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Umanistiche: GARIBALDI NEI MANUALI DI STORIA

Rassegna stampa
Garibaldi nei manuali di storia
Vincenzo Guanci*

 

“È veramente suggestivo e riempie l’anima di profonda ammirazione verso la Provvidenza, che con opera evidente di volontà tutto ha predisposto, il fatto che giunta l’ora della redenzione della prediletta Italia, uomini e cose fossero pronti alla grande opera. In fatti fece nascere a un tempo, un grande Re, Vittorio Emanuele...; un sommo statista: Camillo Cavour...; un ardente e geniale pensatore e cospiratore: Giuseppe Mazzini; e finalmente il Duce senza macchia e senza paura, che fu il genio della guerra, il fascinatore di uomini, l’uomo che pur nato dal fiore del popolo sarebbe stato meritevole di sedere su di un trono. In lui la natura sommò esaltandoli, tutti i più fulgidi caratteri della nostra gente: ardore e bontà, entusiasmo e carità umana, ingegno e onestà, devozione alla patria sino al sacrificio di sé. La figura di Giuseppe Garibaldi...”

Con queste parole veniva introdotto il fascicolo dedicato a Garibaldi in una pubblicazione Nerbini del 1929 (M. Lipari, Pensiero e azione nel Risorgimento Italiano), bell’esempio del disegno di costruzione del mito garibaldino: uomo e condottiero, buono e coraggioso, geniale e onesto, popolano eppur regale, grande patriota.
 I manuali scolastici per lungo tempo si sono sostanzialmente uniformati a una vulgata di tal genere, pur differenziandosi molto nel linguaggio a seconda dei destinatari e dell’epoca, sia durante l’Italia monarchica sia nel periodo repubblicano fino agli anni Ottanta-Novanta. Un sussidiario del 1997 per la classe quinta elementare (Imparo a studiare, Giunti Marzocco) inserisce Garibaldi nel racconto della seconda guerra d’indipendenza e della spedizione dei Mille, ormai senza più particolari aggettivazioni, lasciando a poche illustrazioni di maniera il compito di trasmettere l’immagine del grande condottiero, pari al re nell’iconografia dell’incontro di Teano. La smitizzazione di Garibaldi, in effetti, veniva da lontano e nei manuali scolastici arrivò soprattutto nelle scuole superiori.
 Emblematica fu negli anni Settanta l’uscita del film di Florestano Vancini Bronte. Cronaca di un massacro (1972), e la faccia (fino ad allora) nascosta della ‘gloriosa’ spedizione dei Mille finì anche nei manuali di storia. In verità, proprio in quegli anni iniziò un loro consistente e continuo processo di rinnovamento e si aprì il dibattito che mise in discussione contenuti e metodologie dell’insegnamento della storia, ritenuti (fino ad allora) talmente immutabili da essere considerati perfino ovvii.

La figura di Garibaldi nei manuali ‘riformati’
 I soli che conservano ancora oggi dei programmi che risalgono al 1958-61 sono i Licei, ma - caso interessante - negli ultimi vent’anni sono stati proprio i manuali dei Licei a essere maggiormente rinnovati, sia nei contenuti e nel linguaggio sia in parte nel loro impianto didattico. È accaduto, infatti, che le riforme dei programmi degli Istituti tecnici e professionali operate nel 1996 e 1997 abbiano avuto un riflesso anche nei Licei, forse perché la mobilità degli insegnanti da un ordine all’altro della scuola superiore tende a uniformare il più possibile i curricola effettivamente praticati; e così all’editoria scolastica è giunta una forte domanda di testi rinnovati e aggiornati per la scuola superiore nel suo insieme. Pur limitandoci a qualche sommaria verifica, tentiamo qualche considerazione su come nei moderni manuali di storia è stato trattato il personaggio Garibaldi. Tra i tanti prendiamo come esempio due tra i migliori pubblicati negli anni della modifica dei programmi.
 Il primo è un manuale di buone caratura e diffusione, scritto per i Licei ma diffuso anche nei Tecnici, redatto nel 1998 da M. Manzoni e F. Occhipinti per Einaudi Scuola I territori della storia. Quadri Testimonianze Storiografia. Si tratta di un testo di studio serio e molto argomentato, ricco di informazioni e documentazioni; senza grandi novità nella selezione dei temi proposti, permette tuttavia la costruzione di percorsi conoscitivi a differenti livelli di approfondimento. La scelta degli autori è di presentare Garibaldi non tanto come un eroe popolare, quanto come uno dei protagonisti del processo di unificazione dell’Italia; si accenna brevemente alle sue avventure sudamericane, ma si sottolinea la sua natura di uomo d’azione del Risorgimento, capace di “comprendere i fermenti della società, di prevedere quali iniziative sia opportuno prendere, di sfruttare le circostanze a proprio vantaggio”. Il documento storiografico di riferimento è un brano di F. Della Peruta (“Studi Storici”, 1982, 1) che ne mette in evidenza le capacità politiche, oltre che militari.
 Il secondo è quello di G. De Vecchi, G. Giovannetti ed E. Zanette Moduli di storia (Edizioni scolastiche Bruno Mondadori, 1998) pubblicato appositamente per gli studenti degli Istituti Professionali sulla base dei nuovi programmi appena entrati in vigore. Il testo è strutturato in ‘nuclei tematici’ e ‘casi di studio’; uno di questi, appunto, è intitolato Garibaldi, l’eroe dei due mondi: nessuna agiografia, ma una riflessione introdotta dalla considerazione che “non c’è paese o città d’Italia che non abbia qualche via, piazza o monumento dedicati ai protagonisti del Risorgimento: Cavour, Vittorio Emanuele II, Mazzini. Di tutti gli eroi del Risorgimento, uno solo ha goduto però di una popolarità diffusa e di lunga durata: Giuseppe Garibaldi.” In tre pagine si forniscono le informazioni fondamentali biografiche e politiche; e si porta avanti un ragionamento articolato in tre punti, - l’uomo, il mito, l’uso politico del mito - ciascuno dei quali viene argomentato in maniera sintetica ma sufficiente a disegnare il fenomeno storico.
 Le perplessità per entrambi i manuali esaminati non sorgono tanto sul piano dei contenuti, i quali, dove più dove meno, si rifanno comunque al canone scolastico. I dubbi grossi nascono sul piano didattico: come insegnare agli studenti a problematizzare il fenomeno Garibaldi se tutto è solamente detto, raccontato, argomentato, senza indicazioni sulle operazioni cognitive da compiere per comprendere il testo? Possiamo ritenere davvero che la sola lezione dell’insegnante funga da guida allo studio del manuale? Non è forse vero che, in genere, una buona lezione viene seguita da un apprendimento svolto per lo più su materiali didattici (appunti, fotocopie di più testi, cartine, documenti multimediali, ricerche sul web) che vanno oltre, se non sostituiscono del tutto, il manuale?

E oggi?
 Non sembrano esserci grandi novità rispetto alla stagione degli anni novanta. Possiamo consultare, a mo’ di esempio, Passato Presente di M. Fossati, G. Luppi, E. Zanette (Edizioni scolastiche Bruno Mondadori, 2006) e verificare che la trattazione del personaggio è sostanzialmente la medesima (spesso proprio con le stesse parole), anche se presentato non più come un ‘caso di studio’, ma come un ‘focus’, un “box di approfondimento”.
 In conclusione, ci pare che per la nostra manualistica scolastica, Garibaldi, da quando ha smesso di essere un mito, sia diventato un personaggio intrigante: ribelle, corsaro, guerriero, ateo, anticlericale, antipolitico, anticonformista in tutto e per tutto, ma pur sempre un ‘grande’!
 Non si sa bene come trattarlo; in verità non costituisce proprio un ‘buon esempio’ per i giovani, se non per il suo ‘ardore patriottico’; ma oggi, come è noto, proprio questo è uno dei grandi valori in crisi, specie tra i giovani. Il senso di appartenenza nazionale, l’amor di patria, viene vissuto ‘ardentemente’ solo in occasione delle grandi sfide sportive: i mondiali di calcio, le Olimpiadi ecc.
 È un bene? È un male? Non addentriamoci nella discussione; quello che è certo è che i manuali non affrontano il personaggio con il coraggio e l’apertura mentale della ricerca storiografica, libera dai canoni della storia-materia scolastica. E così, nei casi migliori, si resta a metà strada: non si rinuncia alla figura dell’eroe, ma neanche si contestualizza fino in fondo la trattazione del personaggio, né tantomeno si affrontano problemi e spiegazioni. Forse, bisognerebbe dedicarvi qualcosa più di un semplice ‘box di approfondimento’, di qualche diecina di righe; forse bisognerebbe davvero offrire agli studenti la possibilità di indagare, di costruirsi una conoscenza significativa e problematica sul tema ‘Garibaldi’. Si potrebbe partire, per esempio, dalle considerazioni finali di A. Scirocco in Garibaldi: battaglie, amori, ideali di un cittadino del mondo (Laterza, 2001), uno dei libri più ricchi e documentati che la storiografia gli abbia recentemente dedicato: “La verità dell’incomparabile suggestione di Garibaldi sta nel suo mito [...] nell’aver dato respiro effettivo al cosmopolitismo, sollevando l’impresa dei Mille da un’episodio di lotta circoscritta all’Italia a simbolo di libertà per l’umanità tutta”.
Non lo studio, quindi, di Garibaldi come protagonista del Risorgimento, ma una tematizzazione completamente differente, centrata sull’analisi del mito di Garibaldi, della sua costruzione, delle sue conseguenze, del sue modificazioni negli anni. Certo, sarebbe un’altra storia da studiare, ma chissà che non risponda più di quella canonica agli interessi dei nostri giovani studenti.

 *Coordinatore della segreteria nazionale di Clio ’92, Associazione di insegnanti e ricercatori sulla didattica della storia. Ha insegnato storia e ricoperto il ruolo di dirigente scolastico nella scuola secondaria di II grado. Ha pubblicato unità di apprendimento di storia, articoli sull’educazione alla cittadinanza e sull’insegnamento della storia. Recentemente ha curato, assieme a Carla Santini, per l’Associazione Clio ’92, il volume Far sentire la storia, Vicchio del Mugello (FI), Polaris, 2005. Svolge attività di formazione e aggiornamento sulla didattica della storia.

Pubblicato il 30/1/2007













Postato il Lunedì, 05 febbraio 2007 ore 00:05:00 CET di Silvana La Porta
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