Sicilia/ La storia infinita della malasanità
Sabato 30.12.2006 11:43
Carenze di personale, anestesie eseguite da specializzandi, concorsi truccati, carriere mediche decise dalla mafia. Questi potrebbero essere i motivi della malasanità in Sicilia e delle reiterate morti di pazienti negli ospedali palermitani e non solo. A chiamare in causa, quelle che per il momento possono essere definite solo indiscrezioni, sono gli stessi pazienti ed i familiari delle vittime dei disservizi e degli errori medici negli ospedali.
Mancanze gravissime ed imperdonabili, spesso presenti anche i molti altri ospedali d’Italia, ma che in Sicilia sarebbero maggiormente diffuse. Solo in Sicilia possono, infatti, morire, ben dieci persone in un mese per malasanità, come rivelano le ultime, inquietanti, statistiche dettate dalla cronaca. I morti in ospedale, inoltre, appartengono a qualsiasi fascia di età. Tutti vittime di attese interminabili, di medici che non arrivano mai e di errori chirurgici commessi anche su interventi di routine come parto o appendicite.
Alcuni esempi eclatanti: vecchietti con glaucoma, quasi ciechi, costretti a firmare moduli su moduli ed autorizzazioni prima di avere accesso alle cure ed ammalati che in un ospedale del trapanese, di notte, non trovano nessun medico a cui rivolgersi in caso di necessità.
Tempi troppo lunghi, che per un malato grave possono significare la morte. La categoria medica nega, anche se qua e là spuntano voci fuori dal coro che però non hanno il coraggio di identificarsi. Un medico che vuole restare anonimo commenta così gli atroci casi di malasanità:” Ormai da anni l'Università "sforna" nuovi medici fortemente condizionati dall'apparire e dalla forma: c'è un interesse prevalente a congressi, riunioni, convegni, in cui sempre più non si parla di nulla di scientifico né si impara nulla di concreto ma tutto ciò serve a "farsi conoscere". Una gran parte dei medici pertanto si industria per far presa sull'immaginario del paziente che è fatto di bella presenza e di strutture adeguate, di falsi riconoscimenti e di finta scientificità e sempre meno di responsabilità e professionalità”.
Il primario di Cardiochirurgia pediatrica al Civico di Palermo, a proposito della malasanità sosteneva, in una recente intervista rivoltagli da studenti di un liceo romano, che “per avere una buona sanità occorre in ogni reparto un direttore autorevole, autoritario e dotato di metodologia, cioè ottima formazione”. Ma i recenti fatti, purtroppo, non aiutano a credere in queste regole. Come non aiutano anche l’inchiesta della Procura Agrigentina su un presunto concorso truccato alla Ausl o un concorso per logopedisti bandito a Ragusa vinto non da laureati, ma da operatori in possesso di un titolo acquisito con un corso privato.
La collusione tra mafia e sanità in Sicilia è inoltre avvalorata da autorevoli testimonianze come quella del Procuratore della Repubblica di Palermo, Piero Grasso che proprio ad un convegno internazionale di cardiochirurgia pediatrica parlò di “mafia e sanità” sostenendo che da quanto emerso da intercettazioni telefoniche molti primari sarebbero decisi nei salotti frequentati da professionisti e mafiosi e che le tariffe delle prestazioni da rimborsare alle cliniche private sarebbero oggetto di trattativa esterna alle sedi istituzionali. Decisioni ufficiose, ma vincolanti, insomma, prese nei salotti della “Palermo che conta” e non solo...
Rosalba Mancuso
Sabato 30.12.2006 11:43
Carenze di personale, anestesie eseguite da specializzandi, concorsi truccati, carriere mediche decise dalla mafia. Questi potrebbero essere i motivi della malasanità in Sicilia e delle reiterate morti di pazienti negli ospedali palermitani e non solo. A chiamare in causa, quelle che per il momento possono essere definite solo indiscrezioni, sono gli stessi pazienti ed i familiari delle vittime dei disservizi e degli errori medici negli ospedali.
Mancanze gravissime ed imperdonabili, spesso presenti anche i molti altri ospedali d’Italia, ma che in Sicilia sarebbero maggiormente diffuse. Solo in Sicilia possono, infatti, morire, ben dieci persone in un mese per malasanità, come rivelano le ultime, inquietanti, statistiche dettate dalla cronaca. I morti in ospedale, inoltre, appartengono a qualsiasi fascia di età. Tutti vittime di attese interminabili, di medici che non arrivano mai e di errori chirurgici commessi anche su interventi di routine come parto o appendicite.
Alcuni esempi eclatanti: vecchietti con glaucoma, quasi ciechi, costretti a firmare moduli su moduli ed autorizzazioni prima di avere accesso alle cure ed ammalati che in un ospedale del trapanese, di notte, non trovano nessun medico a cui rivolgersi in caso di necessità.
Tempi troppo lunghi, che per un malato grave possono significare la morte. La categoria medica nega, anche se qua e là spuntano voci fuori dal coro che però non hanno il coraggio di identificarsi. Un medico che vuole restare anonimo commenta così gli atroci casi di malasanità:” Ormai da anni l'Università "sforna" nuovi medici fortemente condizionati dall'apparire e dalla forma: c'è un interesse prevalente a congressi, riunioni, convegni, in cui sempre più non si parla di nulla di scientifico né si impara nulla di concreto ma tutto ciò serve a "farsi conoscere". Una gran parte dei medici pertanto si industria per far presa sull'immaginario del paziente che è fatto di bella presenza e di strutture adeguate, di falsi riconoscimenti e di finta scientificità e sempre meno di responsabilità e professionalità”.
Il primario di Cardiochirurgia pediatrica al Civico di Palermo, a proposito della malasanità sosteneva, in una recente intervista rivoltagli da studenti di un liceo romano, che “per avere una buona sanità occorre in ogni reparto un direttore autorevole, autoritario e dotato di metodologia, cioè ottima formazione”. Ma i recenti fatti, purtroppo, non aiutano a credere in queste regole. Come non aiutano anche l’inchiesta della Procura Agrigentina su un presunto concorso truccato alla Ausl o un concorso per logopedisti bandito a Ragusa vinto non da laureati, ma da operatori in possesso di un titolo acquisito con un corso privato.
La collusione tra mafia e sanità in Sicilia è inoltre avvalorata da autorevoli testimonianze come quella del Procuratore della Repubblica di Palermo, Piero Grasso che proprio ad un convegno internazionale di cardiochirurgia pediatrica parlò di “mafia e sanità” sostenendo che da quanto emerso da intercettazioni telefoniche molti primari sarebbero decisi nei salotti frequentati da professionisti e mafiosi e che le tariffe delle prestazioni da rimborsare alle cliniche private sarebbero oggetto di trattativa esterna alle sedi istituzionali. Decisioni ufficiose, ma vincolanti, insomma, prese nei salotti della “Palermo che conta” e non solo...
Rosalba Mancuso