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QUANTE COSE DEVE INSEGNARE LA SCUOLA?
Non è per riprendere continuamente un vecchio discorso. Ma è che c’è sempre uno spunto per rifletterci sopra un po’. La domanda è: che cosa deve insegnare la scuola? O meglio quante cose deve insegnare la scuola? L’ultimo incitamento è di qualche giorno fa e viene nientemeno che dal ministro della Pubblica Istruzione Fioroni: la scuola, suonano le sue parole, deve sconfiggere il terrorismo. Come, ci chiediamo stupiti tutti? Abbattendo paure e pregiudizi, risponde il ministero. Pare semplice, ma è una follia pura. Dunque la scuola in quel poco tempo a sua disposizione, con le gravi lacune di base che presentano i ragazzi, con le mille distrazioni che già li dominano, deve, come per miracolo: difenderli dai pericoli del sesso e della strada; evitare che mangino a dismisura e si abbuffino senza criterio; abituarli ad essere cittadini consapevoli e ben educati; invitarli a trattare col massimo rispetto i diversi, sviluppando i sentimenti della tolleranza e dell’amore; e magari istruirli a giocare a scacchi, a dama e a piantare alberi. Chi più ne ha, ne metta. Siamo in una sarabanda senza fine, preda di un vortice di attività fantasmagoriche, tutte ben poggiate, anzi apertamente scaricate sulle spalle dei docenti. Che, come per incantesimo, da buoni istrioni, devono volare da Dante al preservativo, da Cicerone alla pace universale, da Platone all’uso del casco, saltando agilmente da un luogo all’altro come un buon saltimbanco d’altri tempi.
Eh sì. La scuola moderna funziona così e ben venga, dunque il monito del ministro. Nelle classi si sbriciolerà il terrorismo, di colpo, d’incanto, per grazia ricevuta. Si sentirà importante la scuola, così. Dimenticando che potrebbe fare invece una sola semplice antica utile e fondamentale cosa: insegnare quelli che saranno, possiamo giurarci, i possessi più duraturi per ogni essere umano, i vecchi saper scrivere, leggere e far di conto…
Silvana La Porta
Non è per riprendere continuamente un vecchio discorso. Ma è che c’è sempre uno spunto per rifletterci sopra un po’. La domanda è: che cosa deve insegnare la scuola? O meglio quante cose deve insegnare la scuola? L’ultimo incitamento è di qualche giorno fa e viene nientemeno che dal ministro della Pubblica Istruzione Fioroni: la scuola, suonano le sue parole, deve sconfiggere il terrorismo. Come, ci chiediamo stupiti tutti? Abbattendo paure e pregiudizi, risponde il ministero. Pare semplice, ma è una follia pura. Dunque la scuola in quel poco tempo a sua disposizione, con le gravi lacune di base che presentano i ragazzi, con le mille distrazioni che già li dominano, deve, come per miracolo: difenderli dai pericoli del sesso e della strada; evitare che mangino a dismisura e si abbuffino senza criterio; abituarli ad essere cittadini consapevoli e ben educati; invitarli a trattare col massimo rispetto i diversi, sviluppando i sentimenti della tolleranza e dell’amore; e magari istruirli a giocare a scacchi, a dama e a piantare alberi. Chi più ne ha, ne metta. Siamo in una sarabanda senza fine, preda di un vortice di attività fantasmagoriche, tutte ben poggiate, anzi apertamente scaricate sulle spalle dei docenti. Che, come per incantesimo, da buoni istrioni, devono volare da Dante al preservativo, da Cicerone alla pace universale, da Platone all’uso del casco, saltando agilmente da un luogo all’altro come un buon saltimbanco d’altri tempi.
Eh sì. La scuola moderna funziona così e ben venga, dunque il monito del ministro. Nelle classi si sbriciolerà il terrorismo, di colpo, d’incanto, per grazia ricevuta. Si sentirà importante la scuola, così. Dimenticando che potrebbe fare invece una sola semplice antica utile e fondamentale cosa: insegnare quelli che saranno, possiamo giurarci, i possessi più duraturi per ogni essere umano, i vecchi saper scrivere, leggere e far di conto…
Silvana La Porta
