COME MI VUOI, MIA CARA SCUOLA DI OGGI?
Di che tipo di insegnante ha bisogno la scuola di oggi? O meglio: come mi vuoi, mia cara scuola del 2000? Severo, senza tatto, aspro e rigoroso a più non posso, acerrimo nemico di ogni svogliato studente? O dolce e arrendevole, comprensivo e svenevole, mellifluamente arreso al ragazzo petulante, tra i banchi rampante?
Insomma come mi vuoi, mia pretenziosa scuola di oggi? Lo so come mi vuoi. Posso dirlo con un solo icastico aggettivo: tu mi vuoi camaleontico. Un insegnante per tutte le occasioni, un insegnante per tutte le situazioni. Che tutto capisce e tutto perdona. Cangiante, mutevole, flessibile, pieghevole. Che sa come dovrebbe essere una scuola efficace, ma vuoi che si perda in mille comportamenti docili e tolleranti. Perché non si può diversamente con te, mia stressante scuola di oggi. Io vorrei essere duro, davvero, e insegnare il rigore dello studio, l’umiltà della fatica sui libri, lo sforzo del risultato sudato e non facilmente ottenuto. E invece tu non vuoi. Io lo so. E mi tramuto, e mi travesto, e fingo. Ogni giorno, ogni momento. Perché tu mi vuoi così. Affinchè non mi spezzi.
E non mi succeda come a quell’insegnante, che entra in classe parlando inglese. Naturale: insegna inglese. E se non parli in inglese e non abitui i ragazzi a parlare in inglese, che insegnante d’inglese sei? E invece è tutto uno scandalo. Ma che vuole questa? Perché parla in inglese? Mamma mia, com’è snob! Ma che vuole, scioccarci?
E così sei andata a protestare dal preside, mia cara scuola di oggi. Perché quell’insegnante voleva essere sé stessa, e fare lezione seriamente, e insegnare qualcosa ai suoi alunni.
Ma nessuno l’ha capita. Tu non li capisci più, questi insegnanti, mia cara scuola di oggi. Non ti interessano. Ti danno quasi fastidio. Tu vuoi gente senza personalità. Che si adegui. Che promuova ad oltranza.
Ecco come mi vuoi, mia cara scuola di oggi. Come io non mi voglio.
SILVANA LA PORTA
Di che tipo di insegnante ha bisogno la scuola di oggi? O meglio: come mi vuoi, mia cara scuola del 2000? Severo, senza tatto, aspro e rigoroso a più non posso, acerrimo nemico di ogni svogliato studente? O dolce e arrendevole, comprensivo e svenevole, mellifluamente arreso al ragazzo petulante, tra i banchi rampante?
Insomma come mi vuoi, mia pretenziosa scuola di oggi? Lo so come mi vuoi. Posso dirlo con un solo icastico aggettivo: tu mi vuoi camaleontico. Un insegnante per tutte le occasioni, un insegnante per tutte le situazioni. Che tutto capisce e tutto perdona. Cangiante, mutevole, flessibile, pieghevole. Che sa come dovrebbe essere una scuola efficace, ma vuoi che si perda in mille comportamenti docili e tolleranti. Perché non si può diversamente con te, mia stressante scuola di oggi. Io vorrei essere duro, davvero, e insegnare il rigore dello studio, l’umiltà della fatica sui libri, lo sforzo del risultato sudato e non facilmente ottenuto. E invece tu non vuoi. Io lo so. E mi tramuto, e mi travesto, e fingo. Ogni giorno, ogni momento. Perché tu mi vuoi così. Affinchè non mi spezzi.
E non mi succeda come a quell’insegnante, che entra in classe parlando inglese. Naturale: insegna inglese. E se non parli in inglese e non abitui i ragazzi a parlare in inglese, che insegnante d’inglese sei? E invece è tutto uno scandalo. Ma che vuole questa? Perché parla in inglese? Mamma mia, com’è snob! Ma che vuole, scioccarci?
E così sei andata a protestare dal preside, mia cara scuola di oggi. Perché quell’insegnante voleva essere sé stessa, e fare lezione seriamente, e insegnare qualcosa ai suoi alunni.
Ma nessuno l’ha capita. Tu non li capisci più, questi insegnanti, mia cara scuola di oggi. Non ti interessano. Ti danno quasi fastidio. Tu vuoi gente senza personalità. Che si adegui. Che promuova ad oltranza.
Ecco come mi vuoi, mia cara scuola di oggi. Come io non mi voglio.
SILVANA LA PORTA