Benvenuto su AetnaNet
 Nuovo Utente / Login Utente 580757059 pagine viste dal Gennaio 2002 fino ad oggi 11170 Utenti registrati   
Sezioni
Consorzio
Home
Login
Progetto
Organizzazione
Scuole Aetnanet
Pubblicità
Convenzione Consult Service Management srl
Contattaci
Registrati

News
Aggiornamento
Associazioni
Attenti al lupo
Concorso Docenti
Costume e società
Eventi
Istituzioni
Istituzioni scolastiche
Manifest. non gov.
Opinioni
Progetti PON
Recensioni
Satira
Sondaggi
Sostegno
TFA
U.S.P.
U.S.R.
Vi racconto ...

Didattica
Umanistiche
Scientifiche
Lingue straniere
Giuridico-economiche
Nuove Tecnologie
Programmazioni
Formazione Professionale
Formazione Superiore
Diversamente abili

Utility
Download
Registrati
Statistiche Web
Statistiche Sito
Privacy Policy
Cookie Policy


Top Five Mese
i 5 articoli più letti del mese
marzo 2024

Studere ludendo et promovendo
di a-oliva
1032 letture

La tematizzazione dei conflitti nella letteratura Italiana Otto-Novecentesca
di m-nicotra
551 letture

Personale docente ed educativo – Avviso di apertura istanza aggiornamento Graduatorie ad Esaurimento valide per gli anni scolastici 2024/2025 e 2025/2026
di a-oliva
443 letture

O.M. n. 31 del 23/02/2024 – Mobilità del personale docente di religione cattolica per l’a. s. 2024/2025 – Istruzioni Operative
di a-oliva
435 letture

Riccardo Grasso, sindaco dei ragazzi di Acireale
di a-oliva
342 letture


Top Redattori 2016
· Giuseppe Adernò (Dir.)
· Antonia Vetro
· Michelangelo Nicotra
· Redazione
· Andrea Oliva
· Angelo Battiato
· Rosita Ansaldi
· Nuccio Palumbo
· Filippo Laganà
· Salvatore Indelicato
· Carmelo Torrisi
· Camillo Bella
· Renato Bonaccorso
· Christian Citraro
· Patrizia Bellia
· Sergio Garofalo
· Ornella D'Angelo
· Giuseppina Rasà
· Sebastiano D'Achille
· Santa Tricomi
· Alfio Petrone
· Marco Pappalardo
· Francesca Condorelli
· Salvatore Di Masi

tutti i redattori


USP Sicilia


Categorie
· Tutte le Categorie
· Aggiornamento
· Alternanza Scuola Lavoro
· Ambiente
· Assunzioni
· Attenti al lupo
· Bonus premiale
· Bullismo e Cyberbullismo
· Burocrazia
· Calendario scolastico
· Carta del Docente
· Concorsi
· Concorso Docenti
· Consorzio
· Contratto
· Costume e società
· CPIA
· Cultura e spettacolo
· Cultura Ludica
· Decreti
· Didattica
· Didattica a distanza
· Dirigenti Scolastici
· Dispersione scolastica
· Disponibilità
· Diversamente abili
· Docenti inidonei
· Erasmus+
· Esame di Stato
· Formazione Professionale
· Formazione Superiore
· Giuridico-economiche
· Graduatorie
· Incontri
· Indagini statistiche
· Integrazione sociale
· INVALSI
· Iscrizioni
· Lavoro
· Le Quotidiane domande
· Learning World
· Leggi
· Lingue straniere
· Manifestazioni non governative
· Mobilità
· Natura e Co-Scienza
· News
· Nuove Tecnologie
· Open Day
· Organico diritto&fatto
· Pensioni
· Percorsi didattici
· Permessi studio
· Personale ATA
· PNSD
· Precariato
· Previdenza
· Progetti
· Progetti PON
· Programmi Ministeriali
· PTOF
· Quesiti
· Reclutamento Docenti
· Retribuzioni
· Riforma
· RSU
· Salute
· Satira
· Scientifiche
· Scuola pubblica e o privata
· Sicurezza
· SOFIA - Formazione
· Sostegno
· Spazio SSIS
· Spesa pubblica
· Sport
· Strumenti didattici
· Supplenze
· TFA e PAS
· TFR
· Umanistiche
· Università
· Utilizzazione e Assegnazione
· Vi racconto ...
· Viaggi d'istruzione
· Voce alla Scuola


Articoli Random

Giurisprudenza
Giurisprudenza

·La negoziazione assistita
·Il Tribunale di Roma, in una recente sentenza, ha sancito il valore abilitante della laurea unitamente ai 24 cfu in materie psico-antropo-pedagogiche
·Corte D’Appello di Bologna: - Il D.S. non può comminare una sanzione di sospensione dal servizio per i docenti. Grande vittoria del Sindacato 'Politeia Scuola'
·Il caso dei DM, lungo quasi venti anni!
·Il Tar del Lazio accoglie il ricorso dei docenti di Geografia contro lo scandalo delle cattedre atipiche


Scuole Polo
· ITI Cannizzaro - Catania
· ITI Ferraris - Acireale
· ITC Arcoleo - Caltagirone
· IC Petrarca - Catania
· LS Boggio Lera - Catania
· CD Don Milani - Randazzo
· SM Macherione - Giarre
· IC Dusmet - Nicolosi
· LS Majorana - Scordia
· IIS Majorana - P.zza Armerina

Tutte le scuole del Consorzio


I blog sulla Rete
Blog di opinione
· Coordinamento docenti A042
· Regolaritè e trasparenza nella scuola
· Coordinamento Lavoratori della Scuola 3 Ottobre
· Coordinamento Precari Scuola
· Insegnanti di Sostegno
· No congelamento - Si trasferimento - No tagli
· Associazione Docenti Invisibili da Abilitare

Blog di didattica
· AltraScuola
· Atuttoscuola
· Bricks
· E-didablog
· La scuola iblea
· MaestroAlberto
· LauraProperzi
· SabrinaPacini
· TecnologiaEducatica
· PensieroFilosofico


Costume e società: Nasce in Italia e in Europa l'Inquisizione Islamica. La I.AD.L (Islamic Anti-defamation League) promette guai giudiziari, e non solo, a chi critica

Rassegna stampa

Islam, via internet le condanne a morte
 

Creato in Italia un gruppo per combattere ogni libertà d’espressione anti-islamica
di Stefania Atzori


"Quando la libertà d’espressione diventa un’eccezione che conferma la regola, significa che una civiltà, anziché evolversi in direzione delle libertà individuali, retrocede ai periodi più bui della storia.

Maometto ha fatto della censura un baluardo della religione islamica. Le ahadith riportano episodi riguardanti omicidi cruenti perpetrati dai musulmani nei confronti di chi si opponeva alla parola di Allah.

La censura, quindi l’alienazione delle libertà individuali, era pratica abituale della quale Maometto si serviva per eliminare fisicamente coloro che rifiutavano la sua rivelazione attraverso canti, poesie, racconti. Asma bint Marwan, Kab bin al-Ashraf, Abu Afak, Uqba, sono solo alcuni degli artisti condannati a morte dal predicatore per aver espresso opinioni negative sul credo islamico e sulla sua persona.

Oggi abbiamo preso coscienza di questo atteggiamento oscurantista perché un occidentale ha pagato con la propria vita il legittimo esercizio del diritto alla libertà di espressione sancito dalla Dichiarazione Universale Dei Diritti Umani.

Non sono bastate le fatawa contro Salman Rushdie e Taslima Nasrin o l’assassinio del traduttore giapponese de I Versetti Satanici e il ferimento di quello italiano per farci aprire gli occhi su questo aspetto nichilista del credo islamico.

Basti leggere il commento di Hamza Piccardo, segretario dell’Ucoii, riguardo alla libertà di parola sancita dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo nell’Islam:

«Art. 12 - Ogni persona ha il diritto di pensare e di credere, e di esprimere quello che pensa e crede, senza intromissione alcuna da parte di chicchessia, fino a che rimane nel quadro dei limiti generali che la Legge islamica prevede a questo proposito. Nessuno infatti ha il diritto di propagandare la menzogna o di diffondere ciò che potrebbe incoraggiare la turpitudine o offendere la Comunità islamica: “Se gli ipocriti, coloro che hanno un morbo nel cuore e coloro che spargono la sedizione non smettono, ti faremo scendere in guerra contro di loro e rimarranno ben poco nelle tue vicinanze. Maledetti! Ovunque li si troverà saranno presi e messi a morte” (Cor. 33, 60-61).».«Saranno presi e messi a morte» non solo nelle società islamiche ma anche nelle nostre.

Magdi Allam, Oriana Fallaci, Ayaan Hirsi Ali e molti altri dissidenti, sono costretti a vivere in clandestinità protetti da una scorta a causa delle loro esternazioni sull’Islam. Più frequentemente vengono utilizzate le nostre stesse leggi per ottenere la censura su tematiche riguardanti la religione islamica, spacciando il diritto di opinione per odio razziale e religioso.

Su tale linea di pensiero è stata istituita la Islamic Anti-defamation League (Iadl), il cui scopo è quello di “raccogliere, analizzare e disseminare le informazioni sull’attività di propaganda dell’odio e dell’estremismo, e quindi di monitorare, esporre e combattere i fenomeni, le organizzazioni ed i singoli promotori dell’anti-islamismo in Italia, qualunque sia il mezzo usato per la loro propaganda”, ovviamente secondo i criteri di libertà di espressione contemplati dall’Islam.

La stessa “libertà” che condanna a morte coloro che criticano il Credo islamico o Maometto. In questi ultimi mesi, due membri della Iadl hanno condotto una campagna volta a inibire il libero pensiero su internet. Si tratta di un vero e proprio linciaggio psicologico.

Millantando conoscenze altolocate con un certo “peso politico e sociale” intimidiscono, accusano, molestano coloro che muovono critiche al Credo islamico o semplicemente riportano notizie pubblicate sui quotidiani; stilano “black list” da inviare alla Iadl affinché la stessa prenda i provvedimenti adeguati: avvertire l’autore degli articoli “razzisti” e “anti-islamici” affinché si ravveda; chiedere al provider di apporre un disclaimer che “certifichi il sito come un sito che diffonde odio razziale dal quale loro stessi si “dissociano” ed infine, “adire la via del Tribunale”.

Questi individui non hanno esitato a pubblicare e-mail private, IP e dati personali delle “vittime”, facendosi beffa della legge sulla privacy e della legalità. Il fatto che possano avvalersi di “una schiera di avvocati gratis” o che una di queste persone è una ex-deputato ed ex-poliziotta e l’altro un opinionista egiziano de Il Manifesto, come afferma lo stesso, ha reso il loro atteggiamento tracotante e minaccioso al punto tale da sfociare in esternazioni quali:

«Sarà pur servito a qualcosa, sai, fare l’ex-principessa, l’ex-poliziotta, l’ex-deputato e la signora tra virgolette. Sai, tutti questi ex che voi sfottete allegramente, in poche parole, sono contatti, conoscenze, numeri telefonici, peso politico, peso sociale».

E ancora: «L’“azione punitiva”, quindi, va portata fino in fondo. Anzi, io sarei dell’opinione di allargarla e fare piazza pulita, visto che ci siamo».

Infine: «Perché vi staneremo. Perché l’era del musulmano che subisce zitto-zitto e “zi badrone”, è finita. Don’t mess with the Giants, baby» e «Insomma che cosa è successo, adesso? Che cosa è cambiato? Che abbiamo chiesto un po’ di informazioni sul tuo conto? Non ti vogliamo mica fare del male sai... Vogliamo solo sapere qualcosina su di te, come dire... per curiosità».

I siti web e i blog di questi individui contengono materiale che dovrebbe destare preoccupazione o quantomeno un interessamento da parte delle autorità. Non possono credere di poter inibire la libertà di espressione quando loro stessi scrivono o pubblicano articoli sull’utilità dei terroristi suicidi palestinesi o affermano apertamente di aver preparato “inventando di sana pianta, decine, forse più di un centinaio, di richieste d’asilo politico”; si rallegrano della morte di Theo van Ghog e assimilano gli ebrei ai nazisti.

Senza contare gli insulti, spesso volgari, rivolti a politici, giornalisti, magistrati e semplici cittadini. Tale comportamento assume connotati ancora più gravi dal momento che le intimidazioni e le offese provengono anche da una ex-europarlamentare. Sarebbe interessante sapere da chi viene finanziata questa associazione in grado di pagare una “schiera di avvocati”, a chi fa riferimento ma sopratutto in base a quale diritto questi suoi membri decidono cosa può essere detto o scritto sul credo islamico, minacciare denunce ad oltranza o accusare con tanta superficialità chi tratta di tali argomenti di “istigare al genocidio, all’odio razziale e religioso”. Tali insinuazioni non solo sono ingiuriose ma, come la vicenda di Theo van Gogh insegna, anche fatali.

Sarebbe oltremodo opportuno che le istituzioni prendessero coscienza di tale pericolosa realtà sommersa e adottassero seri provvedimenti per arginare questo fenomeno intimidatorio. Non tutti possono permettersi la scorta, vantare conoscenze altolocate o beneficiare di “schiere di avvocati” al fin di esercitare un diritto sacrosanto sancito dalla nostra Costituzione.

Le accuse di istigazione al genocidio, odio razziale e religioso devono essere supportate da prove concrete perché fino a prova contraria la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’ Uomo nell’Islam, nella quale il diritto di opinione è regolato dai “limiti generali che la Legge islamica prevede”, nel nostro Paese non ha alcuna legittimità.

Stefania Atzori.
 

 Io amo l'Italia. Ma gli Italiani la amano?,

Ed. Mondadori, 310 pagine.
Magdi Allam,

 

"Vivere con la morte. Assediato dai nemici che mi vogliono uccidere e dagli «amici» che attendono che venga ucciso. Tutto è già pronto. La condanna a morte è stata decretata ai più alti vertici dell'organizzazione terroristica palestinese Hamas. È stata ispirata, raccolta, legittimata sul piano coranico e rilanciata dai loro agenti locali affiliati all'Ucoii (Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia).

È stata montata una campagna intimidatoria e denigratoria nei miei confronti promossa dai dirigenti dell'Ucoii e dalla ladl (Islamic anti-defamation league), una sorta di tribunale dell'inquisizione islamica che opera come braccio legale dell'Ucoii. Sono riusciti ad assoldare nel loro plotone di esecuzione estremisti di sinistra e di destra, impegnati in prima fila nello spargere veleni sulla mia credibilità e onorabilità.

E la cappa di disinformazione è diventata a tal punto deleteria che piccoli e grandi giornali nazionali non si fanno scrupolo a pubblicare in modo acritico e senza diritto di replica una marea di ingiurie e di menzogne proferite dai miei nemici". [P.131]

"La feroce battaglia di screditamento sferrata contro di me dall'Ucoii e dalla sua quinta colonna è incentrata sulla negazione della mia realtà di persona minacciata di morte. Il loro obiettivo è di farmi passare per un millantatore. Peggio ancora: un essere spregevole che si arricchisce e diventa famoso millantando il fatto di essere minacciato di morte.

E hanno coniato un termine per definire ciò che causa tale condotta: la «fatwite». La fatwa è un responso giuridico islamico che, nell'accezione più in voga in Occi­dente, è assimilata a una sentenza di condanna a morte. Per cui la «fatwite», così come spiega Sherif Al Sebaie, esponente della ladl, è «quella malattia che fa sì che uno sogni di essere colpito da una fatwa che moltiplichi il pane e i pesci dei propri proventi editoriali». Una definizione data nel suo blog, il 4 settembre 2005, in seno a un messaggio dal titolo «Aldo Torchiaro e la ladl»" [P.133]
"Grazie a me, o per colpa mia, il grande pubblico italiano ha conosciuto il volto e la storia di un giovane religioso islamico di Colle di Val d'Elsa, Feras Jabareen, palestinese con cittadinanza israeliana. Svolge la funzione di imam di un piccolo centro di culto islamico, una struttura più che adeguata al numero dei fedeli praticanti della cittadina toscana in provincia di Siena.

Mi aveva colpito il suo coraggio intellettuale, mi avevano convinto la sincerità e la forza con cui denunciava il terrorismo e assumeva iniziative per il dialogo con i cristiani e gli ebrei. Così, nel settembre 2004, ho portato il suo nome alla ribalta sulla prima pagina del «Corriere della Sera». [...] L'imbroglio di Feras si svelò in un'intervista concessa al «manifesto» il 20 ottobre 2005, dopo un mio editoriale apparso sul «Corriere della Sera» il 29 settembre dal titolo Moschea-mania. Serve uno stop. Che si concludeva così: «Prima dobbiamo riscattare alla piena legalità le moschee già esistenti, poi avere la certezza che le nuove moschee non vadano a finire nelle mani dei predicatori d'odio. Soltanto così potremo sperare che le moschee diventino delle case di vetro che, nella condivisione dei valori e dell'identità italiana, ispirino fiducia a tutti, italiani e musulmani».

Evidentemente avevo oltrepassato una linea rossa che neppure il Feras dissimulatore poteva tollerare. Nell'intervista al «manifesto», realizzata guarda caso da Sherif El Sebaie, che sul giornale ostenta la sua appartenenza alla ladl, il tribunale inquisitorio dell'Ucoii, Feras dice..." [P.184-187]
"Hanno creato una sorta di quartier generale che pianifica, coordina e finanzia la guerra a Magdi Allam. E, dopo che Pisanu ha sdoganato l'Ucoii, sono più audaci che mai" [P.140]
 

dal blog Idealibertà

 

E’ stata costituita la I.AD.L (Islamic Anti-defamation League): un’associazione volta a punire legalmente coloro che “diffondono odio razziale o religioso”. Dietro ai buoni propositi - tutela delle minoranze in genere - si cela, in realtà, un gruppo che ha l’obiettivo di defraudare gli italiani della libertà di espressione. Soci, amici e avvocati di tale circolo, scandagliano quotidianamente blog e siti alla ricerca di materiale “razzista” e “anti-islamico” da poter impugnare come prova per una eventuale denuncia. Secondo la visione islamica di libertà d’espressione, la I.AD.L dovrebbe decidere cosa può essere scritto o detto sul loro credo. Alcuni musulmani hanno lanciato delle petizioni contro siti e blog “anti-islamici” o “propagatori di odio” da inviare all’associazione. Altri hanno stilato una blacklist dove vengono elencati tutti i siti o blog incriminati. La I.AD.L sostiene di aver ricevuto diverse segnalazioni e i commenti stessi dei lettori, vengono archiviati come prove a carico.
La I.AD.L dichiara che gli autori verranno notificati da avvocati per far rettificare o modificare concetti considerati anti-islamici o razzisti. Se ciò non dovesse accadere, provvederanno a contattare il provider affinché si dissoci dal sito o blog in questione tramite un disclaimer che definisce tale portale come “sito che diffonde odio razziale o religioso”; se anche questa manovra non dovesse funzionare, i perpetratori verranno denunciati. In queste ultime settimane alcuni blog sono stati scandagliati e gli autori stessi offesi, intimiditi e diffamati da persone associate alla I.AD.L che, tra l’altro, si costituirà parte civile al processo contro Oriana Fallaci.
Secondo la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo nell’Islam, commentata da musulmani italiani, l’articolo 12 sulla libertà d’espressione dichiara: “1) Ogni persona ha il diritto di pensare e di credere, e di esprimere quello che pensa e crede, senza intromissione alcuna da parte di chicchessia, fino a che rimane nel quadro dei limiti generali che la Legge islamica prevede a questo proposito. Nessuno infatti ha il diritto di propagandare la menzogna o di diffondere ciò che potrebbe incoraggiare la turpitudine o offendere la Comunità islamica: «Se gli ipocriti, coloro che hanno un morbo nel cuore e coloro che spargono la sedizione non smettono, ti faremo scendere in guerra contro di loro e rimarranno ben poco nelle tue vicinanze. Maledetti! Ovunque li si troverà saranno presi e messi a morte» (Cor. 33, 60-61).
Tenendo conto che nessuno stato islamico ha ratificato la Dichiarazione Universale Dei Diritti Umani a causa dell’articolo sulla libertà religiosa, di fatto tutti i musulmani riconoscono la carta islamica: una dichiarazione che, non solo pone limiti islamici al pensiero dell’individuo ma avalla la pena di morte nei confronti di coloro che offendono la comunità islamica. Molte persone, tra cui Magdi Allam, vivono sotto scorta; il regista olandese, Theo van Gogh, è stato assassinato per aver espresso un’opinione. Ciò dimostra come sia labile, nell’islam, il concetto di libertà individuale.
La I.AD.L viola un basilare diritto degli italiani: la libertà di espressione. Noi rispettiamo unicamente le leggi dello Stato ed esercitiamo un diritto riconosciuto dalla Costituzione, la quale ci permette di esprimere liberamente le nostre opinioni su qualsiasi tema e senza intimidazioni. Trattare tematiche inerenti all’islam non è reato, come non lo è esprimere un pensiero, anche negativo, in proposito. E’ inaccettabile che in un paese democratico e laico, vengano posti dei “limiti islamici” al pensiero degli autoctoni. Come italiani e come individui che credono nelle libertà individuali, rifiutiamo qualsiasi associazione che, in base a precetti obsoleti ed oscurantisti, vincoli il nostro pensiero celandosi dietro accuse mendaci e faziose quali: discriminazione razziale, annichilimento delle minoranze, intolleranza religiosa.
Ci impegniamo, anche solo moralmente, a sostenere tutti coloro che verranno lesi dalla I.AD.L e dai musulmani ad essa legati. Inibire il libero pensiero con minacce, insulti e denunce significa oltraggiare le leggi del nostro paese e spesso mettere in pericolo la vita delle persone coinvolte.
 

La «fabbrica» europea dell’odio

 

Il kamikaze è solo la punta dell'iceberg. Se emerge il kamikaze, è sulla realtà sottostante che si deve concentrare l'attenzione. Ovvero sulla «fabbrica dei kamikaze». Che nel caso di Londra era arcinota. Perché già nel 2003 aveva sfornato i primi due terroristi islamici suicidi con cittadinanza europea che si fecero esplodere in Israele. Eppure i pur risoluti politici inglesi, i pur efficienti servizi segreti inglesi non sono andati oltre l'azione in superficie. Sanzionando i burattinai del terrore più esposti e arrestando alcune decine di militanti più frenetici. Ma l'iceberg del terrore è rimasto sostanzialmente integro. E attenzione: questa situazione non è limitata alla Gran Bretagna ma investe tutta l'Europa, Italia compresa. C’è voluto il 7 luglio per costringerci a guardare in faccia la tragica realtà di un'Europa trasformata in «fabbrica di kamikaze». Dove, come in una catena di montaggio, si parte dalla predicazione che inneggia alla guerra santa, all'indottrinamento che inculca la fede nel «martirio», all'arruolamento nell'esercito dei mujahidin, allo smistamento nei campi della Jihad, fino ad approdare all'azione terroristica.
Quando il 30 aprile 2003 Asif Mohammed Hanif, 21 anni, e Omar Khan Sharif, 27 anni, padre di due figli, di origine pachistana, residenti a Derby, si fecero esplodere in un caffè di Tel Aviv, provocando la morte di tre israeliani e il ferimento di altri cinquantacinque, l’evento fu recepito con un misto di sorpresa e incredulità. Si commise l’errore di non considerare quei primi due kamikaze con passaporto britannico come la punta dell’iceberg, bensì come un evento eccezionale. Eppure, come loro, molti altri giovani militanti islamici erano stati imbevuti nelle moschee di Londra dalla predicazione violenta di Omar Bakri, ribattezzato l’ambasciatore di Osama bin Laden in Europa, erano partiti per il Medio Oriente lasciandosi irretire dall’indottrinamento di «guide spirituali» del salafismo jihadista, erano stati arruolati dal movimento estremista palestinese Hamas, fino all’esecuzione del barbaro suicidio-omicidio. «Vogliamo offrire la nostra vita per il bene di Allah e per vendicarci degli ebrei e dei crociati», affermarono i due «martiri» islamici nel loro testamento registrato in un video diffuso da Hamas l’8 marzo 2004.
Bakri, un ideologo radicale siriano che da 18 anni vive a Londra, lui e la sua numerosa prole, con i sussidi sociali, commentò così l’esordio dei kamikaze europei: «Sono anni che i nostri combattenti vanno a fare la Jihad in Bosnia, in Afghanistan, in Kashmir, in Cecenia e anche in Palestina. E’ vero che Asif è il primo martire britannico in Palestina. Ma ci sono stati altri martiri britannici in Kashmir e in Cecenia. Attualmente abbiamo dei combattenti in Iraq che continuano a lottare contro l’occupazione americana. Per noi è un fatto naturale. Con il martirio noi attestiamo che siamo un’unica nazione, che abbiamo un’unica causa e che perseguiamo lo stesso obiettivo: la vittoria della nazione islamica». Con inalterata tranquillità Bakri previde uno scenario inquietante: «Certamente queste azioni di martirio potrebbero verificarsi anche sul territorio europeo. Le minacce proferite da bin Laden vanno prese molto sul serio. Per lui l’Europa è un Dar al harb , un Territorio di guerra». All’epoca Bakri chiarì che «non saranno dei kamikaze europei a farsi immolare sul suolo europeo. Noi abbiamo contratto un Aqd al Aman , un Accordo di sicurezza, con le autorità europee. Noi rispettiamo le leggi e l’ordine in Europa fino a quando non ci perseguitano come musulmani». Senonché in un’intervista concessa al londinese The Times il 17 gennaio 2005, Bakri spiegò che «l’Accordo di sicurezza, in base al quale i musulmani in Gran Bretagna vivono pacificamente, è stato violato dal governo tramite la sua legge anti-terrorismo».
Di conseguenza «tutta la Gran Bretagna è diventata territorio di guerra» e «la vita e le proprietà degli infedeli non sono più sacre». Il focoso predicatore ordinò ai giovani islamici di arruolarsi tra le fila di bin Laden: «Siete obbligati a seguire Al Qaeda, le sue filiali e organizzazioni nel mondo». Tutto ciò è avvenuto alla luce del sole. Pubblicamente. E impunemente. Nonostante fosse già stato accertato che i primi due kamikaze britannici erano discepoli di Bakri. Continuando a ritenere che quella letale predicazione dovesse essere considerata libertà di espressione e che come tale non dovesse essere violata. La radice del male è qui. La «fabbrica dei kamikaze» ha inizio dal lavaggio del cervello di persone che gradualmente vengono trasformate in robot della morte. Una struttura integrata del terrorismo suicida islamico che ha ormai solide radici nell’insieme dell’Europa. Ecco perché nessun paese, compresa l’Italia, può ritenersi al riparo dal rischio del «kamikaze made in Europe».
Magdi Allam
13 luglio 2005









Postato il Giovedì, 18 gennaio 2007 ore 22:02:11 CET di Salvatore Indelicato
Annunci Google



Mi piace
Punteggio Medio: 3
Voti: 2


Dai un voto a questo articolo:

Eccellente
Ottimo
Buono
Sufficiente
Insufficiente



Opzioni

 Pagina Stampabile Pagina Stampabile

 Invia questo Articolo ad un Amico Invia questo Articolo ad un Amico



contattaci info@aetnanet.org
scrivi al webmaster webmaster@aetnanet.org


I contenuti di Aetnanet.org possono essere riprodotti, distribuiti, comunicati al pubblico, esposti al pubblico, rappresentati, eseguiti e recitati, alla condizione che si attribuisca sempre la paternità dell'opera e che la si indichi esplicitamente
Creative Commons License

powered by PHPNuke - created by Mikedo.it - designed by Clan Themes


PHP-Nuke Copyright © 2004 by Francisco Burzi. This is free software, and you may redistribute it under the GPL. PHP-Nuke comes with absolutely no warranty, for details, see the license.
Generazione pagina: 0.43 Secondi