Sta diventando incredibile il silenzio che circonda il “memorandum d’intesa” sulle pensioni stilato da governo Cgil, Cisl, Uil. La Stampa di Torino ne aveva dato notizia il 4 ottobre poi la chiusura informativa, difficile credere che questo silenzio sia casuale. Sappiamo per certo che dentro la CGIL, sulla questione, le acque sono molto agitate, circola in rete un volantino contro “l’ennesimo taglio delle pensioni” firmato da ben 60 dirigenti CGIL e si vanno moltiplicando assemblee di autoconvocati. L’intesa governo sindacati è molto precisa, in 2 pagine 9 capitoli e 10 punti viene delineata la futura riforma delle pensioni. Il documento porta sei firme pesantissime: oltre quella del presidente del Consiglio Romano Prodi, ci sono le firme del ministro dell’economia Padoa Schioppa e del ministro del lavoro Cesare Damiano seguono quelle di Epifani, Bonanni e Angeletti. Un accordo chiuso che, come avvenne nel 1995, precede un riforma inaccettabile tutta sulle spalle dei lavoratori dipendenti. Il titolo stesso del documento non lascia margini di interpretazione “obiettivi e linee di una revisione del sistema previdenziale”. Nel merito il documento giustifica con “il forte aumento dell’aspettativa di vita e la flessibilità e precarietà del mercato del lavoro” le condizioni nuove per cambiare il sistema pensionistico che estenderà i suoi effetti sia sull’allungamento dell’età pensionabile, sia sul ricalcalo al ribasso dell’importo degli assegni pensionistici futuri Il ministro dell’economia auspica una riforma tale da non dover più rimettere mano per molti anni alle pensioni: la stessa cosa era stata detta nel 1995. «L’aumento dell’aspettativa di vita - è scritto nel Memorandum - sollecita soluzioni che diano la possibilità di continuare a svolgere un’attività di lavoro. Ciò richiede una coerente politica articolata su molteplici piani: lavoro parttime, formazione, un mercato del lavoro meno ostile ai lavoratori più anziani».Siamo alle beffe della retorica peggiore. Si innalza l’età pensionabile per fare un favore ai lavoratori più anziani!!! Anche i termini temporali, come abbiamo denunciato ieri, sono stati già fissati: tutta la trattativa si dovrà concludere con un accordo definitivo entro marzo. Questo percorso temporale così stretto ha l’evidente obiettivo di impedire che la trattativa possa essere tirata per le lunghe e vanificata. Le opposizioni interne ai sindacati saranno messe a tacere presto. Dei 10 punti che sintetizzano l’accordo, il primo si riferisce direttamente “al sistema contributivo. Che andrà applicato in maniera piena per assicurare «sostenibilità» nel medio e nel lungo periodo e accompagnato dal «rafforzamento di criteri che legano l’età di pensionamento all’importo della pensione”. Rispetto al sistema retributivo si pensa ad un «aumento della possibilità di scelta basato sulla flessibilità dell’età di pensionamento, incentrato su misure che favoriscano l’allungamento della permanenza nel mercato del lavoro». Un breve passaggio prevede una forte spinta alla previdenza integrativa estesa a tutto il pubblico impiego ed una completa armonizzazione del sistema contributivo per tutte le categorie. E’ lecito chiedersi perché CGIL, CISL e UIL abbiano costruito questa intesa con il governo, quali ragioni hanno spinto ad un impegno così pesantemente negativo sul fronte delle pensioni, sul quale si era già cimentato il governo di centro destra. Ci auguriamo che lo scambio non sia avvenuto proprio sulla previdenza integrativa e sul suo controllo. L’unico fondo previdenziale già attivo, quello per la scuola, che attualmente conta poco più di 50.000 iscritti produrrà a regime un giro di affari di 10.000.000 di euro l’anno che ovviamente aumenteranno in proporzione alla crescita delle adesioni, l’estensione a tutto il pubblico impiego e la previsione di 500.000 iscritti nei prossimi anni sono ipotesi credibili con tutto ciò che ne ne deriva. Il Segretario Generale Prof. Alessandro Ameli