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News: La poligamia: un fenomeno sociale che oggi rischia di scardinare l’istituto della famiglia monogamica che è alla base della civiltà occidentale

Opinioni

Poligami nascosti

di Magdi Allam

 

Sulla questione della poligamia devo delle scuse. Il 14 marzo del 2000 pubblicai su la Repubblica un'intervista con un poligamo residente a Milano e le sue tre mogli, di cui una musulmana, una convertita e una cattolica praticante, salvaguardando il loro anonimato, ritraendoli in una cornice esotica e sensazionalista da me qualificata come una «rivoluzionaria realtà sociale ». Ma a quasi sette anni di distanza prendo atto che fu un errore. Rappresentai, con toni tutto sommato positivi, un fenomeno sociale e giuridico che oggi rischia di scardinare l’istituto della famiglia monogamica che è alla base della civiltà occidentale.
Ebbene ritengo doveroso fare mea culpa, svelando ciò che allora nascosi, nel momento in cui proprio nei prossimi giorni il parlamento si appresta a dibattere una proposta di legge che di fatto rischia di legittimare la poligamia e di consegnare il presente e il futuro dell’islam d’Italia al movimento estremista dei Fratelli Musulmani, da noi rappresentato dall’Ucoii (Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia).

Se si conosce che il personaggio in questione è Mohamed Baha’ el-Din Ghrewati, all’epoca presidente della Casa della cultura islamica, cioè la moschea di via Padova a Milano, ma soprattutto che stiamo parlando della vera eminenza grigia dell’Ucoii, si comprende il rilievo di tutt’altra natura e spessore che assume quella sua convinta e appassionata apologia della poligamia. Fino al punto da sostenere che «la società che non permette la poligamia è incivile» e che «noi musulmani proponiamo la poligamia come rimedio al fallimento della società italiana».
Tesi ribadita e sostenuta da un altro dirigente di spicco dell’Ucoii, Ali Abu Shwaima, imam della moschea di Segrate, rivelatosi anche lui poligamo praticante, con due mogli e sette figli. È stata Dacia Valent, responsabile della Iadl (Islamic Anti-Defamation League), ad annunciare a Libero di aver presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Milano accusandolo di bigamia. Ma la stessa Valent, nel suo blog www.verbavalent.com, è consapevole che difficilmente Abu Shwaima verrà sanzionato: «Non solo la Corte Costituzionale ha abrogato l’articolo 560, quello che puniva il concubinato, ma non si tratta nemmeno del reato previsto dall’articolo 556, quello sulla bigamia, visto che il secondo matrimonio è un semplice matrimonio religioso, senza alcun effetto civile».
Per la stessa ragione neppure Ghrewati rischia penalmente, dato che tutti e tre i matrimoni sono stati celebrati in moschea e non hanno effetti civili. Ed è proprio questo il punto: in Italia è possibile essere poligami di fatto senza violare formalmente la legge, anche se essa sanziona il reato di bigamia. Noi abbiamo la certezza che nelle moschee d’Italia si celebrano matrimoni poligamici, che le famiglie poligamiche stanno diventato una realtà sociale che, anche se concernesse solo l’1,5% del milione di musulmani regolari (è una stima del 2001 emersa da una mia inchiesta), si tratterebbe pur sempre di 15 mila musulmani poligami. Non è certamente casuale il fatto che tutti i dirigenti dell’Ucoii siano favorevoli alla poligamia e che diversi di loro siano effettivamente poligami.
Eppure questa gente non solo gode della totale impunità, ma sono stati prescelti come interlocutori privilegiati delle istituzioni. Sembra proprio che i deputati che hanno presentato le due proposte di legge sulla «libertà religiosa e abrogazione della legislazione sui culti ammessi» (firmatari Valdo Spini e Boato), siano essenzialmente interessati a accertare che sul piano formale non venga legittimata la poligamia, disinteressandosi del fatto che sul piano sostanziale essa è già una realtà ben radicata in Italia. Non solo, ma laddove all’articolo 28, si contempla la possibilità che l’intesa con lo Stato potrà essere firmata anche da una confessione religiosa «non avente personalità giuridica», di fatto si spalanca la porta all’Ucoii affinché monopolizzi ufficialmente il potere dell’islam in Italia.
Non vi è dubbio che sia necessario emanare leggi severe che sanzionino la poligamia, come ha chiesto la Santanché di An, condivido la proposta di espellere dall’Italia gli stranieri poligami avanzata dalla Biancofiore di Fi,ma resta il fatto che dobbiamo affrontare la realtà della poligamia esercitata da cittadini italiani musulmani tramite le moschee d’Italia. Che gli estremisti islamici pratichino la dissimulazione non mi sorprende affatto. Ma mi preoccupa che i nostri parlamentari sembrano non vedere e non capire che la sharia islamica è già praticata in Italia e che ci stiamo arrendendo a chi persegue il sogno di un’Italia islamizzata.
05 gennaio 2007

Il Viminale studia il modello francese «Controlli su chi finanzia le moschee» Per il ministero degli Interni è «inaccettabile» la diffusione di luoghi di culto con soldi dall'estero

 

ROMA — Moschee che vengono finanziate con soldi di cui non si conosce la provenienza, scuole islamiche che sfuggono al controllo dello Stato. Il ministro dell'Interno Giuliano Amato stila la lista delle priorità da affrontare. E in cima all'elenco mette anche la lotta alla prostituzione con un obiettivo ben preciso: contestare il reato di stupro a chi va con le minorenni. Il terrorismo fondamentalista resta l'emergenza da fronteggiare, ma non sembra questa la preoccupazione principale del titolare del Viminale. Perché, spiega, «è necessario garantire sicurezza ai cittadini rassicurandoli sulla presenza dello Stato che si ottiene con la visibilità di polizia e carabinieri», e continuare una politica sull'immigrazione che nell'ultimo anno «nonostante l'impennata di sbarchi registrata fino a luglio, ha fatto sì che il numero degli arrivi fosse inferiore a quello del 2006».

L'ISLAM — «Inaccettabile» Amato definisce «la diffusione delle moschee con soldi che arrivano dall'estero. C'è qualcosa che non mi piace, voglio capire chi finanzia cosa». E allora pensa di importare il modello francese con «l'istituzione di una fondazione con una componente nazionale dove far confluire le risorse che finanzino le opere religiose e quelle civili». Maggior controllo, assicura, ci sarà anche sulle «scuole islamiche che devono rispettare lo standard di qualità soprattutto per quel che riguarda gli insegnanti». Il terrorismo internazionale resta «una minaccia che incombe perché i gruppi sono ancora attivi, ma noi siamo attrezzati per tenerli d'occhio. Il lavoro di intelligence ci ha forse aiutato ad evitare attentati in Italia, ora dobbiamo continuare a lavorare sulle tecnologie». E sulla possibilità che la morte di Saddam aumenti i rischi, dice: «La sciagurata vicenda dell'Iraq sta attirando i terroristi in quel Paese».

LA TRATTA — Permessi di soggiorno alle giovani schiave che accettano di collaborare con la forze dell'ordine anche se, per timore di ritorsioni contro i parenti rimasti nei Paesi di origine, hanno paura di denunciare i loro sfruttatori. Il ministro si rammarica che proprio questi timori abbiano «finora impedito che si arrivasse a condanne per il reato di riduzione in schiavitù» e così pensa che anche una linea di fermezza nei confronti dei clienti possa aiutare a combattere i criminali. «Si deve contestare il reato di stupro a chi va con le minorenni», afferma.

LE AGGRAVANTI — «L'attività che stiamo portando avanti contro la criminalità — dice Amato — non può essere vanificata. Più che inasprire le pene, bisogna renderle certe. Con Tano Grasso, da sempre impegnato nelle battaglie antiracket, siamo riusciti a far aumentare le denunce. Però non è accettabile che dopo sei mesi l'usuraio torni libero più baldanzoso e arrogante di prima. Evidentemente c'è una diversa sensibilità tra forze dell'ordine e magistratura. E invece è necessario che chi commette reati con violenza sulle persone venga trattato con severità e si veda contestate le aggravanti più che beneficiare delle attenuanti». Certezza della pena ma anche norme da cambiare. «Quando uno viene pescato alla guida di una macchina in preda ai fumi dell'alcol o della droga, bisogna sequestrargli il mezzo e togliergli la patente. Punto e basta», sostiene Amato che ne ha parlato con il suo collega dei Trasporti. I fondi per la sicurezza non sono diminuiti ma nemmeno aumentati. «Spendere meglio, non significa spendere meno», rimarca il ministro. Che ribadisce la necessità di avere in strada quante più pattuglie possibile. Le forze dell'ordine si devono vedere, per scoraggiare i malviventi e dare sicurezza ai cittadini.
Fiorenza Sarzanini
05 gennaio 2007

Il deputato Del Prc al quotidiano Haaretz: «Chiederò incontri con i ministri» Luxuria, tour nell'Islam da ambasciatrice gay «Pronto a partire per la Turchia. L'Iran? Mica si può fare subito il botto»



ROMA — Vladimir Luxuria vuole fare l'ambasciatore. La causa che intende rappresentare all'estero non è quella dell'Italia ma quella degli omosessuali che in 80 Paesi del mondo, in larga maggioranza musulmani, vengono denunciati, condannati, a volte persino uccisi. In nome della legge. L'impegno l'aveva preso in campagna elettorale: «Voglio difendere gli omosessuali nei Paesi arabi», aveva detto ai giornalisti della stampa estera accorsi numerosi a conoscere il fenomeno Vlamidiro Guadagno, primo deputato transgender d'Italia. Per poi aggiungere, beandosi al primo applauso della giornata, «naturalmente senza l'uso delle bombe». Adesso parte la fase operativa. La prima missione è già decisa: Turchia (turchi permettendo). «Non perché ci è andato il Papa — spiega da Città del Capo, in Sud Africa, dove è in vacanza — ma perché entrerà in Europa e in Europa certe discriminazioni non possono essere accettate. Si parla tanto di diritti umani, si parla tanto di pena di morte. Giusto, ma anche la vita e la libertà degli omosessuali appartengono ai diritti umani. O no?».

Attenzione: nella lista degli 80 Paesi che hanno messo al bando l'omosessualità la Turchia non c'è. I gay magari non vengono considerati troppo bene ma non c'è alcuna legge specifica. «Bisogna procedere per gradi — spiega la deputata di Rifondazione — non possiamo mica fare subito il botto e andare a Teheran. Ma forse un giorno arriveremo anche lì». Del resto è vero che in Iran per i gay c'è la pena di morte. Ma è anche vero che a Teheran si trova l'unica clinica del mondo musulmano dove è possibile cambiare sesso. «L'aveva aperta Khomeini, commosso dalla storia di una donna che voleva diventare uomo. Ahmadinejad non ha il coraggio di chiuderla. Con tutti i soldi che gli porta...».

Cosa farà esattamente l'ambasciatore Luxuria? Il senso l'ha spiegato in un'intervista al giornale israeliano Haaretz: «Mi piacerebbe diventare una sorta di diplomatico italiano nel mondo islamico. Cosa succederà quando chiederò un incontro con i ministri della Cultura dei Paesi arabi? Sarà interessante sapere chi accetterà di incontrarmi e chi no». Qualche risposta l'avrà presto. Perché dopo l'esperimento Turchia l'idea è di andare in Egitto, Tunisia e Libano, Paesi dove l'omosessualità, a volte di fatto tollerata, è però punita con il carcere fino a cinque anni. Più del furto da noi. Perché i ministri della Cultura? «Sono quelli più aperti sul tema». E se le rispondono che in caso riceveranno Rutelli, loro pari grado? «Benissimo, lo accompagnerò. È molto attento al tema».

Ai ministri, Luxuria «senza pennacchi e costume di scena ma da parlamentare» chiederà informazioni su come gli omosessuali vivono nel loro Paese. Anche perché Islam e gay sono legati da un paradosso: «In questi Paesi l'omosessualità è vietata ma nella pratica è molto diffusa perché a scuola, nel lavoro, persino nei luoghi di culto, gli uomini stanno con gli uomini e le donne stanno con le donne. Le occasioni sono anche più che da noi. Ma non se ne parla, si fa finta di nulla come da noi ai tempi della Dc». Luxuria non teme che sollevare il caso possa peggiorare le cose: «Non vado mica in Mauritania a chiedere il riconoscimento delle coppie gay, ci sono già tanti problemi da noi. Non vado mica in Arabia Saudita a proporre un gay pride, ci sono stati già tanti problemi in Israele. Imporre a loro il nostro modello sarebbe colonialismo gay. L'importante è che gli omosessuali di questi Paesi abbiano un minimo di sicurezza e libertà. Poi saranno loro a decidere come combattere».

Però. Luxuria, portata alla Camera da Rifondazione, parla sempre di mondo arabo. Ma l'omosessualità è al bando anche nella comunista Cuba (reclusione o lavori forzati fino ad un anno) e viene punita anche nella comunista Cina, dove non c'è un articolo preciso ma di fatto può portare a cinque anni di carcere: «E che problema c'è? — risponde — Vorrà dire che andremo pure lì». Del resto nei giorni del ricovero di Fidel Castro, Luxuria aveva indicato il suo personale candidato alla successione: «Altro che il fratello Fidel, meglio la nipote Mariela. Fa la sessuologa e ha proposto una legge che consentirebbe a tutti i cubani di cambiare sesso. Naturalmente con un'operazione a spese dello Stato».

Lorenzo Salvia
05 gennaio 2007

 









Postato il Venerdì, 05 gennaio 2007 ore 13:44:48 CET di Salvatore Indelicato
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