dal sito La Repubblica
La rete per diffondere il sapere: oltre all'America anche il caso di Cina,
Giappone, Francia e Vietnam. Grande successo di studenti digitali
CAMBRIDGE (Usa) - Mandare i propri figli all'università negli Stati Uniti
significa cominciare a risparmiare dall'anno della loro nascita. E questo vale
per tutti i college, a maggior ragione per quelli più prestigiosi come Harvard,
Yale o il Mit (Massachusetts Institute of Technology). Quest'ultimo poi, a
riprova della sua capacità educativa, ha sfornato dal 1865, anno della sua
fondazione, ad oggi, ben ventisette premi Nobel. Un sogno irraggiungibile, o
forse no. Perché dal 2002 l'università ha deciso di rendere disponibili online i
suoi corsi, raggiungendo il picco alla fine dell'anno scorso con 1800 corsi.
Organizzati in modo multimediale con video delle lezioni, delle esercitazioni,
la possibilità di usufruire di podcast gratuiti per ascoltare il professore, più
naturalmente tutte il materiale scritto relativo come dispense, letture
consigliate e molto altro ancora.
Perché inserire nella rete lezioni e piattaforme didattiche? "Crediamo
fortemente che l'educazione possa fare dei passi avanti solo se è libera ed
aperta a tutti" ha spiegato Anne Margulies, direttore del progetto OCW.
Aggiungendo che può essere un sistema utile anche per "stimolare l'appetito dei
giovani" che potrebbero così pensare di iscriversi nel caso in cui siano
solidamente finanziati o anche se semplici studenti delle superiori:
impegnandosi è sempre possibile conquistare una borsa di studio per
l'università.
Certo l'idea di una "istruzione a distanza" non è nuova, ma l'offerta amplissima
proposta dal Mit fa dimenticare i tentativi precedenti. Cosa che emerge
chiaramente dalle tante mail entusiastiche arrivate da tutto il mondo da
"studenti" internazionali. Un appassionato di Parigi scrive addirittura di aver
"ritrovato fiducia negli Stati Uniti dopo l'invasione irachena. Non credevo più
che gli Usa potessero dare una dimostrazione di democrazia,ma ora ho cambiato
idea". Philippa Williams, universitaria della Nuova Zelanda, dice di seguire
avidamente i corsi del Mit per conoscere nuovi punti di vista sulle lezioni che
frequenta in patria ottenendo anche spiegazioni supplementari. Per Younes
Attaourti, docente di fisica a Marrakech, Marocco, si tratta di un modo
interessante "per rinnovare, ampliare e integrare" le sue lezioni marocchine.
"Credo sia la prima volta - aggiunge - che un'università di questo calibro mette
a disposizione gratis i suoi corsi".
E sembra che l'offerta sia destinata ad aumentare e a raffinarsi sempre di più:
la promessa arriva direttamente dai vertici del "Massachusetts". Perché, tengono
a precisare, grazie al loro materiale online si può imparare molto, ma senza
l'interazione con un professore, con gli altri studenti, senza un dibattito
insomma o una pratica di laboratorio quando serve, l'apprendimento può risultare
monco. Allo studio quindi nuove soluzioni tecnologiche che permettano di ovviare
al problema, prima tra tutte la possibilità di videoconferenze a cui far
partecipare studenti di ogni età dai quattro angoli del pianeta.
(5 gennaio 2007)