dal sito " Lavoce.info"
03-01-2007
Daniela Del Boca Daniela Vuri
La situazione
I dati mostrano che gli asili nido in Italia sono pochi, costano molto e
sono disponibili solo nelle Regioni del Centro Nord.
1) I sussidi agli asili nido pubblici sono più bassi rispetto a quelli offerti
in altri paesi. L’Italia si posiziona all’undicesimo posto nell’Europa a 15. (1)
2) Il numero di posti in asili nido (sia pubblici che privati) è tra i più bassi
d’Europa: meno del 10 per cento contro più del 50 per cento in Danimarca, e
35-40 per cento in Svezia e Francia. (2)
3) Nelle Regioni del Sud la disponibilità di asili nido è quasi inesistente,
circa l’1-2 per cento contro il 15 per cento del Nord. (3)
4) Gli orari degli asili pubblici sono più limitati di quelli offerti in altri
paesi, poco coerenti con gli orari di lavoro full time prevalenti in Italia.
Alcuni studi empirici, pur non avendo la validità di una sperimentazione hanno
analizzato gli effetti di variazioni nei costi e accessibilità del child care
sul suo utilizzo e sull’offerta di lavoro femminile, e le preferenze delle
famiglie. Ci sono d’aiuto nel pensare a come, dove e in quale forma costruire
più asili.
I costi
I costi degli asili pubblici sono più alti che in altri paesi. In Italia, il
finanziamento pubblico è circa l’80 per cento dell’intero costo, mentre in
Svezia, Finlandia, Norvegia, Regno Unito è tra il 90 e il 100 per cento. I costi
dei nidi privati sono più alti dei pubblici specie nelle Regioni del Nord. Le
stime mostrano che un aumento dei sussidi al child care ha un effetto
sull’utilizzo degli asili e sull’offerta di lavoro delle madri solo nelle zone
dove questi sono più diffusi.
Tabella 1: Simulazioni dell’introduzione di un sussidio sull’offerta di lavoro
Regioni per densità di asili |
Partecipazione femminile al lavoro |
Effetto di un Sussidio al 100% |
Regioni > 15% |
61.5% |
+26.5% |
Regioni <15% |
40.8% |
+5.4% |
Fonte: Del Boca e Vuri (2006)
Effetti sull’offerta di lavoro delle madri
I risultati di questi studi sono utili per ragionare sulle recenti proposte
di aumento dell’offerta di asili. Le nostre simulazioni mostrano che per
arrivare a un livello di partecipazione femminile al mercato del lavoro del 60
per cento, come fissato tra gli obiettivi di Lisbona, l’incremento dell’offerta
degli asili nido dovrebbe essere ben più elevata del 33 per cento suggerito
dalla Commissione europea e superare il 40 per cento. (6)
Per avere effetti importanti sull’offerta di lavoro femminile, un aumento del
numero di asili pubblici dovrebbe essere accompagnato da una riorganizzazione
degli orari, per rendere i servizi più utili e flessibili. L’aiuto dei genitori
nella cura dei figli è ancora infatti un fattore molto importante, sia come
sostituto all’asilo che come sostegno alle rigidita’ degli orari.
Le preferenze delle famiglie
Una recente indagine della Fondazione De Benedetti ha mostrato che
un’elevata proporzione di famiglie non usa l’asilo perchè scarsi e costosi ma
anche perche li considera di bassa qualità (7). Nella maggior parte delle
famiglie prevale comunque l’idea che i figli piccoli crescano meglio in ambienti
familiari. Senza contare che, secondo quanto riportato dalla World Values Survey,
in Italia un numero più alto di famiglie rispetto ad altri paesi europei ritiene
che i bambini piccoli soffrano se stanno all’asilo e la madre lavora.
Meglio all’asilo o a casa?
È allora rilevante chiedersi quanto faccia bene ai bambini frequentare fin
da piccoli gli asili nido. In Italia questi aspetti sono trascurati,
principalmente a causa della mancanza di dati che ne permettano lo studio. In
altri paesi (Regno Unito, Germania, Svezia, Stati Uniti), gli studi sul
benessere psico-fisico dei bambini sono numerosi e concordano nell’individuare
tra i fattori importanti la qualità degli asili, ma anche il tempo che ambedue i
genitori dedicano ai bambini.
Nonostante i recenti cambiamenti le donne italiane sono oggi quelle in Europa
che dedicano più tempo al lavoro familiare, inclusa la cura dei figli, e tra le
ultime per il lavoro retribuito, mentre l’opposto vale per gli uomini (link
Sabbadini)
Quali strumenti per valutare?
I risultati delle nostre ricerche mostrano l’elasticita’ dell’offerta di
lavoro femminile a fronte di una variazione del numero degli aisli non e’
elevata, mentre ci sono ancora forti resistenze al suo uso. Date le limitate
risorse previste dalla Finanziaria, è importante dunque valutare a priori gli
effetti attraverso una sperimentazione. E’ importante inoltre implementare
indagini longitudinali che permettano di seguire i bambini da 0 a 3 anni in poi
per valutare gli effetti dell’asilo sul loro benessere psico-fisico e sul
successo scolastico negli anni seguenti.
(1) Del Boca D., Wetzels C. "Social Policies, Labor Markets and Motherhood"
Cambridge University Press 2007.
(2) Eurostat 2005.
(3) Fondazione degli Innocenti (2005): "I servizi educativi per la prima
infanzia".
(4) Del Boca D., Locatelli M. and Vuri D. (2005) "Child care Choices of Italian
Households", Review of Economics of the Household 3, 453-477.
(5) Del Boca D. Vuri D. (2006) "The Mismatch between Employment and Child Care
in Italy: the impact of rationing" Journal of Population Economics 2007.
6) Le graduatorie europee mettono l’Italia al decimo posto (su 15) per qualità:
per esempio, mentre in Danimarca ci sono tre bambini per insegnante, in Italia
il numero è il doppio.