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Personale ATA: MAESTRA TAGLIA LA LINGUA A UN ALUNNO, SARA' RADIATA

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Maestra taglia la lingua a un bimbo. «Un gioco»
Milano, 5 punti di sutura. Il piccolo ha 7 anni: «Ho paura, non vado più a scuola»
MILANO — Un gioco. «Tira fuori la lingua, forza...». Un gioco? «Tira fuori la lingua che te la taglio, così non parli più». La maestra lo dice una, due volte. Alla terza l'alunno è a tiro. Sono già due volte che va al cestino a temperare la matita. «Ancora?». L'insegnante sorride, certo, ma adesso prende un paio di forbici e abbassa le lame sulla bocca. Un taglio netto. Il bimbo ha 7 anni e mezzo ed è vivace come vuole l'età. Ma ora sanguina a dirotto. Piange. Allora subito in bagno con la maestra a sciacquare, poi giù in segreteria, la telefonata alla mamma, al 118 e di corsa all'ospedale pediatrico «Vittore Buzzi». Il gioco finisce con cinque punti di sutura, lo docente sospesa «a titolo cautelativo», una denuncia per lesioni e una richiesta di danni. La famiglia contro scuola e insegnante. Che all'inizio, in bagno, avrebbe provato pure a convincere il bimbo: «Non dire alla mamma che sono stata io, ma che hai fatto tutto da solo». Ma poi monta in ambulanza e crolla: «Non volevo, signora, mi dispiace. Non so come sia potuto succedere».

Come sia, è successo. Sono le 16 di martedì 20 febbraio in una scuola elementare nella zona nord-ovest di Milano. Mezz'ora all'uscita. L'insegnante di ruolo è fuori aula. Chiede a R. S., 22 anni, docente di sostegno, di tenere calma la sua II per qualche minuto. È in quei minuti che Ahmed (lo chiameremo così) si alza per andare due volte al cestino. Poi, il gioco: «Non era la prima volta che la maestra lo faceva», racconta il bimbo. Ma stavolta finisce male. Venti giorni di prognosi per «una ferita a tutto spessore della lingua», è scritto nel referto. E dieta «semiliquida e semifredda». Yogurt e frullati.

Una settimana dopo, il bambino è ancora sotto choc. A scuola non ha messo piede e non vuole farlo: «Ho paura che mi facciano ancora male». Non dorme la notte, ha gl'incubi e scappa da tavola quando spuntano i coltelli. Per accudirlo, la madre ha lasciato il lavoro in una cooperativa. Sono giorni di visite, notti in bianco e burocrazia. La denuncia ai carabinieri e poi la causa affidata all'avvocato Piero Porciani. Ieri, la decisione: la famiglia si costituisce parte civile contro l'insegnante e denuncia l'istituto. La richiesta: un risarcimento per danni materiali e morali.

Siamo in una scuola «di frontiera», a Milano. Una tra tante. Un iscritto su due è figlio d'immigrati. Le circolari sono scritte persino in arabo e in cinese. Integrazione e polemiche. Che sia per il presepe o i canti di Natale. Ma in questi giorni a scuola non canta e non parla nessuno. Né i bidelli, né gli insegnanti. Il preside ha chiesto silenzio e riservatezza: «È in atto un'indagine, siamo ancora a metà percorso. La questione è seria». Si capisce dalla lettera inviata alla famiglia di Ahmed: «Dal colloquio avuto con la maestra emerge la necessità di avere ulteriori notizie». Per ora, R. S. è stata «allontanata dalla classe». Questa mattina, i genitori del piccolo hanno un incontro a scuola. Il preside ha chiesto di vedere «le forbici del bambino». Ha già fatto denuncia alla polizia e all'assicurazione.

La maestra ha già ammesso: «Voleva essere uno scherzo, è stato un incidente». Ma le scuse non bastano, incalza il direttore scolastico regionale, Anna Maria Dominici: «Ho mandato subito un ispettore per capire le responsabilità e fare proposte su come intervenire». Perché, insomma, «è una vicenda che ha davvero dell'incredibile». E però non si creda «che dipenda dall'inesperienza: queste cose non devono mai succedere».

Pagella di metà anno. Ahmed ha buono e distinto in tutte le materie, solo sufficiente in scienze («Non riesco a imparare le parti delle foglie..»). Buono anche in condotta: «Sono bravo, io...», sorride. Anche alla playstation. È da una settimana che sfida «La Gang nel Bosco». Questo sì, un gioco.

Annachiara Sacchi
Armando Stella
27 febbraio 2007
Il bambino è figlio di nordafricani ma è nato in Italia
"Radiare la maestra che ha tagliato la lingua"
Lo chiede il legale della famiglia. E il ministro Fioroni annuncia: avviato il processo di licenziamento

La madre del bambino a cui è stata tagliata la lingua in classe
MILANO - Mai più in cattedra: la maestra che ha tagliato la lingua a un bambino deve essere radiata dalla scuola. Lo chiede a gran voce il legale della famiglia del piccolo ferito alla lingua da un'insegnante in una elementare di Milano. La ragazza, una maestra di sostegno poco più che ventenne, stava sostituendo una sua collega di ruolo assentatasi dall'aula per qualche minuto quando ha pensato bene di zittire un alunno con le forbici. E' stata denunciata per lesioni colpose. «Non riusciamo a capire cosa le sia preso - dice l'avvocato - ha tagliato il bambino sulla lingua per uno scatto d'ira o di nervosismo». Il piccolo ha passato una notte in ospedale. Alcune maestre, tra cui quella che ha procurato la lesione, sono andate a trovarlo.

IL MINISTRO: LICENZIAMENTO IN TRONCO - La docente è stata sospesa dall'istituto a titolo cautelativo, ma fa sapere il ministro Fioroni, è già stata avviata la procedura per il licenziamento in tronco della donna. Una decisione presa dal direttore scolastico regionale della Lombardia d'intesa con il ministro. «Di fronte a comportamenti di tale gravità - ha commentato Fioroni - è solo una la risposta possibile: tolleranza zero. Le centinaia di migliaia di insegnanti seri della scuola italiana non meritano di essere screditati da pochi irresponsabili».
LA DIFESA DELLA MAESTRA - Da parte sua la maestra si difende attribuendo l'incidente a una mossa imprevedibile dell'alunno. Dai carabinieri che hanno raccolto la denuncia, si è appreso infatti che l'insegnante ha ammesso di avere effettivamente minacciato in maniera scherzosa il bambino che girava per la classe di tagliargli la lingua, accompagnando le parole con un paio di forbici in mano. Ma ha aggiunto che è stato il ragazzino, con un movimento improvviso e imprevedibile, ad avvicinarsi con la lingua alle forbici.
PICCOLO SOTTO CHOC - Ora il bambino è a casa e non vuole più tornare a scuola e scappa quando vede delle lame. La madre ha lasciato il lavoro per accudirlo. «Per questo dopo aver sporto una denuncia per lesioni abbiamo intenzione di chiedere un risarcimento - prosegue l'avvocato - sia per le cure del bimbo, sia per i giorni di lavoro che la donna sta perdendo».
«Mio figlio sta ancora male - dice la madre - ha tanto dolore sulla lingua e non vuole tornare più a scuola. Non mi aspettavo che potesse avvenire da una maestra, da un bambino forse sì, e invece è successo. Mio figlio - ha raccontato - stava temperando la matita e lei gli ha detto Ahmed stai fermo se non stai fermo ti taglio la lingua. Lei lo ha chiamato e lo ha sgridato, lui è andato da lei e lei gli ha detto tira fuori la lingua. Lui ne ha tirato un pochettino ma lei gli ha chiesto di tirarne fuori di più e poi gli ha tagliato quasi a metà la lingua. Meno male che il bambino si è allontanato se no gliela tagliava tutta».
27 febbraio 2007












Postato il Martedì, 27 febbraio 2007 ore 16:30:47 CET di Silvana La Porta
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