
Germania 17, la Gran Bretagna 27, la Francia 58) e consentirebbe all’Italia di
produrre da fonte nucleare una quota del proprio fabbisogno elettrico pari alla
media europea (circa 30%).
Come si vede, nessuna realistica combinazione tra le prime tre opzioni
(attualmente eccessivamente incentivate dallo Stato) può raggiungere neanche il
5% degli obiettivi del Protocollo di Kyoto. Agli impegni economici
corrispondenti si dovrebbe poi sommare l’onere conseguente all’acquisto delle
quote di emissioni o alle sanzioni per il restante 95% non soddisfatto.
Esprimiamo quindi viva preoccupazione per gli indirizzi che il Governo e il
Parlamento stanno adottando in tema di politica energetica e ambientale, e
chiediamo pertanto:
che si promuova la definizione di un piano energetico nazionale (PEN), anche con
la partecipazione di esperti europei, che includa la fonte nucleare – che è
sicura e rispettosa dell’ambiente e l’unica, come visto, in grado di affrontare
responsabilmente gli obiettivi del Protocollo di Kyoto – e che dia alle fonti
rinnovabili la dignità che esse meritano ma entro i limiti di ciò che possono
realisticamente offrire;
che la comunità scientifica sia interpellata e coinvolta nella definizione del
PEN e che si proceda alla costituzione di una task force qualificata per
definire le azioni necessarie a rendere praticabile l’opzione nucleare;
che si interrompa la proliferazione di scoordinati piani energetici comunali,
provinciali o regionali e che non siano disposte incentivazioni a favore
dell’una o dell’altra tecnologia di produzione energetica al di fuori del quadro
programmatico di un PEN trasparente e motivato sul piano scientifico e
tecnico-economico.
Restiamo a Sua disposizione, Signor Presidente, per documentarLa puntualmente su
quanto affermiamo.
Presidente: Renato Angelo Ricci
Consiglio di Presidenza: Franco Battaglia
Carlo Bernadini
Tullio Regge
Giorgio Salvini
Umberto Tirelli
Umberto Veronesi
Consiglio Direttivo:
Cinzia Caporale
Giovanni Carboni
Maurizio Di Paola
Guido Fano
Silvio Garattini
Roberto Habel
Corrado Kropp
Giovanni Vittorio Pallottino
Ernesto Pedrocchi
Francesco Sala
Gian Tommaso Scarascia Mugnozza
Paolo Sequi
Ugo Spezia
Giorgio Trenta
Giulio Valli
Paolo Vecchia
Altri firmatari:
Claudia Baldini
Argeo Benco
Ugo Bilardo
Giuseppe Blasi
Paolo Borrione
Cristiano Bucaioni
Luigi Chilin
Raffaele Conversano
Carlo Cosmelli
Riccardo DeSalvo
Silvano Fuso
Oliviero Fuzzi
Giorgio Giacomelli
Renato Giussani
Luciano Lepori
Carlo Lombardi
Alessandro Longo
Stefano Monti
Antonio Paoletti
Salvatore Raimondi
Marco Ricci
Roberto Rosa
Angela Rosati
Massimo Sepielli
Elena Soetje Baldini
Roberto Vacca
Giuseppe Zollino
L'Associazione GALILEO 2001 PER LA LIBERTA' E DIGNITA' DELLA SCIENZA è nata ad
opera dei suoi soci fondatori il 19 febbraio 2003. Gli scopi e lo spirito
dell'associazione sono contenuti nello statuto e nel Manifesto dell'omonimo
Movimento. Ma, se si richiede di riassumerli in una frase, si può dire che
l'associazione si prefigge di offrire supporto scientifico ai responsabili
politici e agli organi di informazione allo scopo di evitare che le leggi e i
testi di fisica, chimica, biologia, medicina e di scienza in genere, vengano
riscritti nelle aule dei parlamenti, prima, e dei tribunali, poi.
Le origini dell'associazione risalgono al 9 marzo 2001, quando cinque scienziati
italiani presero l'iniziativa di scrivere al presidente della repubblica, Carlo
Azeglio Ciampi, per sottoporre alla sua attenzione il fatto che alcuni isolati
settori del mondo politico avevano diffuso il rischio di un presunto
inquinamento elettromagnetico causato da elettrodotti e antenne radiotelevisive
e di telefonia mobile. Questo rischio è invece assolutamente inesistente e le
azioni che si intendevano intraprendere per fronteggiarlo avrebbero comportato
uno spreco di denaro pubblico dell'ordine delle diverse decine di migliaia di
miliardi di lire.
La lettera a Ciampi è stata poi sottoscritta da oltre 200 scienziati italiani.
Forti di queste adesioni, gli iniziali estensori di quella lettera decisero, il
17 luglio 2001, di fondare il Movimento Galileo 2001, con la diffusione del
Manifesto: ci si era infatti resi conto che quello del cosiddetto elettrosmog
non era l'unico caso in cui i responsabili politici avrebbero dovuto ricevere
corretta informazione, fondata sulle effettive conoscenze della scienza più
accreditata. Il Movimento e il Manifesto hanno ricevuto l'alto patronato del
Presidente Ciampi.
Col tempo, ci si rese anche conto che sarebbe stato opportuno che il Movimento
si costituisse in Associazione. Questo è stato fatto dai soci fondatori il 19
febbraio 2003.
- Soci
fondatori
- Lo Statuto
- Il Manifesto del
Movimento
- Lettera aperta al
presidente della Repubblica Carlo A. Ciampi
- 200 scienziati
italiani
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dal sito Il Giornale
di Nino Materi - domenica 08 aprile 2007, 09:04
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Catastrofisti contro «rassicuratori». Una guerra stucchevole che, negli ultimi
anni, ha raggiunto vertici tragicomici. Ne volete la prova? Entrate in una
qualsiasi libreria e soffermatevi sullo scaffale riservato al tema «Ambiente»:
troverete due categorie di titoli equamente suddivisi tra chi prospetta una
Terra «ormai sull’orlo del baratro» e chi vede per il nostro Pianeta «nessun
elemento di preoccupazione». Sbagliano entrambi, ovviamente. Peccato che un
libro che si ispirasse a una mediana posizione di buonsenso non venderebbe una
sola copia. E allora via con gli opposti estremismi su inquinamento, effetto
serra, desertificazione, scioglimento dei ghiacciai al grido di «Siamo tutti
condannati», oppure «Tranquilli, ce la faremo».
In questo contesto è importante che ci sia qualcuno in grado di fare da
«bussola» tra il Nord della menzogna e il Sud delle verità infusa: un ruolo di
equilibratore dei punti cardinali scientifici che da anni l’associazione
«Galileo 2001» ricopre col prestigio dei suoi aderenti. E proprio questi, il 4
aprile, hanno inviato una lettera aperta al Presidente della Repubblica, Giorgio
Napolitano: un testo dalle firme «trasversali», sottoscritto da esperti di varia
estrazione accademica e di diverso orientamento politico. Nomi noti nella
comunità scientifica accomunati dalla convinzione che la realtà non corrisponde
ai sogni; i sogni di chi pensa di risolvere il problema dell’energia del futuro
affidandosi al potere taumaturgico di parole magiche come «biocarburanti»,
«eolico», «fotovoltaico». Una sorta di fantastica Centrale Naturale con piante,
vento e sole che entrano da un’immaginaria «porta A» ed escono da una «porta B»,
altrettanto immaginaria. Ed è da questo sentire comune che è nata la lettera
firmata dal prestigioso gruppo di cervelli aderenti a «Galileo 2001», impegnata
da sempre nella lotta «per la libertà e la dignità della scienza».
Cosa dicono gli scienziati di «Galileo 2001» al presidente Napolitano?
Innanzitutto gli fanno notare tre principali bluff ambientali che vanno sotto i
nomi di «biocarburantii», «eolico» e «fotovoltaico»: guarda caso proprio i
comparti energetici sui quali il governo Prodi sta stanziando i finanziamenti
più ingenti. Un’operazione boomerang secondo i 49 firmatari del documento, tra
cui personaggi del calibro di Umberto Veronesi, Umberto Tirelli, Tullio Regge e
Franco Battaglia: «Dal punto di vista degli impegni assunti con la
sottoscrizione del Protocollo di Kyoto, rileviamo che l’Italia si è impegnata a
ridurre entro il 2012 le proprie emissioni di gas-serra del 6.5 per cento
rispetto alle emissioni del 1990. Poiché da allora le emissioni italiane di
gas-serra sono aumentate, per onorare l’impegno assunto dovremmo ridurre quelle
odierne del 17 per cento, cioè di circa 1/6. In considerazione dell’attuale
assetto e delle prospettive di evoluzione a breve-medio termine del sistema
energetico italiano, il suddetto obiettivo è tecnicamente irraggiungibile nei
tempi imposti». Soprattuto se poi si avrà la testardaggine di imboccare strade
sbagliate, tre delle quali non mancano di essere sottolineate nella lettera
indirizzata al Quirinale.Biocarburanti:
«Per sostituire il 50% del carburante per autotrazione con bioetanolo, tenendo
conto dell’energia netta del suo processo di produzione, sarebbe necessario
coltivare a mais 500.000 kmq di territorio, di cui ovviamente non disponiamo.
Anche coltivando a mais tutta la superficie agricola attualmente non utilizzata
(meno di 10.000 kmq), l’uso dei biocarburanti ci consentirebbe di raggiungere
meno del 2% degli obiettivi del Protocollo di Kyoto.
Eolico:
«Sostituire con l'eolico il 50% della produzione elettrica nazionale da fonti
fossili significherebbe installare 80 GW di turbine eoliche, ovvero 80.000
turbine (una ogni 4 kmq del territorio nazionale). Appare evidente il carattere
utopico di questa soluzione (che, ad ogni modo, richiederebbe un investimento
non inferiore a 80 miliardi di euro). In Germania, il Paese che più di tutti al
mondo ha scommesso nell’eolico, i 18 GW eolici - oltre il 15% della potenza
elettrica installata - producono meno del 5% del fabbisogno elettrico tedesco.
Fotovoltaico:
«Per sostituire con il fotovoltaico il 50% della produzione elettrica nazionale
da fonti fossili sarebbe necessario installare 120 GW fotovoltaici (con un
impegno economico non inferiore a 700 miliardi di euro), a fronte di una potenza
fotovoltaica attualmente installata nel mondo inferiore a 5 GW. Installando in
Italia una potenza fotovoltaica pari a quella installata in tutto il mondo, non
conseguiremmo neanche il 4% degli obiettivi del Protocollo di Kyoto».
L’alternativa proposta dagli scienziati di «Galileo 2001»? Il Nucleare. «Per
sostituire il 50% della produzione elettrica nazionale da fonti fossili
basterebbe installare 10 reattori del tipo di quelli attualmente in costruzione
in Francia o in Finlandia, con un investimento complessivo inferiore a 35
miliardi di euro. Avere 10 reattori nucleari ci metterebbe in linea con gli
altri Paesi in Europa (la Svizzera ne ha 5, la Spagna 9, la Svezia 11, la
Germania 17, la Gran Bretagna 27, la Francia 58) e consentirebbe all’Italia di
produrre da fonte nucleare una quota del proprio fabbisogno elettrico pari alla
media europea (circa 30%)».