QUELL’ANTICO INCUBO DEL FOGLIO BIANCO…
Com’era bello quando ce l’avevi davanti. Liscio liscio, intonso, candido, di un candore quasi abbagliante. Era il foglio bianco, l’incubo degli studenti di un tempo, quello che sognavi la notte prima del compito in classe d’italiano, e nel sogno a poco a poco s’allargava e s’ingigantiva, diventando un enorme cielo bianco che ti gravava addosso e ti faceva sentire piccolo piccolo.
Ma in fondo era solo un incubo bonario. L’indomani tu, studentello volenteroso, pieno di sogni e speranze, sapevi che ce l’avresti fatta. E come no. E come si faceva d’altronde? L’insegnante dettava le tracce, tu le ascoltavi con quel leggero batticuore che accompagna le prime piccole prove di vita dell’adolescenza, poi era un attimo: decidevi quale tema svolgere, davi sfogo a tutta la tua creatività e fantasia, e a poco a poco quel foglio bianco si vergava di nero, si pasticciava, cancellature, rimandi e asterischi lo invadevano, ma alla fine la spuntavi. Finito, creato e scritto da me. Con il contributo del mio cervello e della mia voglia di fare.
Ma guardatele adesso le prove scritte d’italiano. Belle, moderne, sicuramente rinnovate nella forma e nei contenuti. I ragazzi non sanno fare un semplice tema, ma noi insegniamo loro addirittura le scritture specialistiche: l’articolo di giornale, la relazione…o addirittura il fantomatico saggio breve, che è un tema che non è un tema, o meglio un tema argomentativo in cui non devi inserire alcun commento personale.
Boh. Chi ci capisce qualcosa è bravo. Ma soprattutto il bello è che…noi forniamo ai ragazzi i contenuti su cui lavorare. Pagine e pagine di documenti, da leggere, spulciare, analizzare. Così gli alunni si tranquillizzano. Il foglio non è bianco, in qualche modo finiranno per riempirlo, basta dare una sistematina qui, un taglio lì…e il gioco è fatto.
Oh, che generazioni fortunate! Dunque non lasceranno mai un foglio in bianco, mai li colpirà la paura di non sapere cosa scrivere? Eppure tempo fa una collega mi mostrò un compito svolto (per modo di dire) da un suo alunno che recitava più o meno così: Tema: Il Razzismo. Allegate due pagine di documenti sull’argomento. Svolgimento: Ho poche conoscenze sul argomento e quindi non posso trarre opinioni personali.
Eccoli i ragazzi di oggi. Non sanno scrivere più, nemmeno se forniamo loro i contenuti!!! E’ tragico. E mi fa ripensare a un tema che un vecchio insegnante diede una volta, nei lontani anni Cinquanta, ai suoi alunni: Che cosa suscita in te la fontana della piazza del paese?
Tutti scrissero. E poi si scoprì che da quella fontana manco l’acqua sgorgava…
SILVANA LA PORTA
Com’era bello quando ce l’avevi davanti. Liscio liscio, intonso, candido, di un candore quasi abbagliante. Era il foglio bianco, l’incubo degli studenti di un tempo, quello che sognavi la notte prima del compito in classe d’italiano, e nel sogno a poco a poco s’allargava e s’ingigantiva, diventando un enorme cielo bianco che ti gravava addosso e ti faceva sentire piccolo piccolo.
Ma in fondo era solo un incubo bonario. L’indomani tu, studentello volenteroso, pieno di sogni e speranze, sapevi che ce l’avresti fatta. E come no. E come si faceva d’altronde? L’insegnante dettava le tracce, tu le ascoltavi con quel leggero batticuore che accompagna le prime piccole prove di vita dell’adolescenza, poi era un attimo: decidevi quale tema svolgere, davi sfogo a tutta la tua creatività e fantasia, e a poco a poco quel foglio bianco si vergava di nero, si pasticciava, cancellature, rimandi e asterischi lo invadevano, ma alla fine la spuntavi. Finito, creato e scritto da me. Con il contributo del mio cervello e della mia voglia di fare.
Ma guardatele adesso le prove scritte d’italiano. Belle, moderne, sicuramente rinnovate nella forma e nei contenuti. I ragazzi non sanno fare un semplice tema, ma noi insegniamo loro addirittura le scritture specialistiche: l’articolo di giornale, la relazione…o addirittura il fantomatico saggio breve, che è un tema che non è un tema, o meglio un tema argomentativo in cui non devi inserire alcun commento personale.
Boh. Chi ci capisce qualcosa è bravo. Ma soprattutto il bello è che…noi forniamo ai ragazzi i contenuti su cui lavorare. Pagine e pagine di documenti, da leggere, spulciare, analizzare. Così gli alunni si tranquillizzano. Il foglio non è bianco, in qualche modo finiranno per riempirlo, basta dare una sistematina qui, un taglio lì…e il gioco è fatto.
Oh, che generazioni fortunate! Dunque non lasceranno mai un foglio in bianco, mai li colpirà la paura di non sapere cosa scrivere? Eppure tempo fa una collega mi mostrò un compito svolto (per modo di dire) da un suo alunno che recitava più o meno così: Tema: Il Razzismo. Allegate due pagine di documenti sull’argomento. Svolgimento: Ho poche conoscenze sul argomento e quindi non posso trarre opinioni personali.
Eccoli i ragazzi di oggi. Non sanno scrivere più, nemmeno se forniamo loro i contenuti!!! E’ tragico. E mi fa ripensare a un tema che un vecchio insegnante diede una volta, nei lontani anni Cinquanta, ai suoi alunni: Che cosa suscita in te la fontana della piazza del paese?
Tutti scrissero. E poi si scoprì che da quella fontana manco l’acqua sgorgava…
SILVANA LA PORTA